Nella notte NBA: un altro supplementare per la vittoria dei Celtics, una sfida al vertice ad Ovest vinta dai Rockets, un miracolo in Minnesota condito da un episodio comico.
TIME WARNER CABLE ARENA, CHARLOTTE: CHICAGO BULLS 102 – CHARLOTTE HORNETS 95
Il Front Office degli Hornets (aka: Michael Jeffrey Jordan) ha ditto che a parte BigAl Jeffersone Kemba Walker, tutti gli altri Calabroni possono ritenersi sul mercato. Una reazione c’è stata, dal momento che ancora ad inizio dell’ ultimo quarto gli Hornets rano a -1. Per Chicago hann fatto al differenza Jimmy Butler (15-2-5) ormai giocatore completo in ogni parte del campo, una versione leggermente in piccolo di Kawhi Leonard, e la combinazione europea dello spot di pf: Gasol e Mirotic mettono insieme 30+27; D-Rose è rimasto in campo 28 minuti, per 15 pti con percentuali non altissime, e ancora qualche evidente insicurezza nei movimenti. La reazione degli Hornets è stata abbastanza generale, il più atteso era forse Stephenson: 20-8-4 per lui alla fine, ma ancora tanta difficoltà in attacco per una squadra che continua a stare a fatica sopra il 40% globale al tiro (13% da 3), rendendo inutile la bella gestione dei possessi: ancora una volta solo 5 perse.
TD GARDEN, BOSTON: DETROIT PISTONS 102 – BOSTON CELTICS 109 dts
I Celtics devono vincerla più volte questa partita. La prima quando, grazie anche al rendimento di Phil Pressey dalla panchina, recuperano e sorpassano nel secondo tempo dopo una prima metà in cui il comando lo avevano avuto quasi sempre i Pistons, portati sulle spalle da Monroe (29+7, piedi da ballerino in attacco) e Drummond (27+14, 5 stoppate) . La seconda quando accumulano e dilapidano un vantaggio di 11pti messo insieme principalmente da Jeff Green (32+5..2/12 da 2, 6/10 da 3) e Kelly Olynyk (20+7) e lasciato svanire con 4 minuti finali di siccità coincidenti col rientro in campo di un negativissimo Rajon Rondo. Un merito va ascritto a coach Van Gundy, autore di un time-out letteralmente abbaiato in faccia ai suoi giocatori, obbligati anche a restare in piedi a semicerchio davanti al loro allenatore furibondo. La terza, infine e finalmente, al supplementare, aperto con tre consecutive triple (Sully-Green-Sully) per chiudere la contesa.
VERIZON CENTER, WASHINGTON DC: LA LAKERS 95 – WASHINGTON WIZARDS 111
Bradley Beal ha messo 27 e 7ass, ma la mossa migliore è stato il fortuito ginocchio vs ginocchio su Kobe alla fine del primo tempo, contatto dolorosissimo che ha ridotto la portata dell’impatto offensivo avuto fino a quel momento dal figlio di JellyBean. In ogni caso 29 per Bryant (che ora è a -98 punti da MJ) ma sconfitta per i Lakers che hanno avuto 0/10 da J-Lin (6 le triple dell’ impresa..), 21 da Nick Young, e che continuano a tenere inspiegabilmente basso il minutaggio di Ed Davis, 22 minuti con 8r, 2 recuperi, una stoppata: solo 4 pti, ma ha tirato 2 volte. Wizards sempre attivi nella loro bella cavalcata ai vertici della Eastern: di Beal si è detto, ricordiamo i 20 rimbalzi di Kris Humphries (Humph sconta una cattiva pubblicità ma è uno che sul campo spara sempre il massimo impegno), il 21+11 di Gortat, i 17 e 15ass di J-Wall, che ha offerto un back-to-back per un’azione da 4, stavolta il fallo è stato di Kobe.
BARCLAY’S CENTER, BROOKLYN NY: SA SPURS 93 – BROOKLYN NETS 95
Ogni volta che I Campioni perdono è una sorpresa, la meraviglia aumenta se a bloccarli sono i Nets svogliati e inconsistenti di questo inizio di stagione. Gli Spurs si sono fatti sorprendere, invece, dal furente inizio di Mirza Teletovic (il migliore in campo: 26-15-2), poi hanno recuperato, e gli ultimi due minuti dei regolamentari sono stati segnati in particolare da una tabellata assolutamente non dichiarata di Lopez (16+15) per un +3 che è stato pareggiato ad 88 grazie ad un 3pointer di Danny Green. Nel supplementare di nuovo dormitina iniziale di San Antonio, che non riesce però a metterci una pezza pur avendo il possibile tiro della vittoria con Manu da tre….he misses it! I Nets aumentano i minutaggi del quintetto tenendone 3/5 sopra i 40, e confermano l’idea di coach Hollins di dare agio al Potere Slavo con Teletovic e Bogdanovic starters. Per gli Spurs è stata una serata un po’ addormentata, il migliore Danny Green (20+10). Belinelli 15 minuti con 2/3 al tiro, che finalmente inizia a raddrizzarsi.
AA ARENA, MIAMI: ATLANTA HAWKS 112 – MIAMI HEAT 102
Gli Heat non sono in un momento eccezionale, gli Hawks invece sono in gran forma. Atlanta viola la American Airlines Arena trovando un Jeff Teague da 22 nel secondo tempo, portando a 4 la striscia vincente. Seconda Grande Elle consecutiva per gli Heat, in cui il ritorno di Wade non riesce a mascherare i difetti della composizione della squadra: troppe pg, e panchina discreta a livello di nomi, ma composta da gente che più gioca meglio gioca, il che rappresenta un problema trattandosi appunto di elementi che devono entrare in corsa. Per Atlanta continua anche la ottima stagione di Dennis Schroeder, prima scelta col n.17 al draft 2013, il giovane playmaker tedesco figlio delle unioni che nascono nelle basi NATO.
TOYOTA CENTER, HOUSTON: MEMPSHIS GRIZZLIES 96 – HOUSTON ROCKETS 105
Questo poteva esser considerato il Big Match di serata, e se lo sono aggiudicato i Rockets. Lungi dall’essere una condanna per Memphis, questa W di Houston è una sottoscrizione significativa al ruolo di contender per i Rockets. E’ anche una rivincita per coach McHale, che senza Howard continua a vincere, e lo fa battendo il più pronosticato (giustamente) tra gli allenatori aspiranti al titolo di “erede di Pop”. Sei in doppia cifra per Houston, e vorremmo puntare i riflettori su Trevor Ariza, che da tiratore leggerino che era a Washington, sta diventando una specie di marine, con minutaggi spesso sopra i 40, e prestazioni a tutto campo, oggi 16+7 per lui. Ha giocato molti minuti anche Nick Johnson: lo segnalo non per la prestazione, ma per il dna cestistico che gli passa per le vene: è nipote del compianto DJ, Dennis Johnson, anellato coi Boston Celtics e membro della irripetibile formazione del 1986. Per Memphis serata con solo 3 in doppia cifra, ma altri sei gioctori tra 7 e 9 punti segnati. Quello che ha segnato la differenza a suo sfavore è stata la serata non brillante di Marc e la abbastanza netta sudditanza a rimbalzo (39 vs 52). In una serata texana ci piace infine segnalare il folto happening greco: Koufos e Calathes, Papanikolaou e Joey Dorsey hanno di sicuro ricordato tramonti ateniesi e successi di Eurolega.
BRADLEY CENTER, MILWAUKEE: DALLAS MAVS 107 – MILWAUKEE BUCKS 105
La vittoria 14 era arrivata per Dallas con doppio overtime, quella 15 è rimasta nei tempi regolamentari solo grazie ad un’invenzione immaginifica, opera di Monta Ellis (23-2-7, 3 recuperi, 1 stoppata, no perse), che vi consiglio di cercare e guardare. Dallas ha avuto 6 in doppia cifra, Milwaukee ha sofferto per rimbalzi e palle perse, e segna una sconfitta in una partita in cui ha tirato considerevolmente meglio (52% vs 45%). MVP ovvio di serata Ellis, ma notevole prestazione di Khris Middleton per i Bucks: 21+8, 3 recuperi e 1 stoppata.
TARGET CENTER, MINNEAPOLIS: PHILADELPHIA 76ERS 85 – MINNESOTA TIMBERWOLVES 77
Al fin giunse! Philadelphia ha vinto la sua prima partita, lo fa in trasferta e contro una delle più pronosticabili candidate a metter fine alla losing streah dei Sixers. Che fosse una serata “di quelle” si era capito già dal salto a due che ha visto le due squadre prendere posto al contrario rispetto a quanto designato, obbligando gli arbitri (non proprio incolpevoli ehm ehm) a sospendere, azzerare (la primissima azione aveva portato il Sixer Simms in lunetta..) e ricominciare. Ci siete tutti ragazzi? Tutti girati dalla parte giusta? Sicuri? OK..Philadelphia nel primo tempo va avanti di 10, ma è raggiunta e superata ad inizio del 4’ parziale. Da lì alla fine quattro triple (3 di Covington e una di KJ McDaniels) metteranno al sicuro il primo Philly-successo, cui non partecipa il Russo Shved, infortunatosi appena era entrato consistentemente nelle rotazioni. Il migliore MCW (20-9-9), ma l’uomo decisivo è stato Covington, che era 0-3 nelle triple prima di metterne 3 di “fila” nel parziale decisivo. Di Minnesota si nota la assente produzione della panchina: in 5 hanno combinato per la miseria di 14-13-2.
STAPLES CENTER, LOS ANGELES: ORLANDO MAGIC 86 – LA CLIPPERS 114
Quando JJ Redick segna 14 o più, i Clippers prima di stasera erano 7-1. JJ ne ha fatti 17 solo nel primo tempo (20 alla fine), ma questa è stata davvero una W facile per i Velieri, altra squadra che si candida seriamente alle Finals da Ovest, e seconda striscia vincente aperta al momento (6, dietro le 10 di Golden State). Orlando non è mai esistita, i Clippers hanno giocato tutti e 12, quindi difficile registrare prestazioni particolari, ma Blake Griffin ci ha messo, oltre a 21-8-6, anche una espulsione guadagnata mandando fuori Kyle O’ Quinn, reo di un fallo davvero violento: in pratica, dopo aver stoppato Griffin fallosamente, il back-up center di Orlando ha proseguito il gesto fino a tirare un colpo in faccia (giudizio: se non volontario in tutto e per tutto, almeno evitabile nonostante la dinamica di un’azione di gioco veloce e potente) alla pf di Los Angeles. Nei magic salviamo Tobias Harris, 16+8 con buone percentuali.
ENERGY SOLUTIONS ARENA, SALT LAKE CITY: TORONTO RAPTORS 123 – UTHA JAZZ 104
Comandante Kyle Lowry in plancia. Avevamo già magnificato le doti di leadership della pg dei Raptors, e lui le amplifica, segnando, in assenza del gemello DeRozan, il career high a 39, e inscenando una prestazione in assoluto clamorosa per cose tangibili e non. A Utah invece la striscia perdente si va facendo lunghina, pur in presenza di una porzione di calendario non facile: ora sono 7 le sconfitte di fila. Per Toronto sottotono Valanciunas che si scontra contro un ottimo Kanter (19+9, migliore dei suoi). Utah ha difeso orrendamente, lasciando il 57% sia globale che da 3 punti ai Raptors. Ma il merito è anche del direttore d’orchestra degli avversari.