La definizione BigMatch valeva per due gare stanotte, ma anche le altre non scherzavano.

12 in programma, 11 giocate perché la sfida tra Blazers e T’Wolves è stata rinviata causa campo troppo scivoloso, per colpa della condensa del sottostante ghiaccio dell’hockey.

I Knicks facevano visita ad Orlando, e ne sono usciti con la W in assenza di Melo. Pur andati presto sotto in doppia cifra, D-Rose (12-5-6) e compagni si sono ripresi soprattutto grazie alla Baltic-Unit (Porzingis+Kuzminskas combinano per 22-8-2 in soli 46 min totali e soli 17 tiri); di là, inutile la tripla-doppia di Elfryd Payton (16-11-10) e il 10+14 di Biyombo. Quasi innocua per la classifica quanto la gara in Florida era la sfida tra Grizzlies e Nets, a continuare il viaggio ad Ovest di BKN. I Grizzlies sono una classica squadra che “feels good to be bad”: hanno bisogno di sfide e stimoli per esprimere la loro indole ruvida, tutta difesa, aggressiva. Forse per questo, affrontando gli ultimi della NBA, quando sono volati a +14 grazie ad un and1 da 4 pti di Mike figlio di Mike 32-3-6), e mancavano circa 3 mins alla fine del terzo periodo, l’han data come vinta e si sono del tutto assentati dal gioco, lasciando a braccia aperte e faccia sconsolata il loro coach Fizdale: -27 in 15’ il parziale che li ha portati alla sconfitta, cui ha contribuito il ritorno ad alti livelli di uno dei mirtilli cui siamo più affezionati: il nero di Yonkers col nome da rugbista irlandese, Sean Kilpatrick (23-5-3). Più importante era la gara di Atlanta, dove arrivavano i GS Warriors. Steph (24-4-9) e soci sono ancora sotto shock per la perdita di KD, ma hanno rpeso il secondo brodo di pollo in fila, grazie anche a un Iggy efficace e vintage (24-5-4 con 1 stoppata, 3 rec e nessuna persa, partendo dal pino ma facendosi 35’ di campo). La gag della serata, una litigata tra Schroeder e Howard che, intanto che discutevano, lasciavano libero (colpa soprattutto di Dennis-Deutscheland, ma DH aveva iniziato il bisticcio) da 3…me?….mia nonna? No: Steph, il miglior triplista della storia. Panchinamento punitivo per Schroeder, concentrazione a farsi un giro, gara in discesa per GS. Concentrazione elevatissima invece per i Pistons, che battono Chicago in un confronto importantissimo: era infatti ottava contro settima nella PO Picture ad Est, ed avveniva mente la nona e la decima (Heat e Bucks) stavano vincendo. In materia di cattiveria difficilmente le squadre di Stan VanGundy sono colte di sorpresa, ed infatti, dopo un primo quarto difficile, hanno spazzato via i Bulls (privi di Wade e ROndo) 95-69 nei restanti 36’ di gioco: Reggie Jackson sugli scudi (26-2-6 con solo 16 tiri e solo 1 persa), vano il 27-9-4 di Jimmy-B. Ora Pistons e Bulls sono rispettivamente settimi e ottavi, con lo stesso record (31-32), ma il vantaggio spetta a Detroit grazie agli sontri diretti; hanno solo una gara e mezzo di vantaggio sulla coppia che li insegue, Heat e Bucks. Proprio i Bucks: facevano visita a Philadelphia, dove a bordo campo sedeva un buon numero di luminosi capitoli di storia del basket. Erano a vedere la gara Allen Iverson e Julius Erving. Un altro capitolo della storia del basket era in campo: lo Pterodattilo Greco ha dominato e incantato, e c’è anche scienza nel suo gioco, nel senso che è allenato benissimo (e forse persino un po’ tenuto con le briglie strette). Vi racconto le ultime 4 partite di Antetokounmpo: 15-9-4 con 13 tiri; 24-5-8 con 13 tiri; 21-10-4 con 13 tiri; e stanotte 24-8-5 con, indovinate un po’, 13 tiri. Non dite che nella NBA giocano solo per lo spettacolo…non ditelo MAI e date un coppino a chi lo dice. Giocare i PO è anche nelle speranze di Charlotte, anche se si tratta di speranze al momento remote: ciononostante, gli stipendiati di MJ hanno fatto il loro dovere battendo in casa i Pacers che hanno avuto da PG13 36 dei loro 88 pti, mentre gli Hornets volavano grazie a Batum (21-4-4, 13 nel primo quarto), Kemba (38-6-7), MKG (11-13-1 con 2 rec) mentre il Beli era orribile (0/4, 0-3-2 in 14’). Ottimo invece era il Gallo: 18-6-2 con soli 7 tiri e +18 di plus/minus nella W dei suoi Nuggets vs i Kings, W, però, nella quale la star è stato Wilson Chandler al career high di 36 corredato da 12 rimbalzi. In attesa del recupero della gara dei Blazers, ora Denver ha 2 partite piene di vantaggio per difendere il proprio ottavo posto ad Ovest. Ovest in cui rimaniamo per le prossime due partite: i Pelicans di Boogie+Unibrow (combinano per 35-20-4 e 3 rec, ma anche 9 perse) perdono di nuovo, ma migliorano. A batterli in una gara dai punteggi bassissimi (88-80) sono i Jazz che hanno 15+15 da Rudy Gobert. Come detto il Francese è il miglior centro ad aver giocato pro nello Utah, ma non il miglior centro ad aver giocato nello Utah: a BYU infatti giocò uno dei più grandi centri della storia del Gioco, Krezmir Cosic, che vinse Coppe e Scudetti in europa, anche con la Virtus Bologna (della quale dovremo tornare a parlare). Serata nostalgia a ClipperTown, con la visita dei Celtics dove giocarono ed allenarono Paul Pierce e Doc Rivers: Boston ha avuto due volte vantaggi di 13, ma ha subìto di tutto nel quarto periodo, (41-31), finando per perdere la seconda in fila del viaggio nel West; Griffin 26+8, IT4 32-2-5 con 3 rec.

E veniamo ora ai due scontri più importanti.

QUICKEN LOANS ARENA, CLEVELAND. MIAMI HEAT 106 – CLEVELAND CAVS 98

La stagione dei Cavs potrebbe essere stata segnata da un episodio che ha tra i protagonisti Okaro White, pf ex Virtus Bologna, quindicesimo uomo del roster dei Miami Heat. In un contatto con lui, Andrew Bogut il much needed centro appena arrivato ai Cavs, si è fratturato la tibia della gamba sinistra. L’infortunio è subito sembrato assai serio: James ha detto di aver sentito il “crack”, e in diretta, al primo replay, si vede Zo Mourning, assistant a Miami, che fa una faccia “disperata” e guarda verso l’Australiano anche se a terra era caduto pure il giocatore della squadra per cui Zo allena. Bogut (in campo da soli 58 secs al momento dell’infortunio) era necessarissimo ai Cavs, per fornire protezione al pitturato, che anche stanotte è stato più volte violato dalle guardie Heat. Dragic, Waiters, McGruder, Richardson, Ellington, hanno eseguito perfettamente il game-plan di coach Spoelstra (qualunque cosa accada, nostro COY). La magìa di Spoelstra? Eccola. Lui ha Hassan Whiteside (13+11 con 2 stoppate stanotte), uno dei centri migliori della NBA e il leader NBA di palloni toccati in post basso, palloni che spesso riapre per le triple dei compagni visto che non è un giocatore offensivamente dominante. Bene, Spoelstra ha tenuto ben lontano dal post-basso il suo omone pur di tenere il lungo dei Cavs (TTT) fuori a sua volta dal pitturato, che è diventato regno delle penetrazioni delle guardie della Florida. Coach Lue non era presente stanotte, ammalato e sostituito da Larry Drew, ma in ogni caso lo staff dei Cavs ha pagato il proprio prezzo alla sapienza dell’allenatore avversario. Sapienza che è stata ripagata anche dalla sorte, ovvero da una delle migliori gare in carriera di Dion Waiters, che ha stabilito (14 e poi 24) i suoi record per punti nel primo quarto e nel primo half, per terminare la gara con 29 e la tripla (tabellata non dichiarata) del chiodo definitivo (+8 a 13 secs dalla fine). Non solo la protezione dell’area ha fatto difetto ai Cavs, terribilmente morbidi all’inizio, tanto da prendere canestro da chiunque e beccarsi 3 stoppate nel primo quarto. La Regular season conta  ormai più di 4 mesi, e l’attacco di Cleveland senza Love e JR Smith inizia a diventare un rebus facile da risolvere per le difese avversarie: lo stesso si può dire delle difese dei Cavs, per i quali l’infortunio a Bogut è davvero un problema. Di 98 pti, 62 provengono da LBJ e Kyrie; di 78 tiri, solo 31 sono venuti dal resto della squadra; di 41 rimbalzi, solo 11 sono venuti da mani che non fossero di LBJ o TTT. Cleveland ha a roster 8000 giocatori circa, ma 3 dei 6 fondamentali sono fuori per infortunio, e solo 2 torneranno, a meno di miracoloso recupero anche di Bogut.

 

AT&T CENTER, SAN ANTONIO. HOUSTON ROCKETS 110 – SA SPURS 112

Se volete fingere, liberi di farlo. Ma solo un giocatore è il vero MVP, ed è Kawhi Leonard (39 con soli 18 tiri, 4/5 da 3, 6 r, 5 as, 1 rec, 2 stoppate). Stanotte non solo ha dominato e trascinato gli Spurs al successo, ma ha iconicamente messo il sigillo al suo dominio piantando una tripla in faccia ai Rockets per il vantaggio e poi andando a stoppare quasi col gomito il tentativo di replica di James Harden. Se questo era un esame, i Rockets di D’Antoni lo hanno comunque superato nonostante la sconfitta. Hanno infatti sfiorato il successo fuoricasa, arrivando ad essere in vantaggio di 14 pti ad Alamo, e tutto questo giocando senza cambiare il loro stile (anche se stavolta i tiri da 3 tentati sono stati meno del 50% del totale, 39 su 88). SA ha subìto l’esplosività del gioco di Houston, non capendo nulla nel primo quarto e finendo a -16, ma ha avuto il merito di fare immediatamente gruppo attorno alla propria difesa (la migliore della NBA sul perimetro per punti concessi quando la squadra è costretta a rimontare): 58-43 nei due quarti centrali è il dato che racconta la partita, ancor più del punto-a-punto finale con la signorìa imposta da Leonard. Harden spettacolare in ogni caso: 39 con 20 tiri, e poi 3 rimbalzi e 12 ass; doppia-doppia di Beverley (11+10) e quasi di Capela (12+9) per Houston. Per SA, detto di Kawhi, un Parker vintage (19-6-3) e un po’ di raccolto da parte di tutti, anche quelli stanchi o anzianotti: LMA 15 ma solo 4 rimbalzi; 8+6 ma 25% al tiro di Pau; 9 ma con 9 tiri di Manu; 2 rec e 1 stoppata da David Lee che cerca anche di darsi da fare in difesa, e non sarà un uomo di poca importanza nei PO.