Nel Sabato NBA LeBron James ha raggiunto un altro gradino nella scala dei suoi records: ne parleremo in un recap con sfumature cinefile.

CHESAPEAKE ENERGY ARENA, OKC. MINNESOTA T’WOLVES 92 – OKC THUNDER 112
KAT….KAT….KAT. In una survey prestagionale gli allenatori NBA hanno eletto Karl Anthony Towns come il giocatore da prendere se si dovesse mettere in piedi una franchigia partendo da zero. In mezzo ad un’altra manita (almeno) di possibili scelte altrettanto valide, la differenza l’ha fatta l’età. L’inizio di stagione di Towns conferma il parere dei coaches, ma, purtroppo per Minnie, conferma anche l’ipotesi del “da zero”. Il supporting cast, coach compreso, non sta aiutando per niente KAT, che stanotte (33+6) è stato l’unico in doppia cifra a parte Shabazz Muhammad (15+4), uno che salta fuori sempre quando non importa. All’interno di una gara da 39% al tiro, i due hanno unito le forze per un 19/29, quindi vi dico che tutti gli altri Lupacchiotti hanno segnato 14 canestri su 50 tiri, e vi lascio a rabbrividire in pace. L’infortunio al gomito di Ricky Rubio non ha data di guarigione, facendo sorgere un ulteriore problema in pg, oltre che l’ennesimo alibi cui appendersi per i giovani (ma rischiosamente vicini al punto di non ritorno) talenti dei T’Wolves. Dall’altra parte c’era l’altro grande one-man-show della RS NBA: the Westbrook Thunder. Il prodigioso RW non ha avuto nemmeno bisogno di troppo tempo per impadronirsi della gara (28-5-8) e lasciarla poi ai suoi compagni. Tra essi si è sfogato, dopo tanta panchina e il sorpasso nelle gerarchie subìto a vantaggio del figlio di Arvidas, Enes Kanter (20+10): bella partita, ma non è che i 14 tiri in 21’ siano prova di una certa qual tendenza a fagocitare la palla da basket, tendenza che rende preferito il giovane Sabonis? Tornando a Russell: la supremazia fisica che esercita sulle partite è di tipo diverso (fatta di velocità e davvero dal non fermarsi MAI), ma è dai tempi di MJ (che era più potente ed esplosivo) che non si vede un atletismo altrettanto dominante e stordente per gli avversari. Nell’intervallo, un fan di OKC ha infilato da metà il gioco del tiro da 20000 dollaroni.

WELLS FARGO CENTER, PHILADELPHIA. CLEVELAND CAVS 102 – PHILADELPHIA 76ERS 101
I Giovani Leoni (anno: 1958, regia: Edward Dmytryk, doppia Y come Olynyk) non hanno molta paura di LBJ. Rispetto certo, ma se cercate timore reverenziale potete rimettere la gerla in cantina. Gli ultimi due epigoni di Marlon Brando e Monty Clift sono stati Jaylen Brown due notti fa, e Joel Embiid stanotte. Gli infiniti 34 mesi passati in infermeria dal centro camerunense stanno trovando finalmente sfogo, sia per il giocatore che per gli aficionados. La partita contro i Cavs lo ha visto tripleggiare (4/4) e stoppare (ma era irregolare) LBJ in un’azione importantissima: quella che poteva regalare al Prescelto i 2 pti per sorpassare Hakeem The Dream e diventare il decimo realizzatore ogni epoca della NBA. Traguardo raggiunto poco dopo, sempre con un lay-up. Gli imbattuti Cavs facevan visita ai sempre battuti ed orfani (di Ben Simmons, intimo di LBJ) Sixers. Abbastanza per far prudere le antenne di chi sa come vanno le cose. Ed infatti, confermando premonizioni e percezioni, Cleveland l’ha scampata per un pelo. Contro Embiid (22-6-2, con 1 rec, 4 stoppate ma anche 6 perse) un buon Ilyasova (21+4) e un ritrovato Okafor (14+5, finalmente forse ha smesso di sentirsi offeso perché Embiid è più forte di lui) son stati necessari il solito Love (20+11), il solito incredibile LBJ (25-8-14, fra cui l’assist della W) e, per rimpiazzare il peggior Kyrie della stagione (3/17, 4 perse), il miglior Frye della stagione: 12 pti tutti da triple, tra cui quella della W. Si era a 1:06 dalla fine quando i Cavs si issavano in vantaggio finalmente, sul 102 a 101. Già…proprio il punteggio finale: in 66 secs nemmeno un punticino per i Sixers, che si lamentano per a lot of contact nell’ultimo assalto alla disperata di Gerald figlio di Gerald. Aggiornamento su una delle vicende di interesse umanitario della RS NBA finora: la sparizione delle mani di Robert Covington. Buon triplista fino allo scorso anno, con il 1/9 di stanotte il ragazzone è precipitato a 5/30 da 3 e 6/36 globale: fate voi il conto di come stia tirando da 2. E’ chiaro che gli alieni lo han rapito, attaccato le mani di chissà chi, e rimesso giù.

AMWAY CENTER, ORLANDO. WASHINGTON WIZARDS 86 – ORLANDO MAGIC 88
Trey Burke è appena arrivato ai Wizards, ma nei 6 precedenti confronti giocati vs i Magic con la maglia di Utah ha totalizzato 16 di media, realizzando proprio allo Amway Center il suo primo trentello da rookie. Forse per questa serie di dati positivi il coach di Washington, Scott Brooks, ha deciso di far riposare la sua stella John Wall contro i Magic e di consegnare il quintetto a Satoransky (bella prova, autorevole: 8-2-3) e maggior minutaggio a Burke (non ripagato: 4 pti e stop). All’inizio tutto ok per Capitol City, anche perché i Magic non centravano nemmeno la non lontana Mosquito Lagoon, e mentre i Wizards scappavano loro avevano 5 minuti da 1/12 al tiro. Nel secondo tempo le cose cambiano, Orlando rimonta e sorpassa e pare mettere in ghiaccio la gara quando, 88-86 con meno di 2 secs da giocare, Vucevic (uno da 73% in carriera dalla linea) va a tirare due liberi per il +4. No. Ok per il più 3. No. Ahi. Paura, tensione e infatti la rimessa Wizards con 8 decimi di secondo da giocare trova inspiegabilmente libero Gemello Markieff (18-8-3), ma la palla lo beffa. Con la bella prova di Jeff Green (18-5-3) e Biyombo (9+12 e 3 stoppate) ora Orlando è tornata in linea di galleggiamento dopo aver iniziato 0-3, ma la cura di coach Vogel per far acquisire solidità alla squadra richiederà ancora tempo.

THE PALACE, AUBURN HILLS. DENVER NUGGETS 86 – DETROIT PISTONS 103
E così i Pistons si portano a 4-2, ma è vera gloria? Secondo noi vanno loro riconosciuti dei meriti, anche perché stan giocando senza la pg titolare Reggie Jackson (e meno male che hanno preso in estate il “nostro” Ish Smith, 11-4-8 con 3 rec), però hanno vinto le gare facili (Orlando e Bucks nella loro partenza da 0 W, Denver e NY non certo squadroni) e perso quelle difficili (l’esordio con Toronto e lo scontro con i rognosissimi Brooklyn Bulldogs…scusate, Nets). Quindi vorremmo vedere un po’ di più di questi Pistons prima di giudicare. La vita contro i Nuggets in pieno East-trip è stata relativamente facile, con Denver a creare problemi solo nel secondo quarto. Dopo un paio di partite così-così è tornato in pieno Bimbone (19+20). Drummond è forse il Pistone che fatica di più senza la motricità di Reggie Jackson: per dinamicità e stazza è un centro abbastanza unico e necessita di essere ben conosciuto per poter avere una sinergia pg-c ideale. Gli omoni sono quasi tutti da innescare, ma Bimbone non è Cousins, che, qualunque pallone gli arrivi, sa trasformarlo in una minaccia offensiva; ed è scarso ai liberi (48,5% in stagione, ed è molto migliorato…in carriera non ve lo dico nemmeno), quindi se non segna subito son dolori. Wilson “trade me, trade me!!!” Chandler migliore tra le Pepite (21+9), con Danilo a 16 ma con 14 tiri.

BANKERS LIFE FIELDHOUSE, INDIANAPOLIS. CHICAGO BULLS 94 – INDIANA PACERS 111
Paul George espulso: ha tirato un calcio alla palla finendo per colpire in faccia una ragazza tra il pubblico; e Indiana giocava in casa, e il giocatore si era immediatamente scusato con la ragazza che lo aveva anche abbracciato, ma la NBA non fa sconti: la sola cosa più intoccabile delle decisioni dell’Associazione stessa sono gli spettatori. Fallo fischiato contro, ma con la propria squadra a +20: nervosetto PG13? A noi non sembra serenissimo il rapporto di The Revenant con il nuovo coach McMillian, quindi sì: nervosetto. Dall’altra parte, nei Bulls, si trova invece uno che non riesce a sembrare nervoso anche se lo è o dovrebbe esserlo. Parliamo del coach, Hoiberg. Che dimostra la metà dei suoi 44 anni, e non è un bene, perché pare sempre l’ex fidanzatino timidissimo di tua figlia, quello che è venuto un paio di volte a cena ma non riesci proprio a ricordarti come si chiami. Dopo esser partito 3-0, ora è 0-3, e la gara di stanotte vs i Pacers è stata proprio brutta, affossata da subito (-16 primo quarto) e mai recuperata. Chicago ha avuto sostanziale parità parità tra assists e perse (17/16) tirando poco da 3 con % da minimo sindacale (6/18): dati che ci dicono di un attacco poco equilibrato, poco preciso e dalle scelte confuse, e che vorremmo sublimare nel seguente confronto. Nelle 3 W 26 ass totali per RR e 75 per la squadra, nelle 3 L 15 e 53; nelle 3 W 73 tiri da 3 tentati dai Bulls, nelle 3 L 61. Indiana ha trovato Jeff Teague per la prima volta quest’anno, se è vero che ha avuto il suo season high sia per punti che per assists (21 e 6) e non su numeri eccezionali: che finisca presto il rodaggio per la nuova pg è vitale per i Pacers, e forse anche per le lune storte di PG. Solito enorme monumentale delizioso CJ Miles: 20+4 con 4/7 da 3.

PHILIPS ARENA, ATLANTA. HOUSTON ROCKETS 97 – ATLANTA HAWKS 112
Dopo una partenza equilibrata, gli Atlanta Hawks hanno con regolarità smantellato la resistenza dei Rockets, in una partita in cui, trovandosi di fronte una delle front-line meno potenti della NBA, Dwight Howard ha potuto sfogarsi a suon di spallate, appoggi ed alley-hoops fino a metter insieme le ragguardevoli cifre di 20-14-3, infilando anche quel tot di rivalsa+dente avvelenato che sempre guida le partite degli ex affrontando la precedente squadra. Può essere un altro fil rouge della stagione NBA: contare quanti punti ogni partita nascano dalle mani di Harden a rimpolpare i conti dei Rockets. Vs gli Hawks LaBarba ha sfiorato la tripla doppia: 30-9-12, arrivando quindi a MINIMO 54 pti sui totali 97. La addizione delle panchine è stata su entrambi i fornti assai relativa, se si eccettuano gli 8+4 con 3 rec di Sefolosha per Atlanta e i 13-2-2 di KJ McDaniels per Houston. Piccolo pensiero su un tipo di giocatore che pare essere entrato molto in voga quest’anno: la sf iper-energetica dai fondamentali relativamente sviluppati, ma capace di esplodere a canestro con continuità, pur garantendo almeno un 30% da 3. Il principe (e di sicuro progredirà) di questi giocatori potrebbe essere il Celta Jaylen Brown, ma ancora più simili tra loro sono, a nostro parere, KJ McDaniels, TJ Warren fresco match winner e colonna dei Suns, e Jerami Grant, strappato da OKC ai Sixers pochi giorni addietro. Questa tipologia di giocatore ha la necessaria esplosività per coprire quello spazio che sta tra il pitturato e l’arco delle triple: lo copre, grazie al fisico, con la quasi garanzia di arrivare ad un appoggio o ad un viaggio in lunetta, eliminando ancora di più, Brad Stevens docet, l’odiatissimo long-two.

BRADLEY CENTER, MILWAUKEE. SACRAMENTO KINGS 91 – MILWAUKEE BUCKS 117
Rullo di pita e tzatziki al Bradley Center per lo happening greco tra Koufos+Papagiannis (Kings) e lo Pterodattilo (Bucks), nella notte che ha premiato un altro giocatore dalla Penisola Balcanica: non Greco ma Dalmata, di Mostar, Mirza Teletovic, più che mai Three-rza Three-letovic. Arrivato ai Bucks in estate, entra dalla panchina per portare balistica in una squadra che lo scorso anno fu tra le peggiori nella specialità e che ha perso fino a Marzo il triplista migliore, Middleton. Entra e porta, eccome. 2:50 dalla fine del primo quarto: infila i 3 del 25 (a 17), poi quelli del 28 e del 31 e del 34 (a 21), il tutto entro 0:45 dalla fine del quarto. Secondo quarto, dopo circa 90 secs infila la quinta tripla, e ne replicherà due anche nel secondo half, una delle quali da 9 metri tranquilli. Antetokounmpo aggiunge per i Cerbiatti 17-8-8-con 4 rec, mentre per i due dei Kings la sconfitta sarà amara per Koufos (partitaccia), un po’ meno per il Papa giovane (anno:2016; regia: Paolo Sorrentino) che segna schiacciando i suoi primi 2 NBA points della vita. Altri primi passi sono stati mossi, nel garbage time infinito di una gara decisa dopo 15’ giocati, dai cuccioli dei Kings: Labissière (8+3) e Malachi Richardson (3 pti ma anche 3 tiri in meno di 6’, ci piacciono quelli non timidi). Stanotte per la prima volta i Kings hanno preso una batosta e non hanno lottato: si può accettare essendo al centro di un viaggio ad Est, privi sia di Gay che del suo cambio Tolliver, e un po’ consumati da arbitraggi non amichevoli, però sono segnali pericolosi da parte di una squadra-polveriera. Vedremo dove ha fatto il corso da artificiere coach Joerger.

AT&T CENTEr, SAN ANTONIO. LA CLIPPERS 116 – SA SPURS 92
Lenti e assonnati plantigradi, gli Spurs hanno cominciato a giocare questa sfida vs i Clippers in enorme ritardo, e senza trovare molto costrutto nemmeno allora. Gli unici a salvarsi davvero, al di là del velo delle stats che dicono LMA esser stato il migliore, sono stati i sempre entusiasti Simmons (6-4-2 con 2 rec) e Laprovittola (11-2-5), che ancora stenta a credere di trovarsi dove è e di non dover vedere tutte le mattine Facundo Campazzo. Ancora malino Gasol (11+4) e serata storta per Kawhi e Mills (in due 4/20 al tiro), in assenza di Parker che ancora tribola col ginocchio (dopo il riposo alla terza, sono altre due gare perse per infortunio per il Francese). Quando si tratta di affrontare San Antonio, soprattutto ad Alamo, Clippertown mette da parte i comics e prende i libri di tattica militare, trasformandosi in una versione aggressiva dell’aggressivo Gen. Patton. Non hanno in simpatia gli Spurs, Cp3 e compagni, e proprio Paul, visto che il tiro non entrava, ha avuto il merito di morigerarsi (contrariamente al solito) e di finire quasi in tripla doppia (9-8-10), tanto al resto han pensato Blake (28+5-3) e Speights (16+8), oltre a una doppia cifra (13) di M’Bah-a-Moute tanto insolita quanto una eclissi.