Due squadre che l’avevano spuntata a gara 7, rispettivamente contro Charlotte ed Indiana, si ritrovano ora di nuovo a gara 7.
Inutile dire che la stanchezza di tutti gli interpreti ci ha rubato parecchio dal punto di vista dello spettacolo. Da sottolineare anche, in vista dei turni successivi, che Cleveland, che ha già guadagnato la finale, ha giocato otto gare in questa post-season, e sfiderà inevitabilmente una squadra che si presenterà con 14 partite nelle gambe, di fatto una serie, lunga, in più dei Cavs. Indipendentemente da chi vincerà gara 7, se non dovessero recuperare Whiteside o Valanciunas, le finali della Eastern Conference potrebbero chiudersi in un’altra serie piuttosto breve.
Passiamo ora al racconto di Gara 6.
AMERICAN AIRLINES ARENA, MIAMI. TORONTO RAPTORS 91 – MIAMI HEAT 103.
Gara a ritmo costante, basso, ma costante. Gli Heat prendono una decina di punti di vantaggio tra secondo e terzo quarto, per non perderli praticamente mai più. Entrambi gli attacchi sembrano non avere grandi idee, come spesso accade in momenti del genere, ci si affida a giocate individuali, si cerca di cavalcare il giocatore più ispirato o il più lucido in mancanza d’altro. Questo è assolutamente normale e comprensibile, ma stanotte come mai, la mancanza di Valanciunas si è fatta sentire, i Raptors non completano una singola azione di squadra in tutta la partita, il campo non viene aperto, la difesa non viene mossa. L’unica arma dei dinosauri nel primo tempo consta di palla in mano a DeRozan, isolamento, palleggio, arresto, tiro. Che DeRozan in isolamento sia un fattore è indubbio, per qualità di movimenti e capacità di guadagnarsi fischi tra i migliori al mondo, ma il cecchino non è mai stato perfetto in questa post-season, e quando è il subcomandante a cimentarsi nella stessa specialità i risultati rimangono altalenanti. È perfettamente normale che dipendendo solo da iniziative individuali un attacco non produca buoni risultati, se poi difendi anche male, contro un attacco statico almeno quanto il tuo, la vittoria assume le forme offuscate e misteriose di ciò che è irraggiungibile. La difesa dei Raptors, frutto forse di uno scouting report non troppo preciso, non ha alcuna idea di cosa fare sul pick&roll centrale. Non dovendosi preoccupare di Whiteside si può essere meno spaventati da ciò che arriva nel pitturato, ma non sapere come agire su un blocco no. Si sono visti più e più volte pick&roll dalla punta, Dragic o Wade dal palleggio, e Winslow, Deng o chiunque a bloccare, e puntualmente difensori canadesi imbambolati. Situazioni del genere richiedono una scelta, cambiare, raddoppiare o passare sopra al blocco, su cosa sia meglio fare si confrontano le più eminenti autorità cestistiche da decenni, l’unica certezza è che una delle tre cose va fatta. Evidentemente senza un’indicazione chiara, abbiamo visto varie volte uomini in canotta rossa pensare prima di cambiare, vedendo che il compagno non cambia allora pensare di raddoppiare, per poi vedere l’uomo libero che taglia e non sapere più come comportarsi. In genere, il risultato visivo di quanto appena descritto, è un birillo di un paio di metri d’altezza per un centinaio di chili, inchiodato più o meno al gomito, la faccia spaesata e le gambe che si muovono incerte a scattoni, con alle spalle un altro bipede simile che schiaccia o appoggia al vetro. Dopo aver ampiamente parlato della chiave della partita, passiamo a chi l’ha sfruttata. Goran Dragic aggiunge un’altra prestazione memorabile ai suoi già preziosissimi playoffs, stanotte segna 30 punti con 21 tiri, virando, arrestandosi, penetrando, incantando, dimostrandosi insieme a Wade leader emotivo e trascinatore di questi Heat. Tutto questo in faccia ad un altro backcourt, più giovane ed apparentemente meglio attrezzato, che produce 59 punti con 48 tiri, economia sostenibile soltanto con un volume di tiri di squadra decisamente superiore a quello di Toronto. Come già detto Miami controlla la gara sempre senza troppi problemi, Toronto non ha mai mostrato l’energia per attentare seriamente al vantaggio dei padroni di casa, vista l’incredibile fatica nel fare canestro in modo anche banale del quarto periodo, la partita finisce all’ultimo possesso del terzo periodo, quando D-Wade (22) inchioda la tripla che sventa l’ultimo timido attacco al gap dei Raptors. Oltre al trentello, record in carriera nei playoffs, di Dragic, fondamentali stanotte i 12 di Winslow (tutti da bloccante). Per i Raptors, ad eccezione del dinamico duo nessuno in doppia cifra, nessuno veramente coinvolto in attacco.