Nella notte NBA la maggior curiosità era vedere la reazione di Boston alla partenza di Rondo (della quale il vostro cronista vi aveva dato un accenno nell’ultimo recap): la squadra dice che va tutto bene, i tifosi sono meno contenti.AMWAY CENTER, ORLANDO: UTAH JAZZ 101 – ORLANDO MAGIC 94
Seconda sconfitta in fila dipinta di verde per Orlando, dopo quella coi Celtics. I Jazz passano all’Amway Center e mettono per la prima volta dallo scorso febbraio due vittorie una dopo l’altra. I Magic hanno giocato finora 29 partite, delle quali quasi due terzi fuori casa: questo era uno dei motivi per cui si diceva che il loro record (10-18 prima di stanotte) non fosse poi così malvagio…certo che se si mettono a perdere in casa con una delle ultime dell’Ovest ogni discorso inizia a crollare. La gara non ha mai avuto storia, e questo toglie un po’ di valore alla doppia-doppia agli assists di Payton (11+11) e alla ennesima buona prova di Tobias Harris (24-4-3), ormai consolidato uomo-franchigia di quest giovani Magic. Grandi Favors (23+10, rebus insoluto per i lunghi della Florida) e Hayward (20pti con 10 tiri).

WELLS FARGO CENTER, PHILADELPHIA: CHARLOTTE HORNETS 109 – PHILADELPHIA 76ERS 91
Qualunque squadra avesse sorriso alla fine sarebbe stata una W insolita. Lo smile brilla sul viaggio di ritorno degli Hornets, ennesima formazione a violare il Wells Fargo Center. Sixers 0-14 in casa, tifosi (nemmeno pochi nonostante lo “spettacolo” stagionale) in odore di santità. Riassunto crudele? La peggior squadra in trasferta è meglio della peggior squadra in casa. Protagonista e anche autore di quel poco di divertimento che si è riusciti a ricavare dal match Kemba Walker (30+5ass), mentre dei 76ers segnaliamo il 14-5-10 di MCW, che per il fantabasket resta uomo niente male.

TD GARDEN, BOSTON: MINNESOTA TIMBERWOLVES 98 – BOSTON CELTICS 114
Forse la miglior gara per compattezza dei Celtics nel giorno dello psicodramma e della esplosione di emozioni derivanti dalla partenza di RR in trade coi Dallas Mavs. La dura oggettività dei fatti (ormai è andato, bisogna guardare a vanti) è stata sostenuta e addolcita dalla prova dei ragazzi (letteralmente data l’età media della squadra) di coach Stevens, che ha visto in doppia cifra 6 dei suoi giocatori e altri due a 8 e 9. Il miglior Celtic è stato Olynyk, autore di una prestazione (21+8) senza le timidezze di cui spesso si macchia, ma anche il rookie Marcus Smart ha fatto vedere di essere se non dello stesso talento almeno della stessa pasta di Jabari Parker: uno bello e pronto per la NBA. Nello scontro tra due formazioni piene di rookies e sophomores, quelli di Boston hanno nettamente battuto quelli di Minnie (inguardabile il 2/10 di Wiggins) nonostante il 25-5-5 di Shabazz Muhammad. Impressionante e impronosticabile persino dai famigliari la gara di Chase Budinger, migliore dei suoi a 19+4 con grandi % di tiro.

QUICKEN LOANS ARENA, CLEVELAND: BROOKLYN NETS 91 – CLEVELAND CAVS 95
Le sghignazzate tra LBJ e il suo amico Mike Miller (21, 7/8 de 3pti) alla fine erano decisamente esagerate, perchè Cleveland ha giocato una gara tutt’altro che convicente. Anzi, messo in piedi nella seconda metà dell’ultimo quarto un discreto vantaggio, lo ha dilapidato con palle perse (in particolare di Irving) tiri rifiutati (Love) e tiri pigri conditi da falli in attacco (James). I Nets hanno avuto la palla per pareggiare a 16sec dalla fine, costruendo molto bene una tripla aperta per Joe Johnson che ha dato materiale ai suoi tanti detrattori rifiutando il tiro e costringendo a una preghiera storta il povero KG, che nemmeno si aspettava di vedersi tornare quel pallone. Hai scritto 26, Joe, ma a cosa servono se quelli importanti nemmeno li tenti? I 22pti di James gli hanno fatto scavalcare Sir Charles Barkley come 23mo marcatore all-time della NBA. Darei un’occhiata al 1/10 di Kevin Love che però ha preso 14 rimbalzi e alle tre perse di Irving, che in sé non sono un numero esagerato: il problema è che sono capitate tutte negli ultimi 3 minuti. Detto di Johnson, BKN ha avuto 10+7 da Garnett (e una difesuccia non male su Love..) e 14+9 da Plumlee.

THE PALACE, AUBURN HILLS: TORONTO RAPTORS 110 – DETROIT PISTONS 100
A forza di perdere si diventa nervosi, e da un certo momento in poi, quando Toronto ha iniziato a prendere il largo, i Pistons lo sono stati parecchio, a cominciare dal loro coach. L’episodio culminante di questa atmosfera si è avuto con un fallo pacchiano di Drummond (7+11) su James Johnson (12+8), una specie di bodycheck con annessa gomitata degno dell’incipit di una rissa al porto più che di un parquet glorioso come quello di Auburn Hills. Con Kyle Lowry (15-5-7) in campo i Raptors hanno surclassato Detroit di 21, con lui in panca Toronto soffre di più, ma è stata priva di Fields per metà partita a causa di un tonfo terribile su tentativo di stoppata che gli ha causato, nella ricaduta dorsale, qualcosa di molto simile al colpo della strega.

AA ARENA, MIAMI: WASHINGTON WIZARDS 105 – MIAMI HEAT 103
Un altro che è un po’ stufo di perdere e nervosetto è Wade, le cui labbra, che stavano dicendo ai compagni di squadra quel che pensava del loro gioco (dopo peraltro aver lui perso il pallone decisivo a pochi secondi dal termine), sono state pecettate dalla censura ESPN. I nomi della vittoria Wizards sono John&Paul, binomio di un qualche successo anche circa 40 anni or sono in un altro campo di attività. Wall ha messo 20+10 e l’energia per il rush finale, Pierce la costanza e il tap-in decisivo. Wade, senza Bosh, è davvero troppo solo a giocare per Miami, obbligato a fare il lavoro che faceva al suo ingresso nella Lega, ma con un bel po’ di anni in più, quindi le 5 perse che corredano malamente il suo 28-4-8 sono davvero, in parte, frutto della pochezza dei compagni.

FEDEX FORUM, MEMPHIS: CHICAGO BULLS 103 – MEMPHIS GRIZZLIES 97
A mio parere per Memphis la sconfitta casalinga ad opera dei Bulls deve essere considerate come giunta nella terza gara di una serie di Playoffs, dopo le W contro Golden State e San Antonio; in aggiunta si deve ricordare che per intensità di legnate, metaforiche e non, due quarti contro Chicago valgono come le due intere precedenti partite. Coach Thibodeau è un mago della difesa, e a metà del periodo finale le % del quintetto di Memphis recitavano per un 19/53 complessivo. La sorte dei Grizzlies era retta da tre della panchina: Udrih-Leuer-Koufos, con un buon aiuto di Vincredible Carter; in aprticolare l’energia e la garra da Eurolega del Greco avevano il merito di svegliare l’orgoglio del Tennessee. Dall’altra parte, detto dello sforzo difensivo, Jimmy Butler si confermava “piccolo Kawhi” con 31+10 e ovviamente mastineggiando, Nikola Mirotic infilava 7/8 da 3 per chiudere al suo career high NBA con 27 aggiungedoci 8 rimbalzi. 13 i rimbalzi di Noah, con 10 punti. Tre osservazioni per chiudere: le continue apparizioni-riposi di D-Rose non sono un bel segnale; dai tempi del college in Florida la meccanica di tiro del figlio di Yannick è persino peggiorata; nessuno dei due Gasol ha giocato particolarmente bene, ma è stato ribadito che, pur essendo Marc (13-10-3, 5/15 al tiro) un giocatore fantastico e attualmente migliore, il fratello-alfa è stato, è, e resterà fino al ritiro, Pau (6-11-2, 2/7 al tiro)

AT&T CENTER, SAN ANTONIO: PORTLAND TRAILBLAZERS 129 – SA SPURS 119 (3ot)
Che ne dite di un back-to-back di triplo overtime? A SA non ne dicono nulla di buono, anche perché ora sono in striscia perdente di 3, e di 4 considerando avversari della Western che stiano davanti a loro in classifica. Spurs avanti di 5 a poco dalla fine nei regolamentari, e di 6 sia nel primo che nel secondo supplementare. A rimettere i Blazers sempre in linea di galleggiamento ci ha pensato D-Lill, alla sua prima vera partita degna del proprio nome in questa stagione, e poi, già che c’era, ha letteralmente dominato il terzo OT. Lillard 43, LMA 32+16. Pop avrebbe desiderato far riposare Duncan dopo lo sforzo contro Memphis, invece 43 minuti, 32pti e 10r per Timmy, 27+10 per Green, Beli più minuti di Manu e partite simili dei due, cioè maluccio al tiro (5/14 e 5/17 ripettivamente).

PEPSI CENTER, DENVER: LA CLIPPERS 106 – DENVER NUGGETS 109
A forza di non convincere si smette anche di vincere: è quello che è accaduto ai Clippers, sotto anche di 15 nel secondo quarto, capaci di pareggiare a 59 nel terzo e di andare sopra di 6 nel quarto, ma non di contenere la ripresa di Denver, troppo volitiva nell’intenzione di interrompere la striscia di 3 sconfitte. Il chiodo nella bara una tripla angolare del Gallo (10-3-2) che spera sempre che Brian Shaw si svegli un attimo. Ottima prova anche di Nate Robinson, 20pti dalla panchina. Per Los Angeles problemi di monotema nel gioco. 32+12 di Blake, 17+15ass di CP3, 11+14 di DAJ e i soliti 20 dalla panca di Crawford, ma sono sempre e solo loro..

STAPLES CENTER, LA: OKC THUNDER 104 – LA LAKERS 103
Piccoli problemi alle caviglie per KD, che non va a trovare i Lakers. La svolta della partita forse all’inizio del 4/4, quando Nick Young viene espulso per un fallo flagrant two (un gomito appoggiato, non mulinato, sul mento di Admas durante un battibecco face-to-face tra i due….si è visto di molto peggio ma il capo della crew arbitrale era Joey Crawford, e ci siamo capiti senza spendere altre parole se non la speranza che la pensione giunga al più presto). La partita è stata punto a punto fino alla fine, con Kobe (9-8-8, serataccia al tiro con 3/15) che ha avuto la palla per vincere, ma la ha sbagliata, anche a causa del surplus di fatica cui l’espulsione di Swaggy-P lo ha costretto. MVP indiscusso Russell Westbrook, 31 con 10ass e solo una palla persa.