Nell’immagine dell’articolo l’omaggio a due jerseys storiche.
Vantavano complessivamente fino a stanotte 14 stagioni e mezzo di vita, e in meno di 6 mesi quei numeri hanno entrambi cambiato colori. Nella tarda serata italiana infatti il palcoscenico NBA è stato preso dalla trade che ha portato Blake Griffin ai Pistons.
Erano in programma anche 6 partite, con rara assenza di gare sulla WestCoast. Molte delle partite erano dei testa-coda o coda-coda (PHO-MEM), e il confronto di maggior interesse era a Denver tra Nuggets e Celtics.
Seguendo l’importanza delle news, iniziamo dalla trade tra Clippers e Pistons. A Detroit va Blake Griffin insieme al centro Willie Reed, e a Bryce Johnson, ex Stella collegiale di North Carolina sinora massacrato da problemi alla schiena. A ClipperTown finiscono Tobias Harris (nel momento migliore di Detroit anche Player of the Week in questa stagione), Avery Bradley (arrivo estivo da Boston, coinvolto recentemente in accordi monetari circa presunte molestie sessuali) il centrone serbo Marjianovic, la prima scelta (1-7 Protected) del 2018 e la seconda scelta 2019. I Clippers sono altresì in ascolto per offerte su Lou Williams e DeAndre Jordan. Come previsto la Los Angeles Minore, dopo la partenza di Paul e nonostante il dipanarsi di un’ottima stagione che li vede in piena lotta-playoffs, ha deciso per il rebuilding. I Pistons si aggiudicano un quasi perennial All-Star, davvero un grande giocatore, ma con due difetti: età (29, 32 alla scadenza dell’attuale contratto) e contratto. Ora Detroit trova il proprio cap-room del tutto imballato: all’inizio della prossima stagione avrà 57.7 MM$$ impegnati nei contratti dei soli Griffin e Drummond, e con soli 12 giocatori (il roster è di 15) saranno già 3 MM$$ oltre la soglia della luxury tax. Tecnicamente una trade win-win, con prospettive manageriali non del tutto positive per i Pistons. Certo una bella sfida e una bella gemma insolita (almeno nei tempi recenti) per Stan VanGundy, coach e GM di Detroit, famoso per saper allenare da Dio i giocatori “medi”.
Ora le gare. Tra i testa-coda la visita di Minnie ad Atlanta ha regalato la sorpresa: Hawks vincenti (105-100) contro Lupi parecchio appisolati, che non sono riusciti a trarre vantaggio dalle ben 21 perse avversarie. 13 triple segnate dai Falchi contro le sole 7 di Minnesota hanno segnato la differenza, oltre alla prestazione di DennisDeutscheland (18-2-11) contro Jeff Teague (2-0-10 con 1/12 al tiro) il giocatore che due stagioni orsono era il suo capitano. Ora Schroeder definitivamente ha superato Teague. Belinelli 8, 2/5 da 3.
Indiana (105-96) batte Charlotte con Oladipo 25-5-3 (10/12 da 2) e un’altra doppia-doppia di Sabonis Minore (11+10), mentre la povertà degli Hornets è evidenziata dal fatto che ben 67 dei 96 punti vengono da soli 3 giocatori (Kemba-Batum-Howard): aggiungendo gli assists il trio ha avuto parola su almeno 83 pti….e gli altri dove erano? Milwaukee riceve e rimanda a casa i Sixers (107-95, e l’interim Puntry è 4W e 0L, intanto) con 31-18-6 dello Pterodattilo: peggiori del previsto, però, le condizioni della caviglia sinistra di Bledsoe, che ha resistito solo 3 mins in campo ed ora è in lista infortunati con seri dubbi sulla possibilità di giocare in settimana; contrariamente a quanto fatto trapelare dall’altro staff medico, quello di Phila, Joel Embiid NON ha giocato in back-to-back.
Il coda-coda ha visto prevalere Memphis (120-109 e 27-1-4 del Prof. Tyreke Evans, forse in partenza verso i Celtics), ma per Phoenix la bella notizia è che le costole di Devin Booker non sono rotte: potrebbe giocare mercoledì. Miami non ha fallito l’appuntamento con la bassa classifica dell’Ovest, passando a Dallas (95-88) con 25+14 di Hassan Whiteside, mentre ancora nessuno di noi riesce a riprendersi dalla mancata convocazione di Dragic per lo ASG (dove invece sarà Bradley Beal: comicità pura).
La gara del Pepsi Center era importante per gli ospiti Celtics che devono rintuzzare l’assalto dei Raptors al vertice della Eastern e per i Nuggets impegnati nella corsa ai Playoffs ad Ovest. Attualmente Denver è ottava, mezza partita di vantaggio sui Clippers, una e mezzo di ritardo su Portland e Nola: il mercato (Griffin e forse Jordan via da L.A.) e il caso (infortunio a Cousins) per ora sembrano dare ai Nuggets più di una mano. Aiuto che non si sono dati da soli, nonostante una rimonta che li ha portati a 108-108 con 43 secs rimasti sul cronometro, poi però Boston ha messo una tripla (Brown, quella l’unica del suo 1/5 oltre l’arco), mentre i Nuggets sono andati per 2 pti e difesa. Difesa ok, ma pochi secs rimasti (meno di 5) e no Time-Outs left, quindi preghiera di Barton, non ascoltata. 111-110. Gara di parziali: Boston avanti 49-29 verso la fine del primo tempo, poi rimontata grazie a due momenti da 4 minuti di siccità offensiva (11-2 e 13-4 per Denver). Molto positivo il rendimento di Kyrie (cui però ginocchio sx e spalla dx dan problemi) che nelle ultime 5 ha 31.4 ppg col 59% dal campo (incluso il 50% da 3), ottimo nel primo tempo Marcus Morris (3/3 da 3 + una tripla falleggiata che gli è valsa i 3 liberi) e per tutta la gara Jayson Tatum (20-6-4 con 1 rec, 1 stoppata e nessuna persa). Denver ha difeso davvero solo nel terzo periodo e per la seconda metà del quarto, contro una squadra alla quarta gara di un lungo road-trip. Nel secondo half inoltre, mentre Boston boccheggiava, i Nuggets hanno riscoperto il pitturato, che fino alla pausa aveva fruttato loro solo 10 pti. Jokic (24-11-5) e Plumlee (16+8 con 2 stoppate) hanno accumulato quasi tutto il loro bottino dal minuto 24 in poi. Pur considerando la tegola dell’infortunio al grande Paul Millsap, il problema Nuggets nel gioco interno è reale, e vale soprattutto per la panchina, in cui Faried ormai è poco più di un fantasma. Solo Trey Lyles esce dal pino e cerca (non spesso) fortuna in area: stanotte ha giocato una grande gara, ma in sostanza da esterno come dimostra il 4/7 da 3. A proposito di Lyles, curiosa disparità statistica: su NBAtv durante la gara il suo score era dato 21+11, le stats finali di ESPN recitano 20+7.