Prima del Recap, la notizia del giorno: l’estensione da 100×4 di OKC per Steven Adams.

AIR CANADA CENTER, TORONTO. DENVER NUGGETS 102 – TORONTO RAPTORS 105
Tanti spunti in questa gara, che i Nuggets affrontano privi di Gary Harris nel reparto guardie, e terminano perdendo anche Will Barton (16-4-3), a fine terzo periodo, per una brutta distorsione. Due i volti della partita: nel primo i Raptors prendono 13 pti di vantaggio, nel secondo tempo (terzo quarto da 35) i Nuggets rimontano, non fino in fondo. La prima nota emerge dalla ancora irrisolta questione dello spot di ala da affiancare a DeMarre Carroll nei Raptors. Coach Casey è davvero un’anima senza sollievo in questo: proprio non vuole, ormai è evidente, togliere Patrick Patterson dal ruolo di sesto uomo, e nemmeno vuol promuovere T-Ross; pare, inoltre, tramontata l’infatuazione per Nick Powell, che si è fatto le Eastern Conference Finals in quintetto lo scorso anno da rookie, e stanotte, per esempio, ha giocato minuti 2; infine, il Brasiliano Bruno Caboclo proprio non ne vuol sapere di elevarsi al livello NBA. In quintetto è stato il turno di Pascal Siakam, rookie camerunense di 2.05 da New Mexico State. Siakam è un calciatore mancato: il suo sport è il soccer, che ha giocato fino ai 14 anni, e presenzia sempre alle partite della MLS quando gioca il Toronto FC, a volte come maestro di cerimonia nel pre-match. Ha iniziato a giocare a basket perché era alto, perché ci giocavano i fratelli, perché gli riusciva benino; poi sono arrivate un paio di borse di studio per il parquet e non per l’erba, e il percorso si è disegnato da sé. La partita del ragazzo è stata senza infamia e nessuna lode: 2+4 in 15’ mostrandosi decisamente foul-prone. Incrocio “africano” tra le due squadre in materia di GM: Masai Ujiri ha esercitato a Denver prima di abbracciare la causa di Toronto: è sua la trade che ha mandato Melo ai Knicks e portato a Denver il Gallo, Wilson Chandler 2 seconde e una prima scelta (materializzatesi in Quincy Miller, Jokic e Nurkic); da quando Ujiri è andato via, Denver non ha mai più fatto i PO né ha perso mai meno di 40 gare l’anno. Stanotte, la metà favorevole ai Nuggets è in realtà finita a 5:55 dalla fine, dopo che Jameer Nelson aveva infilato il lay-up del 99-93 Nuggets. Casey TO, e dal ritorno in campo 12-3 Toronto, W recuperata. Denver vive una situazione di mezzo, con un allenatore bravo ma solo al suo secondo anno con la squadra, un roster pieno di giovani o di giocatori esperti ma con una serie impressionante di infortuni alle spalle (Gallo, Chandler), oppure di ex fenomeni rapidamente declinati, come Manimal Faried. In particolare la situazione di Gallinari è emblematica. Ormai deve giocare da pf, per nascondere la ridotta mobilità causata dagli infortuni e per cercare di mascherare le mai eccelse doti difensive. Può allargare benissimo il campo da 4, purtroppo, però, i tiri costruiti per lui non esistono o quasi, nonostante in molti sbandierino Danilo come il giocatore-franchigia, e la gestione dei palloni di Denver spesso lo ignora. Contro Toronto il suo penultimo tiro è stato scoccato e centrato (una tripla su scarico di Chandler) a metà del terzo quarto, e l’ultimo (sempre tripla,fuori) è stato il tiro della disperazione con 35 secs sull’orologio, tiro da 9 metri dopo una circolazione…incerta. Nei fatidici 5:55 finali han tirato tutti i membri del quintetto Nuggets a parte lui; e le % sottozero (7/27 totale nelle ultime due partite) dipendono anche dal fatto che i compagni paiono, spesso, andare da lui quando restano 2 secs sull’orologio e nessuno si vuol prendere la briga di sparare un piccione qualsiasi in aria. Il contratto di Gallinari è pesantuccio, la situazione fisica non delle più fresche: non è esattamente il ritratto di un uomo ideale per una trade, ma ci sentiremmo di augurargli di finire altrove, perché Denver non ha bisogno di lui fino in fondo, e lui non di Denver. Toronto ha riacceso i neuroni in tempo per non perdere: il secondo tempo è stato bruttino, se si pensa al parziale di 50-31 subìto dai Raptors fino al TO che li ha riaccesi. Il duo DeRozan-Lowry ne mette 62 e sono quasi due terzi del totale: i Raptors necessitano di una bocca da fuoco almeno dalla panchina.

PHILIPS ARENA, ATLANTA. SACRAMENTO KINGS 98 – ATLANTA HAWKS 106
Continuano a comportarsi bene i Sacramento Kings gestione Joerger. Il coach ex-Grizzlies ha evidentemente un buon ascendente sulla sua truppa, perché, pur limitatamente alla 4 gare finora giocate, sembrano davvero una squadra di basket. Con enormi difetti, ma squadra. Joerger, poi, è uno che ha visto molto del lato oscuro del basket pro, avendo allenato (e vinto praticamente sempre) anche nelle cosiddette minors: CBA, IBA, D-League; sa quindi come comportarsi con i caratterini più disparati, gente disposta a tutto pur di guadagnare un faro in più sotto al quale esibirsi e sperare nel sogno-NBA. A Sacramento, poi, ha ritrovato uno che ha allenato lo scorso anno, Matt Barnes (che con l’approdo a SAC è diventato il primo giocatore californiano a giocare per tutte le 4 franchigie californiane) e Rudy Gay, conosciuto quando a Memphis era l’assistant coach (e il buon Rudy giocava il basket forse migliore in carriera). I Kings sono stati avanti anche nel terzo periodo, ma la solidità di Atlanta li ha alla fine lasciati sul lato della strada. Se guardiamo al rendimento vero e proprio il migliore tra gli Hawks dovrebbe essere Millsap (13-14-8) o Korver (17 con 5/8 da 3), ma la gara è stata vinta da Dennis-Deutscheland: Schroeder, incappato in una brutta serata di tiro (5/14, 17-3-5), ha però preso il fallo (un blocco in leggero movimento) e aizzato la litigata che hanno messo fuori partita, more solito, la capoccia inguaribile di DeMarcus Cousins (14+12). Non solo: pochi secondi dopo quel siparietto ha attaccato DMC che ha fatto fallo, infuriandosi ancora di più. Di fatto la gara ha svoltato verso Atlanta in quel momento. Nonostante un buon Gay (22-3-5) e un discreto Ty Lawson in regia. Nei Kings il talento si mischia ai seguenti personaggi: il Cinico Disilluso (Gay), la Testa Calda N.1 (DMC), il Fan di Trainspotting (Lawson), lo Scazzottatore (Barnes), Barbablù (Collison, che sconta ancora le 8 giornate di squalifica senza paga per esser stato riconosciuto colpevole di violenza domestica sulla compagna ad inizio ottobre). Una bella Comédie de l’Art, un gruppetto che solo pochi possono gestire con qualche profitto, e Joeger è tra quei pochi. Atlanta continua un percorso quasi classico: vincere senza incantare. Budenholzer (che con Joerger forma una bella coppia di opposti alla Attenti a quei Due) ha trovato la seconda buona gara di DH (18+11, ma 8/20 dalla carità), e una bella distribuzione tra i suoi: 6 in doppia cifra nonostante il 41.8 % al tiro, tutti tra 10 e 18 pti.

BARCLAY’S CENTER, BROOKLYN. CHICAGO BULLS 118 – BKN NETS 88
Ecco una gara da veri Brooklyn Nets, persa e strapersa fin da subito (Bulls +18 dopo il primo quarto), come da pronostico prestagionale. Finora i Nets avevano lottato fino alla fine, rimontato nei quarti periodi, perso di misura. Stanotte son tornati a casa con 30 punti di distacco, potrei dire solo 30 grazie alla relativa misericordia dei Bulls. I quali, è vero, hanno due campioni come D-Wade (12-3-4) e Jimmy Butler, ma il vero uomo-guida in questo frammento iniziale di stagione è RR (10-4-4), che sta lasciando liberi Wade e Jimmy-B (22-6-2) di giocare il loro basket, non toglie loro palloni, ma sta elevando il rendimento di tutti gli altri. A volte troppo visionario, a volte bizzoso e inconsistente, tuttavia nella spettacolarità di Rondo c’è sempre stata tanta scienza, e nessuno può smentire che sia sempre stato una pg “pass first”. Quest’anno (e finora, certo) però il livello della sua distribuzione ha il calibro e insieme la rarefazione della vera alchimia: se ne stanno giovando tutti i Bulls, Mirotic (16+10), McDermott (12-3-3) e soprattutto Taj Gibson (14+11 con 7/9 al tiro), tornato quello a tratti scintillante di tre stagioni orsono. Uno dei motivi del KO dei Nets è anche nella % da 3: 5/31. Avendo coach Atkinson posto molta enfasi su un tipo di gioco “modello Eurolega” con tanto pick and roll e tante triple, è ovvio che una simile nottataccia abbia portato la prima disfatta vera per BKN. Resta da osservare se sia la prima della serie, oppure se davvero il carattere pugnace faccia parte del DNA di questa formazione. Il nostro protegé Kilpatrick segue la squadra (0/6 da 3) ma segna lo stesso 13, unico a portare qualcosa dal pino. Al volo: una partenza 3W-0L non capitava per i Bulls dal 1996-97, Era MJ.

STAPLES CENTER, LOS ANGELES. PHOENIX SUNS 98 – LA CLIPPERS 116
Nel gioco sparatutto che pare essere il loro non troppo produttivo marchio di fabbrica i Phoenix Suns hanno pareggiato primo e terzo quarto con il punteggio totale di 58-58. Purtroppo, appena le percentuali li abbandonano, in difesa risultano essere semplicemente disastrosi, e nell’altra mezza partita accumulano i 18 di svantaggio. Beccano la quarta Grande L su 4, e sono la 30’ squadra della NBA, al momento. I Clippers, invece, non partivano con 3 W senza macchie dal 2007-08, e stanotte ringraziano, come quasi sempre, il loro terzetto magico. Magico per il talento e la bravura singola, e anche perché è pura magia come un trio del genere possa ancora stare insieme pur, molto banalmente, odiandosi dal profondo l’un l’altro. Misteri di ClipperTown, frazione di Paperopoli. Dicevamo di Blake (21-11-5), DAJ (19+11) e CP3 (24-5-8), terminiamo con la prestazione discreta ma anche sconcertante di Knight, dei Suns: 18 con 6/13, ma assolutamente NULLA ALTRO, cioè nessun rimbalzo, assist, recupero, stoppata…… Brrrrrrrrrividi: giocatore od ectoplasma?.., ma ad allontanare l’eco di un Blair Witch Project per il basket della Halloween Night, ecco, in fondo alla riga, 2 palle perse.