Otto le gare della notte NBA. Mancando meno di 30 partite alcune gare sono già parte di una futura sentenza, e le notizie sono cattive per i Suns. Preoccupano anche le percentuali di Rose e dei Bulls in generale, comunque vincenti.AMERICAN AIRLINES ARENA, MIAMI: PHILADELPHIA 76ERS 108 – MIAMI HEAT 119
Pratica espletata dai Miami Heat con relativa tranquillità, grazie ad un’ottima partita di Goran Dragic (23-2-10). L’assenza per la stagione di Bosh complica i piani degli Heat, che però restano in playoffs picture. Grande contributo da tutto il quintetto di Miami, in cui al posto di Bosh ora entra Udonis Haslem (4+7). Ricordiamo che sarà assente almeno fino al termine della stagione regolare anche Josh McRoberts, il lungo arrivato in estate dalla free agency. Se fossero stati sempre al completo gli Heat avrebbero avuto ben altra stagione, invece gli infortuni (e qualche scelta sbagliata come Napier) hanno rallentato il loro percorso. La prestazione (29-3-2) e il minutaggio di Luol Deng (il più impiegato insieme a Dragic) ci dicono che sarà lui a dover assorbire, pur in uno spot differente, gran parte dell’apporto mancante di Bosh. Solo 23 minuti per Wade, grazie anche alla presenza di Goran: siamo certi che non na sarà stato dispiaciuto, il vecchio Dwayne, ma una palla persa ogni 4 minuti è decisamente troppo. Il deludente Napier gioca 14 minuti e tira una sola volta: forse limitarsi alla distribuzione (2 assists, nessuna persa) e pensare di ri-entrare nella NBA, ma in punta di piedi, non è una cattiva idea. Uno che rientra spesso nella Associazione è Henry Walker, che fa frequentemente spola con la D-League: l’uomo che una volta si chiamava Bill è stato il migliore dal pino per gli Heat con 11 pti. Philadelphia cerca come al solito di barcamenarsi con sufficiente dignità, e stanotte ci è riuscita. Bene Noel (18-7-2 con 4 stoppate), e interessante prova della pg di riserva Ish Smith, con 7 assists e 3 recuperi in metà partita.
UNITED CENTER, CHICAGO: MILWAUKEE BUCKS 71 – CHICAGO BULLS 87
Per ora, nel cambio da Knight a MCW, i Bucks ci hanno ampiamente perso, non fosse altro perchè il neoarrivato, per problemi ad un piede, ancora non è sceso in campo. Quella contro i Bulls è stata per Milwaukee una partita dai risultati offensivi tragici, pur tirando più volte e con % simile a quella dei Bulls. La differenza sta in due fattori: tiri liberi e rimbalzi. I ragazzi di Kidd hanno beneficiato di 13 viaggi in lunetta (realizzati 7) mentre i Bulls ne hanno sparati 32 (infilati 25). I rimbalzi dicono +21 per Chicago, evidenziando stanotte in maniera macroscopica il noto deficit dei Cerbiatti nel pitturato. D-Rose ha raggiunto uno dei fondi della sua infelice stagione nel tiro dal campo: 1/13. Il quintetto di Chicago ha avuto poco da Rose e Dunleavy, che sono stati ben rimpiazzati dai loro rispettivi cambi: Snell (20+2, unico oltre a Gasol a tirare con +50%) e Mirotic (16+14, migliore in campo). Dall’altra parte nessuno sopra al 50%, e alla fine il migliore è stato il Turco Ilyasova, con 15+11.
TOYOTA CENTER, HOUSTON: MINNESOTA T’WOLVES 102 – HOUSTON ROCKETS 113
30 candeline per il compleanno, ma non sono anni bensì i punti che Andrew Wiggins ha segnato nel giorno del suo genetliaco. Gli anni sono 20, ed è già una Stella. Nei Rockets, ancora in maglia cinese, gioca però un ragazzo con la barba lunga, autore di tripla-doppia: 31-11-10, con 4 stoppate. Harden ha letteralmente ucciso qualsiasi difesa, ridicolizzando in un paio di occasioni Ricky Rubio e costringendolo a fermarsi per snodarsi le caviglie che La Barba gli aveva attorcigliato. Minnesota, per quanto ridicola possa apparire l’affermazione, sta crescendo sensibilmente di rendimento, e il loro record non è affatto lontano dai Lakers. Il progetto T’Wolves pare basarsi su ottime fondamenta, e si attende ancora il debutto di KG, accolto con trepidazione, ammirazione, ma anche un po’ di timore puro e non solo reverenziale, dai giovincelli di coach Saunders. Come dire: papà è tornato, ora sono fatti vostri. Oltre a Wiggins ha ben giocato Pekovic e si è distinto, pur con luci ed ombre, anche Adreian Payne appena giunto dagli Hawks: partito in quintetto ha refertato 11+10, e le scarse percentuali non gli hanno impedito di tirare 15 volte in 29 minuti, dando prova di scarsa timidezza. Il più valido aiutante di Harden, nei Rockets, è stato stanotte Terrence Jones: la giovane pf, tornata gradualmente da un lungo e serio infortunio, sta mettendosi a regime: 15+15.
SMOOTHIE KING CENTER, NEW ORLEANS: TORONTO RAPTORS 97 – NO PELICANS 100
Ahi. Questa sconfitta a Toronto farà male. I Raptors sono stati sopra anche di 15 a poco dalla fine del primo tempo, e at the half erano ancora a +12. La rimonta dei Pelicans è avvenuta tutta nel quarto periodo, così che alla fine non è servito il tiro da 3 della speranza scagliato da Kyle Lowry (22-2-5 con 3 recuperi) per agguantare i supplementari. Di 4 centri puri che hanno calcato le tavole, 3 erano Europei: Valanciunas, Asik, Ajinca, il solo yankee Il bianco Whitey (4+1). Il Lituano (17+14, finalmente!) ha vinto il duello personale, ma i due di New Orleans hanno combinato bene i loro sforzi (30+20 insieme) per non far sentire l’assenza di Anthony Davis. Dei 100 pti di NO, 55 sono usciti dalla panchina: oltre al lungo francese hanno avuto una gran nottata Luke Babbit (18-8-2) e soprattutto Norris Cole (15-1-6), che forse riuscirà, lontano da Miami, a tornare il giocatore che era e magari a diventare quello che prometteva di poter essere.
PEPSI CENTER, DENVER: BROOKLYN NETS 110 – DENVER NUGGETS 82
Dal punto di vista di Brooklyn questa W è fondamentale per la corsa-playoffs. Ora sono 8’ ad Est nell’ambito di una corsa assai serrata, con 7’ ed 8’ posto in palio e, a contenderseli, sei squadre, nessuna delle quali ha un record che sfiori il 45%. Dal punto di vista di Denver….ma Denver lo ha, un punto di vista? Faried lascia spazio in quintetto al Gallo, che dice 22. Ty Lawson distribuisce 10 assists, ma si censura in una specie di sciopero di tiro prendendone solo 7. Hickson vede solo 3 minuti di campo perché lo spot di 5 viene retto dai due Europei Nurkic e Lauvergne. Lo Slavo segna un decente 7+10 (è pur sempre un rookie), mentre il Francese, appena arrivato da nemmeno una settimana in NBA ma più esperto, non segna nessuno dei suoi 6 tentativi, ma prende 9 rimbalzi con 2 assists e 2 recuperi. Se per caso guarderete gli highlights di ESPN troverete solo un’azione di Denver, tutto il resto documenta la gara dei Nets, tra i quali in particolare segnaliamo le prestazioni dei due recenti arrivi dai T’Wolves. Thad Young esce dalla panchina e in 24 minuti mette a referto 15+5, l’altro, il rookie Markel Brown (compagno di squadra ad Oklahoma State U. di uno dei migliori rookies di questa nidiata, Marcus Smart), da m. 1,91 ha preso 12 rimbalzi e segnato 10 pti, stando in campo praticamente sempre: 45 minuti. L’infortunio, leggero, di Jarrett Jack ha dato modo a coach Hollins di far vedere quintetto e tanto campo a D-Will, che ha risposto bene (16-5-12).
TALKING STICK RESORT ARENA, PHOENIX: BOSTON CELTICS 115 – PHOENIX SUNS 110
Una recente pubblicità recita “tutto il resto, non ha prezzo”. La stessa cosa la ha pensata Isaiah Thomas per tutto il match contro la sua ex-squadra. Il piccoletto (di statura, non certo per il gioco) ha scritto 21-1-7 in 27 minuti, ma soprattutto è stato protagonista dei minuti decisivi dell’incontro realizzando nell’ordine una tripla con and1, una penetrazione acrobatica nel traffico con tocco effettato dall’altro alto dell’anello, una rubata importante e, dolcissimi, i due liberi che hanno inchiodato la cassa dentro cui inziano a riposare le speranze di postseason dei Suns (in piena crisi, 2-8 nelle ultime 10). In tutte queste azioni, dopo, fissava per luuuuuuunghi secondi la panchina di Phoenix e in particolare coach Hornacek, con il quale non ha scambiato convenevoli né prima né alla fine della partita. “Avete scambiato ME? Siete Pazzi?”. Altro artefice della W di Boston è stato Avery Bradley (23-4-3 con 6 recuperi). Se i Celtics paiono fare una piccola corte ai playoffs, sarebbe serrata quella dei Suns, che però, ad Ovest, rischiano di non entrare: ora sono 10’, sorpassati anche dai Pelicans, e la distanza dal posto 8 aumenta. Stanotte Knight e Bledsoe sono partiti in quintetto: l’impressione è che il loro dualismo sia tecnicamente ancora più difficile da sciogliere di quello che esisteva tra EB e Dragic.
ENERGY SOLUTIONS ARENA, SALT LAKE CITY: SA SPURS 81 – UTAH JAZZ 90
Altro progetto interessante è quello dei Jazz, che trovano anche nel presente belle vittorie. Dopo aver spazzolato Portland venerdì si ripetono contro gli Spurs, infliggendo ai Campioni la terza sconfitta consecutiva dopo l’ASG. I meriti dei Jazz si mischiano alle indecisioni di SA, pallida e forse vittima di un eccesso di turnazione e rotazione dei giocatori, se è vero che nessuno ha giocato più di 28 minuti. Di Utah si ricorderanno i 23 di Burke, o il 14+10 di Favors, ma secondo noi i migliori sono stati Gordon Hayward e Rudy Gobert. Il prodotto di Butler ha trovato il modo di rimediare alla sua scarsa mira andando 11 volte in lunetta, lucrando dalla linea 10 dei suoi 18 pti, mentre il Francese (7+14 con 2 recuperi e 3 stoppate) lascia sempre più spesso intravedere le potenzialità che ne fanno in prospettiva un giocatore addirittura sontuoso, considerato che è un 2.19 (alcuni dicono 2.16, altri 2.21, noi teniamo una onesta media) che si muove con l’eleganza di una ninfea sullo specchio d’acqua di un laghetto.
STAPLES CENTER, LA: MEMPHIS GRIZZLIES 90 – LA CLIPPERS 87
“Gutsy match” l’ha definita il commentatore dei Clippers. In effetti è stata una partita giocata forse non benissimo ma in pieno stile playoffs, forte anche della rivalità, non secolare ma accesa, tra le due franchigie. A parere del vostro commentatore è stata, quella di Memphis, anche una vittoria della maggior visione di coach Joerger rispetto a quella di Doc Rivers, tra le altre cose sempre troppo impegnato a incavolarsi con gli arbitri. Oltre ad essere un coach molto preparato dal punto di vista tattico (non ha il gioco più originale o perfetto del mondo, ma non è detto che si debba vivere di soli Pop) sente come pochi le partite. Una delle mosse vincenti è stata lasciare la second unit in campo a lungo nel quarto periodo, traendo cose enormi da Green (18+6), Lee, e da Nick Calathes. Il Greco alla fine non ha cifre memorabili, ma ha guidato i Grizzlies con autorità quando i Clippers avevano già rimandato in campo Paul, Jordan e tutto il quintetto base. Il conseguente maggior riposo dato a Conley (18-3-7) e Gasol (12-6-4), ha di fatto indirizzato la W in Tennessee. I Grizzlies, infatti, erano andati a +8 a due minuti dalla fine, per farsi quasi riprendere dopo un paio di tiri mal consigliati di Zach Randolph, ma hanno saputo tenere saldi i nervi. La stesa cosa non è capitata a CP3 (30-4-10, 4 perse), i cui detrattori non mancheranno di sottolineare l’ennesimo errore (palla persa sull’ultima azione, quella del potenziale sorpasso sull 88-87 Grizzlies) nei momenti chiave di una gara importante e tirata. Sul fronte Griffin: Blake ha tolto l’imbragatura dal gomito, che pare aver reagito bene all’intervento; se tutto continua per il meglio non passerà troppo prima di rivederlo in campo.