Notte da 7 partite, 3 importanti e 4 molto meno.

Il rapid fire inizia con quelle meno importanti, per dire che gli Hornets peggiorano la crisi di Atlanta: vero che per gli Hawks era la seconda senza Millsap e Bazemore, ma sono arrivati a 4 L di fila e se continuano così (solo 3 W nelle ultime 10) rischiano di farsi rimontare e perdere il quinto posto ad Est per mano dei Pacers (di cui parleremo subito dopo). Uno che rischia il posto (nelle rotazioni) è il Beli (6-3-2 con 1 rec), che sta subendo il ritorno e il rendimento del compagno di squadra Lamb. Lamb (12-3-3) è un talento di rara svagatezza, e decisamente injury prone, ma quando sta bene è uno che la mette dentro con regolarità, cosa che a Belinelli non riesce più. Il motivo per cui i minuti sono ancora 21 per Marco e 17 per Lamb sta nella difesa e nella capacità della testa di Marco, durante le partite, di stare sul collo di appartenenza, cosa che a Lamb riesce molto meno. Il +15 finale va stretto agli Hornets, che hanno avuto un grandissimo Marvin Gregarione Williams: 13+8; per Atlanta il solo a mettere talento insieme a grinta è stato Dennis-Deutscheland (20-3-6 e anche 2 stoppate per la pg). Ed eccoci ad Indiana, che ad inizio gara aveva a che fare con un po’ di numeri storici: allenata numero 1000 per coach McMillan, e potenziale gara numero 14 in cui i Pacers alternano la W alla L; un numero maggiore di perfette alterne fortune fu solo dei Buffalo Braves, nel 1978, proprio prima di venire smantellati e diventare, con un paio di passaggi di proprietà che coinvolsero anche i Boston Celtics, i San Diego (ora L.A.) Clippers. La gara era iniziata non male per i Pacers, che non avevano nulla (0/8) da PG13, ma andavano at the half avanti di 5. Il discorso, per quel che riguarda il distacco, continuerà identico anche nel secondo tempo, se non che, per arginare Hayward (38 con 24 tiri) e Gobert (16-14-3 con 8 stoppate: nelle ultime 4 gare il Francese viaggia a 4.75 tapones di media), i Pacers hanno avuto bisogno, eccome, dall’apporto della loro Stella: The Revenant finirà con 19-8-5 più 2 rec e 2 stoppate; ora Indiana è 5-5 (perfetta alternanza) nelle ultime 10, e anche se non si tratta di un parziale eccitante, sarebbe sufficiente a superare gli Hawks in crisi e agguantare il quinto posto, che significherebbe, nei PO, affrontare i Raptors invece che i Wizards: ad oggi, un notevole guadagno, ma Lowry tornerà a giocare per i rettili in tempo per la post-season. In una gara che valeva per provare ad essere terzultimi nella Eastern, i Magic hanno battuto in casa i Sixers, rimontando 17 pti, agguantando il tempo supplementare e vincendo con una certa facilità l’extra-time; 26+13 di Vucevic molto importanti per Orlando, ma l’anima della rimonta sono stati T-Ross (male al tiro, 15 per 15 pti, ma dei 4 panieri, 3 fondamentali) e Payton (10-13-4 con 3 rec, di cui l’ultimo è stato quello che ha fruttato l’OT), per Phila, dopo le orecchie tirate a tutti, 16-1-11 di TJ McConnell. Infine, per terminare le gare più routinarie, andiamo a LA, dove i Clippers hanno disposto a piacimento dei NY Knicks, e sono solo entrati un po’ troppo presto in camera di decompressione, permettendo a Melo and Co un ultimo quarto in rimonta (33-17) e una sconfitta dall’entità (ma solo quella) onorevole: 114-105, con 30-6-2 di Griffin per ClipperTown e 18+11 di Porzingis per NY.

Ed eccoci alle partite più dense di significato. Cominciamo con il furto perpetrato dai refs e da Harden (39-7-11 con 4 rec) ai danni dei Denver Nuggets, la cui ultima azione è stata resa inutile da un evidente fallo della Barba sulla rimessa di Denver per la conversione volante. I Nuggets, tuttavia, hanno anche le loro colpe, perché, sopra di 1 palla in mano, hanno sparato una tripla miseranda con Jameer Nelson, incapace di prendere il ferro: da lì, rapido coast-to-coast di Harden per riportare sopra Houston, e poi il misfatto finale. Per tutta la gara i Rockets non sono riusciti a levarsi di dosso i Nuggets. Denver ha volato sullo stato perfetto della forma di Will Barton (24-7-8 con soli 13 tiri e quasi 23 di media nelle ultime 4 gare), sul career-high di Gary Harris (28 ma anche 3 rec) e sulla quasi tripla doppia della ormai nata stella di Nikola Jokic, 22-13-8, e un assist battuto, effettuato in movimento, visto alcune volte solo da parte dei grandissimi: mano sotto la palla, ed effetto per tenere bassa la traiettoria (fuori dalle mani degli avversari) ed alto il rimbalzo (nei numeri del compagno). Lo scippo subìto è assai pericoloso per Denver: ora Portland è a sola mezza partita dai Nuggets, e l’andamento parziale delle ultime 10 dice che i Danilo’s and Co ne han vinte 6 delle ultime 10, ma i TrailBlazers 8, e hanno Lillard in piena modalità “ vi porto in braccio io”, dato che il giocatore più sottovalutato della intera NBA ha fatto registrare nell’ultima settimana 35.6 pti di media col 58% da 3 e 36/36 ai liberi. Trasferiamoci a Boston, dove i Celtics hanno regolato con una certa autorevolezza (molta più di quanto dica il distacco finale) Washington, ricacciandola a due gare e mezzo nella corsa per il vertice della Eastern Conference. In testa ci sono sempre i Cavs, ma molti commentatori danno, per la fine della regular season, Washington a 31 sconfitte, Cavs a 30 e Celtics a 29 e dunque Campioni di Conference. Ancora da dimostrare, ma il calendario più facile lo hanno proprio i biancoverdi, che però se perdono a Philadephia come due notti orsono…… In ogni caso, stanotte grande gara di Horford (16-9-5 e tanta leadership anche vocale, cosa insolita per lui), AB (20-9-4 e annullamento di Wall), Crowder (16+9 con 3 rec e progressivo spegnimento di Gemello Markieff), e conferma che il secondo più sottovalutato della NBA è Marcus Smart, che è il cardine della difesa e dello spirito della squadra; per Washington il migliore è stato Beal, 19 ma con 15 tiri. Finiamo ad OKC, per il secondo ritorno di KD nel suo ex-palazzetto. Come la volta precedente accoglienza per nulla amichevole, e anzi: stavolta proprio da bulli del quartierino. Prima dell’inizio girava per il parterre un umano in costume da cupcake (cioè qualcosa di morbido e tenero, a cui nessun “vero uomo” o “grande atleta” vorrebbe assomigliare) che faceva finta di zoppicare per causa di un ginocchio, curiosamente proprio quello infortunato di KD, e poi, per eliminare qualsiasi argine al cattivo gusto e alla demenza, un bel numero 35 stampato sopra. Poi durante la gara i giocatori di OKC han provato a fare la voce grossa, ma sono stati respinti sia tecnicamente, che caratterialmente (Steph che schiaccia e fa le mossette, Steph che finisce in una mezza rissa: tutti segnali di solidarietà a Durant), che per ruvidezza: i bulletti si sono spenti dopo un fallo old-school di Matt Barnes su Abrines in contropiede, e la faccia contenta di Barnes una volta beccatosi il Flagrant1 valeva da sola il biglietto. 34-6-3 di Klay, in una gara comoda in cui coach Kerr ha fatto giocare tutti e tutti han segnato (dai 34 pti di Thompson ai 2 di Pachulia-Green-Looney; dai 32 mins di Thompson ai 5 di Looney); per i Thunder 15-8-7 di Westbrook con 16 tiri e 5 perse, più interessanti i 17-6-5 con 2 rec di Oladipo o il 15+10 di Kanter.