Nella notte NBA si registra l’allungamento della crisi dei Cavs, la candidatura di Atlanta a prima contender ad Est, ma il più è forse dietro le scrivanie, con una three-way-trade di cui avrete notizia nelle righe della nostra cronaca e che apre scenari ad altri scambi.WELLS FARGO CENTER, PHILADELPHIA: CLEVELAND CAVS 92 – PHILADELPHIA 76ERS 95
Minnesota aveva regalato a Philadelphia la prima vittoria, Cleveland le ha permesso di violare il…campo di casa, perchè le 4 W ottenute erano arrivate tutte in trasferta, per i 76ers. Ospite in tv durante tutto il secondo quarto della gara contro Dallas, il GM dei Cavs David Griffin aveva rinsaldato la panchina di Blatt e affermato di amare le doti di passatore di Waiters…..una simile dichiarazione era sembrata assai umoristica al vostro cronista, e infatti nascondeva la verità della trade che sarebbe giunta meno di 48 ore dopo, proprio nei minuti iniziali della partita contro i Sixers. La trade coinvolge tre squadre: Waiters ai Thunder; JR Smith e Iman Shumpert ai Cavs; Kirk, Amundson e Lance Thomas ai Knicks, con un paio di scelte a fare da filler. Già privi di James poi anche di Irving, i Cavs avrebbero giocato anche senza i tre uomini sul piede di partenza, così da risultare estremamente impoveriti sia per numero che per talento, finendo per perdere una gara in cui con Dellavedova hanno avuto il tiro per la vittoria. Kevin Love ha confermato di non essere uomo da trascinare una squadra: ai Cavs non corre il rischio di mancare i playoffs come finora sempre gli è successo in carriera, ma di certo il suo impatto era atteso esser maggiore, al di là delle cifre che son sempre buone e spesso ottime, ma non sono tutto. A Philadelphia ha fatto una gran partita il Turco: appena arrivato dalla panchina del Galatasaray, Aldemir ha messo insieme 19 minuti in cui non ha mai tirato, ma ha raccolto 10 rimbalzi, con 1 assist e 1 stoppata, senza palle perse…a coach Ataman fischieranno le orecchie. Per il resto, MVP della gara il solito MCW con 18-6-13, senza dimenticare i 20-1-8 di Wroten.

TD GARDEN, BOSTON: CHARLOTTE HORNETS 104 – BOSTON CELTICS 95
A parte Jared Sullinger (22+8 con 4 stoppate), i Celtics sono stati ampiamente traditi dal loro quintetto, che ha combinato per la miseria do 8/30 e 18pti totali. Inoltre in stagione si contano sulle dita di una mano le volte in cui gli Hornets sono andati vicino al 50% dal campo, e questa notte (49%) è stata una di quelle volte. Boston ha preso 13 tiri dal campo in più grazie allo stile di gioco che una volta si chiamava run&gun e che nel Massachussetts chiamano “pacepacepace”, ma hanno tirato sotto al 40% e hanno subito malamente (33-48) a rimbalzo. Sia la buona percentuale di tiro sia la supremazia a rimbalzo sono state ottenute dagli Hornets in assenza di BigAl. I fans dei Celtics almeno si sono consolati con la prestazione della loro scelta numero 2 (col 17 totale) allo scorso Draft: James Young, a lungo infortunato e spesso dirottato in D-League, ha giocato 18 minuti con 13 pti, frutto di un 3/4 da 3 e di un 5/7 complessivo al tiro. Negli Hornets partitona di Kemba (33-5-5) e solita prestazione silenziosa ma sostanziosa di Biyombo (4+10).

BARCLAYS CENTER, BROOKLYN-NY: DALLAS MAVS 96 – BROOKLYN NETS 88 (OT)
Senza KG (riposo) e senza D-Will (leggero infortunio) i Nets si confermano tuttavia in un buon momento di forma, e ispirano a coach Hollins l’esperimento del quintetto con le due torri Plumlee e gemello Brook insieme. Esperimento non fallito, perché i due combinano 29+20, con il giovane Mason a soffrire un po’ a livello di percentuale di tiro. Altra quasi novità è los tarting5 aperto anche al russo Karasev, che risponde discretamente (26 minuti, 10-2-4). Il supplementare dice che è stata una gara assai combattuta, decisa alla fine dalla migliore percentuale di tiro da 3 dei Mavs (10/27 vs 3/25). Una partita canonica, per il suo inspiegabile e inimitabile modo di fare basket, di Rondo (un 1/13 al tiro che ha portato a un 2-10-14) ha fatto da compagna a quelle più consuete di Chandler (14+13) e Dirk (15+7), mentre nei Nets Jarrett Jack contnua il suo momento positivo guidando al squadra in punti e assists (20-4-10). Una differenza l’hanno fatta anche le panchine: quella di Dallas ha avuto minutaggi e rotazioni e buona produzione, quella di coach Hollins ha avuto produzione non eccelsa e soprattutto quasi nessuna rotazione, dal momento che di 4 cambi usati solo 2 hanno in realtà visto davvero il parquet: AA con 38 minuti e Teletovic con 34, mentre Morris e Bogdanovic hanno avuto 9 e 4 minuti rispettivamente.

UNITED CENTER, CHICAGO: HOUSTON ROCKETS 105 – CHICAGO BULLS 114
Iniziamo col dire che i 9 punti finali sono anche il massimo vantaggio Bulls e che la partita è stata equilibrata fino a 40 secondi dalla fine. Proseguiamo consegnando ai nostri lettori la certezza che Houston l’ha buttata un po’ via, questa vittoria, perché ha avuto più volte una palla per il +8 negli ultimi 5 minuti. Alla sconfitta ha contribuito non poco anche la gestione di coach McHale, che ha chiamato in ritardo (quando ormai era stato riacciuffato a 100) il time-out per frenare il rientro dei Bulls, e che ha giocato i minuti finali con Josh Smith (21 ma con 20 tiri, 4 perse, -19 di plus/minus) in campo più di Motieiunas (8/14, 1 persa, +5 di plus/minus). Dwight Howard (12+14) negli ultimi 6 minuti non ha mai visto la palla, limitato, è vero, dal buon lavoro di Jo Noah (8+10+6 stoppate,e una discreta cifra di vetri senza ferro, al tiro), ma dimenticato dai compagni e dal suo collega-star, Harden (20pti con 22 tiri), a sua volta molto ben difeso da Jimmy “sempre più piccolo Kawhi” Butler (22+5 con 3 recuperi e una tripla molto importante). Dal lato Bulls, invece, ennesima prestazione mostruosa di Pau Gasol (che infatti era già presente nella top della settima NBA in uscita subito dopo questo recap: stasera 27-14-3), e una sensazione di ….Pireo. I Bulls sono una squadra molto fisica, basata sulla difesa e dotata di una tifoseria molto calda (per i canoni USA): quando queste caratteristiche sono aiutate anche da 30 liberi tirati contro i 5 degli avversari (dal canto suo Houston ha reagito tirando dal campo 17 volte più dei Tori) ecco che arriva la sensazione di trovarsi in un’arena in cui, soprattutto in prospettiva playoffs, sarà molto difficile vincere. Le notizie peggiori per coach Thibodeau vengono da D-Rose (19-3-9), anche oggi disastroso al tiro e non proprio lucidissimo in alcune scelte: forse ci vuole però un annetto per tornare davvero dopo più di due anni fuori. Il tiro decisivo lo ha infilato con tripla angolare Nikola Mirotic (17+8, e una stoppata psicologicamente importante sulla Barba), montenegrino di Spagna: quando i cronisti di NBAtv cominciano a chiamarti Niko, così come accadde a San Antonio con “MMMarco”, significa che il tuo posto lo hai trovato.
FEDEX FORUM, MEMPHIS: NY KNICKS 83 – MEMPHIS GRIZLIES 105
Nella serata in cui si privano di Shumpert e Smith per ricevere la panchina dei Cavs, i New York Knicks iniziano ufficialmente la fase due della ricostruzione sotto Phil Jackson, e nella stessa nottata, complice il successo dei 76ers contro Cleveland, diventano la peggiore squadra della NBA: 5-32. E le sorprese potrebbero non essere finite, perché anche Dalembert (ancora in direzione Cavs, che han bisogno di rimpiazzare Varejao fuori per la stagione) e Bargnani (molto più difficile dato il megacontratto del Mago) sono sulla lista dei non desiderati. E infatti non hanno giocato. I Grizzlies non sono in un gran periodo di forma, e sono ancora privi di Zach Randolph, ma non è certo difficile asfaltare questi Knicks, e così Memphis fa giocare tutti e organizza facilmente un ventello di scarto. Nei Knicks salviamo la professionalità di Calderon (13+6ass) e salutiamo il ritorno in campo dopo due mesi di Early, che festeggia con una prova cattiva al tiro (3/12) ma di una certa consistenza: 7-4-1, con 2 recuperi, 2 perse, 1 stoppata..non male per un rookie appena alla sua nona partita nella NBA; ricordiamo che fu da molti pronosticato, compreso il sottoscritto, come una delle possibili steal of the draft. MVP a Mike Conley: 22-7-7.

TARGET CENTER, MINNEAPOLIS: DENVER NUGGETS 110 – MINNESOTA TIMBERWOLVES 101
Non ingannino i nove punti finali, sono il minimo svantaggio avuto dai T’Wolves, che hanno inseguito anche di 23. I Nuggets semplicemente troppo per Minnesota, vissuta solo di quintetto (e sempre priva di Rubio e Pekovic), dal momento che la panchina ha prodotto, per 5 giocatori dai minutaggi comrpesi tra 26 e 11, 10-9-1. La NBA ha una certa tradizione in materia di centri Africani (Olajouwon, Mutombo, Manute Bol anche se per ragioni aprticolari) e un paio di giocatori del presente la perpetrano con buona qualità: Gorgui Dieng sta avendo un’ottima stagione, e stasera si è distinto con 22+12 e anche 2 recuperi e 3 stoppate, capeggiando i suoi in tutte queste quattro caselle statistiche. Dalla parte del Colorado Ty Lawson non ha segnato come al solito ma ha dato lo stesso 12 assists, Arron Afflalo è esploso in 34 pti, ma la lente d’ingrandimento andrebbe puntata sui due centri dalla panchina, Nurkic e Hickson, scuola europea e scuola USA alla posizione di 5, giovani in progresso e in rampa di lancio: 14+6 e 4 stoppate in 22 minuti per il Bosniaco di Tuzla, mentre il prodotto di North carolina State ha scritto 16+11 in 32 minuti. Tempi duri insomma per Mozgov, solo 17 minuti e stats modeste: con la fame di centri che c’è in giro per la NBA (coi Cavs sempre in prima fila) il “Timoteo sbagliato” potrebbe anche partire.

SMOOTHIE KING CENTER, NEW ORLEANS: WASHINGTON WIZARDS 92 – NO PELICANS 85
Alla fine i cronisti dei Pelicans erano un po’ abbattuti: “una buona, una no..con questo ritmo non si fanno I playoffs”. In effetti New Orleans è 17-16, ma questo record positivo è garanzia di non accesso alla post-season nella Western Conference; non sarà facile per i Pellicani tirare fuori di più dal loro potenziale che è buono ma non eccelso, pur avendo tra le loro fila il futuro MVP della seconda metà del decennio. Anthony Davis ha chiamato 21+10, e continua a far progredire il suo gioco lontano da canestro. E’ stato aiutato da Tyreke Evans (21-7-4, e 3 stoppate), mentre JRue Holiday ha perso il duello con John Wall (15-1-12), pur mettendo a proprio vantaggio 4 recuperi che contano molto nelle 6 perse della pg di Washington. Il viaggio ad Ovest finora era stato deleterio per i Wizards, che hanno messo fine alla loro striscia perdente con una gara difensiva e attenta, dal momento che le sole 10 perse contro le 18 di NO sono state decisive. Coach Wittman ha avuto contributo da tutti, 6 uomini sono andati in doppia cifra e uno è arrivato a quota 9, in particolare andrà notata la prestazione di PP, 14 punti con un chirurgico 6/8 al tiro.

ENERGY SOLUTIONS ARENA, SALT LAKE CITY: INDIANA PACERS 105 – UTAH JAZZ 101
Jazz in piena Odissea-infortuni: ai già infermierizzati si aggiungono Burke e Kanter: proprio l’assenza del centro turco-svizzero sarà pesante, perchè Rudy Gobert non sarà in grado di contrastare Roy Hibbert: Il centrone dei Pacers, opposto a un uomo che pesa la metà di lui, ha fatto valere i chili e l’esperienza e messo a libro la sua migliore partita in stagione. Nel match Utah entra solo dal 13’ in poi, forse perché scioccata dalla ridda di infortuni: il 31-16 del primo quarto sarà scalato con ostinazione dai ragazzi di Snyder, ma la vetta non sarà mai raggiunta. Altra partita notevole di Derrick favors (27+11).

MODA CENTER, PORTLAND: LA LAKERS 94 – PORTLAND TRAILBLAZERS 98
Come sempre quando Kobe non c’è i Lakers sparano una ottima prova di orgoglio e di squadra. Stavolta hanno messo davvero paura al pubblico del Moda Center, trovandosi avanti di 7 a 4’ dal termine. Ai Blazers servivano dunque 8 punti per andare in testa: 2 li ha messi LMA (21+8), gli altri 6 D-Lill (39-6-5) con due bombe, che sarebbero presto diventate tre, e poi la pg di Portland non si sarebbe più spenta fino alla fermata contrassegnata dalla lettera W. Con Robin Lopez fuori, lo spot di centro titolare era passato a Freeland, infortunatosi alla spalla: dentro allora Kaman (8+11), che da starter rende meno che da back-up, ma niente paura, Meyers Leonard, quinto lungo della squadra e più spesso Non Entrato che in campo, scende sulle tavole e scrive 12+12, con 3/4 da 3 e un gioco da 4pti causato da improvvida manata di Boozer. Nei Lakers sugli scudi Jordan Hill (23+14), che ha disposto a suo piacimento dell’ex compagno dalla Germania.

ORACLE ARENA, OAKLAND: OKC THUNDER 91 – GS WARIORS 117
Per la qualità e il livello di divertimento del basket prodotto dagli Warriors, la Oracle Arena è diventato un posto in cui desiderare di far disperdere le proprie ceneri. E attenzione: rispetto ad altre simili squadre deliziose della storia del basket, Golden State di coach Kerr ha anche una buona efficacia/dedizione difensiva: stanotte Thompson (19-3-3) e Green (11-13-5) hanno sportivamente e lecitamente malmenato Westbrook e KD, obbigando il dinamico duo di OKC a un 8/37 totale. Dopo la rincorsa e l’aggancio al 50% di W/L è d’altra parte normale che ad OKC si tiri un po’ il fiato, per poi esplodere in un altro rush da febbraio in poi, magari da dopo l’All Star Weekend. I Thunder hanno resistito per il primo tempo, nella seconda metà si sono squagliati. In un contesto di squadra come il loro, dove non mancano le bocche da fuoco e, anzi, è la gestione della palla a rendere complicate le partite, non vedo grosso miglioramento nell’arrivo di Dion Waiters, giocatore ….scavezzacollo…per antonomasia, tanto più che uno dei panchinari migliori è Anthony Morrow, uno che ha la personalità per prendersi tiri anche quando gioca insieme ai due Big, non solo quando li sostituisce (17-10-2), e che occupa lo stesso ruolo del nuovo arrivato..si vedrà.

STAPLES CENTER, LA: ATLANTA HAWKS 107 – LA CLIPPERS 98
Giù il cappello. Questi Hawks sono roba seria. Se vi capita di guardare una loro partita, osservate quante (poche) volte tirino dal palleggio e quante (tante) volte prendano palleggi per trovare uomini che possano tirare senza palleggi. Di coach Budenholzer si parlerà presto nella parte NBA di Baskettiamo.com. Contro i Clippers, oltre ad imporre il loro gioco di derivazione Spurs, ma con accenti di ancora maggiore organizzazione dato il minor quoziente di talento, gli Hawks si sono avvalsi anche della facoltà di coach Bud di sovrastare coach Rivers e di Teague (20-4-9) di scherzare letteralmente CP3 (10-6-10, 3 perse), uscito per falli, e costantemente divorato dal 26enne che evoluisce in pg per Atlanta. Paul non sta evidentemente bene: probabilmente a causa delle ginocchia, dato che l’incedere della sua camminata ricorda quello di Greg Oden lo scorso anno nel tentativo dell’omone di tornare nella NBA, ma non a caso Teague è stato nominato nella nostra rubrica dei Top della settimana NBA (e anche NBA Player of the Week per la Eastern Conference, by the way…). Partita molto bella, punto a punto anche se coi Clippers prevalentemente sotto, fino all’inizio del terzo quarto: quando 2 liberi di Blake Griffin (26-10-6, 18 volte in lunetta: stoico e quasi solitario Clipper nell’opporsi agli Hawks) segnano la parità a 67. Molti si attendono lo strappo di LA, invece arriva quello di Atlanta, che vola sul differenziale di palle perse (a un certo punto era 2-15 per gli Hawks) e su una mira fatata da tre punti (13/27), che non è però frutto del caso, ma di giochi che liberano sempre uno spot per un tiratore libero o liberissimo. Dal momento di parità sopra citato, Atlanta piazza un parziale di 32-17, che nel finale verrà un po’ limato dai Velieri, senza che però la partita cambi padrone. Per gli uomini della Georgia bisognerebbe citare tutti, ma un esempio emblematico potrebbe essere Pero Antic, il Macedone che dopo aver vinto 2 Euroleghe e un argento con la nazionale agli Europei, ha scelto il basket rispetto ai soldi, ha scommesso su se stesso nella Nba e sta traendo frutti non indifferenti: lo scorso anno fu protagonista nell’eroica serie di playoffs in cui gli Hawks costrinsero a gara7 i Pacers, quest’anno è elemento importante della miglior squadra ad Est; squadra che non abbonda di talento come altre, ma in cui ognuno conta, che ha preso gli scalpi di alcune delle migliori dell’Ovest in trasferta e infatti non perde da 7 trasferte in fila. Contender? Mi sa tanto di sì.