La giornata che segue il Ringraziamento è sempre piena di sport negli USA.
Si guardano le partite con quel senso di smarrita pienezza che noi proviamo a Santo Stefano o Pasquetta, e non manca mai la squadra che dimostra di avere il tacchino ancora tutto sullo stomaco. Tutte le 30 franchigie sono scese in campo, e quella squadra è apparsa essere Atlanta, che ha preso 27 punti di scarto a Salt Lake City segnandone solo 65 ai Jazz (Hayward 24+7). Abbiamo anche avuto 2 OT, uno per aumentare la striscia negativa di Charlotte, giunta a 4L di cui 2 ai supplementari, che ha perso al MSG nonostante 19pti con 5/6 da 3 del Beli (ma Melo ha infilato una prestazione da 35+14). Belinelli era l’unico giocatore italiano in campo, perché Gallinari non ha potuto aiutare i suoi Nuggets a causa di un risentimento muscolare alla coscia. Proprio Denver ha imitato gli Hornets nel trovarsi ko in OT contro i Thunder, in cui l’Uomo Solo al Comando, Russell Westbrook, ha trovato l’ennesima tripla doppia (36-12-18). In tema di one-man-show passiamo in California: nella capitale dello Stato erano ospiti i Rockets (James Harden 23-10-10) che hanno battuto i Kings di Cousins (32+9). Grandi giocatori non sempre hanno alle spalle grandi squadre: è il caso di Anthony Davis. Anche se i Pelicans hanno recuperato JRue Holiday e, dal ritorno della pg, sono in record leggermente vincente, continuano ad essere inadeguati alla grandezza del Monociglio, che scrive 31+13 ma esce battuto dal Moda Center di Portland (D-Lill 27-4-11). I T’Wolves riescono a sorprendere i Suns in una sfida tra poveri che vede risorgere Andrew Wiggins dal buco in cui erano precipitate ultimamente le sue % di tiro (stanotte 25 con 7/18, per dare l’idea di come sian state le gare precedenti..). Terzo confronto in poco tempo tra Warriors e Lakers, e W per i paladini della Oracle Arena: 71 pti per il Trio e 1/1 da 3 in 9 minuti per Ian Clark; non contento lo stesso il coch di Gloden Stete, Steve Kerr: one of the most miserable basketball games ever, la sua dichiarazione. Una squadra in difficoltà erano gli Heat, che terminano la serie di sconfitte andando a vincere a Memphis (Tyler Johnson, il cliente perfetto di ogni dentista, a 22+5). Il Grande Grosso Pterodattilo Greco che vive a Milwaukee non è riuscito, nonostante 29-6-11, a far vincere ai suoi la sfida Titoniano vs Bernissiano contro i Raptors, in cui il top-scorer della NBA, DeRozan, per la terza volta in fila non sale a 30+ (26 con 9/18). Dopo aver fatto i capricci Joel Embiid è stato messo a totale riposo per la gara contro i Bulls, che i Sixers hanno ovviamente perso (sia Wade che Butler a 26). Incompiute a confronto ad Orlando, dove i Magic han perso contro Washington (Wall 26-7-10: vale quanto detto per Anthony Davis….date una squadra a questo immenso giocatore!). Potremmo parlare dei Mavs come di Dallas Città Aperta: in realtà giocavano in trasferta, a Cleveland, ma in ogni caso si sono consegnati senza nessuna resistenza ai Cavs, in cui Kevin Love cavalca, da buon Californiano, l’onda del recente record per scrivere 27-10-4 con 3 rec. Infine, due fortini. Il primo ha le forme di The Palace, la casa dei Pistons ad Auburn Hills, dove vengono sconfitti per la prima volta da tempo immemorabile i Clippers: ClipperTown finisce sotto di 18 quasi subito, ma va al riposo dimezzando lo scarto e agganciando poi a 62. Purtroppo l’energia casalinga di Detroit è troppa, e Bimbone Drummond (16+10) ricaccia indietro l’assalto di DeAndre Jordan (2/3 nei liberi: nelle ultime 3 gare totalizza dalla linea 18/26….attendo una glaciazione, uno spostamento dell’asse terrestre, qualcosa del genere). Il secondo fortino è virtuale, nel senso che gli Spurs (The Hidden MVP 26-10-4) proprio non riescono a perdere in trasferta: sono 9-0 e l’ultima in ordine di tempo a venir sconfitta è stata Boston. E dire che i Celtics erano partiti alla grande: 28-14 dopo meno di 10 minuti giocati. Il nostro mirtillo lettone Bertans non manca di darci gioie: è uno dei protagonisti della panchina di SA (vera artefice della W, Kawhi l’unico starter all’altezza) con 15pti, gli stessi forniti da Mills e Lee. Per Boston bene IT4 e Smart (9-10-4 dal pino), ma proprio i cambi sono il nodo principale delle fatiche dei Celtics: il quintetto è stellare, Smart e Rozier quando si alzano danno contributo, ma sono gli unici, con discontinuo aiuto del rookie Jaylen Brown.