Tutti i palati accontentati nella seconda giornata degli NBA Playoffs.
Se amate il gioco offensivo o quello difensivo, le prestazioni delle Stelle o il lavoro degli onesti artigiani non avete di che lamentarvi.
Pacers @ Celtics, 1 – A volte serve guardarsi negli occhi in spogliatoio dopo un primo tempo imbarazzante e decidere che si è fatto schifo una volta di troppo. Più o meno è quel che è successo all’intervallo nel locker dei Celtics, che dopo the half sono emersi dal tunnel sia fisicamente che metaforicamente. Il terzo quarto dei ragazzi di Stevens ha ricordato i Pistons di Billups e Ben Coleman: difesa letteralmente asfissiante e sempre sul limite ma un millimetro dentro al lecito, e, conseguentemente, la mente che prende possesso di quella degli avversari. Cosa non facile, dal momento che Indiana è una delle formazioni con il Q.I. cestistico più alto, e la resilienza più pronunciata, per come hanno saputo sopperire all’infortunio season-ending del loro migliore giocatore Victor Oladipo. Il saldo della totale inversione impressa da Boston alla gara è di 27 punti, dal -10 nella seconda metà del second quarto al +17 in apertura di quarto periodo. Protagonista ovviamente Kyrie (20-5-7), ma anche Gemello Marcus (20+7) e Gordon Hayward (10-7-4 con 2 rec) dalla panchina; mi è piaciuta molto anche la prima partita da centro vero da quando è a Boston di Al Horford: 10+11 senza tante triple (1/4) e senza tanto portar su la palla. I Pacers non hanno saputo continuare a nutrire di palloni Bigdanovic il Croato, cui alla fine son stati concessi solo 11 spari per 12 pti, e in questa incapacità si nota come le guardie di Boston abbiano tolto la testa ai Pacers, perchè Collison-Joseph-Evans sono stati tenuti a soli 7 assists combinati, e a 11/31 dal campo: nonostante ciò la loro sapienza è certificata ugualmente dalle sole 4 perse totali. Nel terzo periodo Boston ha lasciato a 8 i Pacers, che non hanno raggiunto i 30 pti segnati nell’intero secondo tempo; entrambe le squadre hanno tirato ampiamente al di sotto del loro ritmo usuale (84 volte i Pacers, 77 i Celtics) e con percentuali attorno al 35%. Una partita di sapore anni ’80, e fa strano che a saltarla sia stato il miglior difensore dei due roster, Marcus Smart che ne avrà almeno fino alla fine del secondo turno.
Pistons @ Bucks, 1 – Il fiume Milwaukee tinto di verde per l’esordio nei PO dei Cerbiatti, che per la prima volta dopo 45 anni iniziano la post-season con speranze di Anello e col fattore campo favorevole anche nelle eventuali Finals. Alla gara era presente uno di grandi Bucks capaci di Titolo, lo chiamiamo col nome che aveva allora: Lew Alcindor. La gara? C’è stata una parità attorno al terzo minuto del primo quarto, poi solo dominio MIL. Agevolata anche dall’assenza di Blake Griffin nei Pistons a causa di un risentimento al ginocchio sinistro. Lo vedremo per Gara2? Non si sa. Il quintetto di Milwaukee ha giocato mezza partita, e ha totalizzato cifre di plus/minus da capogiro: per esempio il +38 di Sterling Brown; lo Pterodattilo Greco ha impresso 24-17-4 in 23 minuti. Migliore tra i Pistons Luke Kennard, che è un buon giocatore ma porta cattive notizie quando totalizza cifre simili al 21 in 28 mins di stanotte: significa quasi sempre disfatta per i suoi e minuti liberi per lui.
Jazz @ Rockets, 1 – Per prender dominio dei Jazz i Rockets hanno impiegato un po’ più di quanto ci han messo i Bucks su Detroit, ma anche la loro gara non è mai in realtà stata in discussione. E, come per il pur valido Kennard, anche per i Jazz son cattive notizie quando il miglior scorer è Rudy Gobert (22+12). Significa anche che un piano partita valido era in possesso di Utah, ovvero martellare il pitturato che è la zona debole di Houston. Coach Snyder è però stato ampiamente tradito dai suoi esterni: 7/18 Mitchell, 1/4 Ingles (spremuto in difesa senza costrutto), 1/6 Sefolosha, 1/9 Crowder. Si è parzialmente salvato Ricky Rubio (15-3-6 con 2 rec e 5/11 dal campo), ma vale il precedente discorso: se è lui il miglior realizzatore tra le guardie significa che la gara non è andata bene. Houston ha mostrato prima di tutto precisione (51% dal campo) e lucidità (solo 10 perse, dentro la regola aurea di Dan Peterson), e poi ha fatto sfavillare le Stelle (29-8-10 di Harden) ma anche i manovali (11+6 con 4/5 dal campo e persino una tripla per The Animal Faried).
Thunder @ Blazers, 1 – Ecco la gara vera della nottata dell’Ovest, e devo essere onesto confessando di aver pronosticato una W di OKC. Il punteggio rivela che si è trattato di una partita equilibrata, ma forse non rivela che, pur essendo arrivata anche a -1 nel quarto periodo, OKC non ha mai davvero fornito la sensazione di poterla vincere. I Thunder sono stati costretti a inseguire sempre a causa di un primo quarto da 39 punti subiti: OKC è formazione prettamente difensiva, e parziali come il -14 del primo quarto sono assai difficili da colmare per loro. Aggiungete due fattori: la notte freddissima al tiro (5/33 da 3, ed era anche 3/31 ovvero inferiore al 10%), e la presenza del Dinamico Duo di Portland. I Blazers, ricordiamolo, stanno sopperendo mirabilmente all’infortunio di Nurkic (molti cartelli Win it 4 Nurk sugli spalti): aiuta, per farlo, avere McCollum (24 ma con 24 tiri) e soprattutto Lillard (30-4-4), che ogni volta in cui OKC si riavvicinava mollava una tripla da 9 metri. La distanza media delle triple numero 2-3-4 sulle sue 5 finali non è stata inferiore a metri 8.50. Bella gara anche di Enes Kanter (20+18), e di Seth Curry, importante con 2/3 da 3 nel primo tempo. Russell Westbrook 24-10-10 con 8/13 da 2 e 0/4 da 3 e nessuna palla rubata; George 26+10 con 4 rubate ma 8/14 dal campo di cui 4/15 da 3.