Sono solo 5 le gare della domenica NBA: i Divisional della NFL incombono e curiosamente, pur divise da quasi 5 ore, due di queste partite si giocano allo Staples Center di LA…gran lavoro per addetti e macchinisti!
PHILIPS ARENA, ATLANTA: WASHINGTON WIZARDS 89 – ATLANTA HAWKS 120
Nique Wilkins (oggi che leggete è il suo compleanno) è il commentatore tecnico di NBAtv per le partite in casa degli Hawks, sue sono queste parole durante il match coi Wizards: “every time the Wizs get close, the Hawks make plays!!”. La partita è stata proprio così: rapido vantaggio Hawks a +17, rimonta Wizards fino al -5 dell’intervallo e poi ancora nel terzo quarto partenza lanciata degli Hawks recuperata da Washington fino al -2 sul 67-69: da questo momento ci sarà un parziale di 15 a 2 per Atlanta che di fatto chiuderà la contesa. Non ci sono dubbi che Washington abbia sofferto la brutta prova di John Wall, che in due partite finora in stagione contro Teague+Schroeder ha avuto 15 palle perse, soffrendo terribilmente. Ancora meno dubbi sul fatto che spesso vedere gli Hawks giocare sia un vero piacere. Tra i loro giocatori il migliore è stato Kyle Korver, di gran lunga il migliore tiratore della NBA: 51% da 3 e 94% ai liberi sono percentuali che lo pongono al primo posto nella lega, e continuando come ora potrebbe diventare il primo giocatore della storia a registrare in una stagione il 50% dal campo e da 3punti, e il 90% ai liberi. Per lui ieri 19-3-4.
STAPLES CENTER, LA: MIAMI HEAT 104 – LA CLIPPERS 90
Hassan Whiteside…chi era costui? La risposta più immdiata è: colui che ha contribuito in maniera determinante affinchè gli Heat demolissero i Clippers a LA, in una partita in cui la squadra di Spoelstra ha dato una vera lezione di gioco ai ragazzi di Rivers. Il nostro eroe ha approfittato abbastanza brutalmente di una serataccia di DAJ, e ha prodotto lui le stats che di solito sono del centro dei Clippers: 23+16 rispetto ai 6.5 pti e 6 rimb. che sono la sua media stagionale. Altra particolarità è che il ragazzo è pro dal 2010 (scelto al secondo giro, progressivo n.33, dai Kings), ma ha giocato solo 32 partite nella NBA, avendo fatto molta D-League e anche 2 giretti in Libano e 1 in Cina. Il suo upside è notevole, da vedere se sarà supportato dalla costanza, poiché si tratta di un personaggio un po’ particolare: prima della stagione 2009, al momento di scegliere il college in cui andare, optò per il non certo famoso Marshall College, passando sopra a lusinghe provenienti anche da Kentucky ed Auburn pur di giocare per coach Donnie Jones: al college restò solo un anno, perchè il coach mollò per andare a Central Florida U., e Hassan, invece di fare come molti che seguono l’allenatore al nuovo Ateneo, si rese eligible al Draft, mancando in quel modo di completare un percorso di maturazione che forse gli avrebbe portato maggior fortuna iniziale nella NBA. Nell’anno a Marhall in ogni caso fu lo stoppatore numero 1 della NCAA con 182 (record assoluto di Division 1, sottratto a Jerome Jordan, ora Nets ma anche Virtus Bologna), e in quella sola stagione da freshman divenne leader ogni tempo del suo Ateneo nella specialità. E’ curioso notare che l’anno dopo il record delle stoppate fu avvicinato (156) da William Mosley, che ora gioca a in Italia a Ferentino, ma come Jerome Jordan ha giocato a Bologna, sponda Fortitudo. Ci siamo dilungati un po’ su Whiteside, ma ora riprendiamo le redini della pura cronaca dicendo che ai Clippers sono mancati molti protagonisti, non solo DeAndre Jordan: Crawford ha tirato malissimo (2/9), e i 14pti di Redick non sono stati aiuto sufficiente a Griffin (26+6) e Paul (23+9ass.), anche perché nessuno ha pensato ai rimbalzi, casella nella quale i Clippers sono stati surclassati 46-27. Quanto agli Heat, oltre a giovarsi della variabile impazzita Hassan, hanno finalmente giocato con una precisione che non si vedeva dalla stagione 2013: ne sono stati fautori in primis ovviamente Bosh (34+7) e Wade (17+10ass., pur tirando malino). Dopo questa partita, gli Heat devono solo prendere coscienza di dovere e potere essere più costanti (e magari liberi da infortuni), mentre ai Clippers potrebbe diventare squillante la vocina di chi, tra i commentatori, diceva ad inizio stagione che l’innesto di Hawes e la conferma di BigBaby non erano garanzie di profondità nel ruolo di 5.
FEDEX FORUM, MEMPHIS: PHOENIX SUNS 110 – MEMPHIS GRIZZLIES 122 (2ot)
Avevamo già segnalato la tendenza dei Suns a giocare in rimonta, e a volte a forza di scherzare col fuoco si finisce bruciati, in particolare quando l’avversario è forte e affamato come i Grizzlies, che non sono in un momento di forma supersonica, ma non si sono lasciati sfilare l’osso della vittoria contro una concorrente per i playoffs ad Ovest. A proposito della corsa verso la post-season c’è da notare che le ultime due sconfitte Suns son particolarmente urticanti, essendo arrivate contro Grizzlies e Spurs, dirette concorrenti. Phoenix ha rimontato con un ultimo quarto da +9 e con due canestri a zero negli ultimi 40 secondi, complici anche un paio di palle perse di Memphis. Una persa è viceversa costata ai Suns la vittoria al primo supplementare, ed entrati nel secondo OT sia Marc Gasol che la freccia dell’energia Solare in profonda riserva hanno decretato il divario abbastanza largo del punteggio finale. Molti dei soliti protagonisti tra gli uomini di Hornacek hanno avuto una serata non del tutto felice; ad esempio Dragic-Bledsoe-Gerald Green hanno sparacchiato: insieme fanno 11/35 per soli 29pti, e la solidità di Tucker (11+6 e il canestro del pari alla fine dei regolamentari) e del gemello Markieff (17-6-3) non bastano, nemmeno con l’assistenza insolita di Len (14+13). Qualche rinascita invece in casa Grizzlies: il quintetto ha risposto molto bene e tutto insieme, in particolare è tornato a tirare sopra al 50% Lee (7/13 per 18pti), poi Randolph (27-17-4) ha fatto capire di cosa l’infortunio aveva privato la squadra, e Gasol (12+9 e 4 stoppate) si è almeno svegliato al momento giusto. Un’ultima considerazione: Tony Allen, che spesso ormai gioca da 3 in quintetto, non è certo uno scorer ma un difensore da primo quintetto All-Nba, Lee è un tiratore che non ha una particolare costanza come starter di una squadra NBA, e Vince Carter è alla ennesima prova stortissima al tiro (1/8): con queste premesse è decisamente azzeccata la scelta di prelevare da Boston Jeff Green lasciando andare al TD Garden Tayshaun Prince (trade ancora non ufficializzata ma ormai secondo tutti gli osservatori andata in porto). Green, almeno potenzialmente, è esattamente il giocatore che manca a Memphis, e potrebbe garantire a coach Joerger libertà e anche un po’ di fantasia nel gestire le rotazioni nei ruoli di guardia e ala piccola, senza dimenticare che in carriera il buon Jeff (soprattutto a Seattle/OKC ma a volte anche recentemente ai Celtics) ha giostrato da 4 in episodi di smallball e potrebbe dare qualche minuto di fiato nel ruolo a Randolph.
SLEEPTRAIN ARENA, SACRAMENTO: CLEVELAND CAVS 84 – SACRAMENTO KINGS 103
Nessuna sconfitta è bella, alcune sono più preoccupanti di altre e meritano una riflessione. Pur essendo fan di coach Blatt, dobbiamo riconoscere che l’attacco dei Cavs non funziona come dovrebbe, e la difesa non riesce a compensare su 48 minuti le pecche offensive. La riflessione deve estendersi però anche alle assenze e relative attenuanti: la presenza di LBJ è nonostante tutto fondamentale in attacco, e pedina determinante in difesa era Varejao. Diciamo quindi che il giocatore chiave dell’attacco per ora è fuori (anche se ha fatto il warm-up coi compagni) e che quello basilare per la difesa sarà fuori tutta la stagione. Problemi non piccoli per Blatt, che, inoltre, era stato arruolato PRIMA del ritorno di James e della conseguente caccia a Kevin Love, con lo scopo di condurre una ricostruzione e non di vincere il Titolo. Un incrocio di circostanze non felice, che si unisce al fatto che sia per James che per Love i contratti prevedono, con motivazioni diverse, la possibilità di non essere Cavs il prossimo anno: pur a malincuore, non ci sentiremmo di scommettere su una lunga permanza di Blatt sulla panchina, ovviamente ci auguriamo sinceramente la sua permanenza. Stanotte è stata una di quelle in cui abbiamo pregato, e in realtà siamo tuttora scongiurando, che le mosse criptiche dei Kings in tema di allenatori non rovinino il lavoro di autocontrollo e disciplina condotto da DMC (aiutato e non poco dall’esperienza in TeamUSA con coach K.), perchè il giocatore è sì una testa calda, ma è anche, semplicemente, un bacio mandato fra noi dagli Dei del basket. Motivato dalla sfida di rango con quella che resta la squadra di KingJames, agevolato dall’incrocio con un avversario non geniale in mobilità (Mozgov, che in ogni caso ha scritto 14+12), la prestazione di Cousins, oltre alle cifre (26-13-5, 4 recuperi, 3 stoppate, 1 sola persa pur toccando palla in tutte le azioni dei Kings), ha mostrato un centro di 211cm per 122kg esibirsi in movimenti da guardia (anche difensivi) di grazia ed efficacia commoventi. Alle cifre consegnamo anche il buon inizio (4 triple nel primo tempo, 21-4-7 alla fine) di Kyrie per i Cavs e l’ennesima serata assennata (anche qui merito di coach K, ne siamo certi) di Rudy Gay che tira 9/14 e dice 23 senza forzare.
STAPLES CENTER, LA: PORTLAND TRAIL BLAZERS 106 – LA LAKERS 94
Finita la gara dei Clippers, gli efficientissimi addetti dello Staples Center hanno smontato il parquet dei Velieri, montato quello dei Lakers e assistito alla seconda sconfitta casalinga in poche ore delle squadre losangeline. Riposino: Kobe non gioca. Chi ipotizza uno scarso impegno dei Blazers nel lasciare a contatto i Lakers, prima di dare il via libera al quarto periodo fiammeggiante di D-Lill, non ha prove, ma nemmeno ne abbiamo noi per dargli torto. Sta di fatto che è bastato accenderne uno e tenere gli altri a velocità di crociera per darne 12 in poco tempo ai pur volenterosi compagni di Kobe. Oltre alla ennesima gran partita della loro pg, nei Blazers vorremmo segnalare i 12 rimbalzi di Kaman e soprattutto la completezza dello score di Batum: 11-9-6…il Francese, sceso in campo nel giorno della marcia di Place de la République indossando durante il riscaldamento la maglia nera con la scritta a ricordare la strage di Charle Hébdo, sta sfavillando meno, quest’anno, rispetto alla scorsa stagione, ma saremmo pronti a scommettere su una sua accelerazione dopo l’All Star WeekEnd. Nei Lakers Ronnie Price, quello che sbaglia le schiacciate da solo in contropiede, segna poco ma fornisce 12 assists, e Carlos Boozer, da buon veterano che conosce il valore in dollari delle proprie statistiche, si tiene sempre a galla con 13+9.