Questa notte, tra le 5 partite NBA, si è giocata la seconda dell’anno in terra messicana.
In entrambe le gare sono stati coinvolti i Suns, e in entrambe le gare i loro avversari sono stati dei Texani (i Suns hanno perso con Dallas e vinto incredibilmente stanotte contro gli Spurs). Evidenti le ragioni di prossimità, ma il viaggio alla Mexico City Arena potrebbe nel futuro medio/prossimo diventare un’abitudine per tutte le altre franchigie NBA. Le gare a Londra e Città del Messico rientrano nel progetto GlobalGames, a proposito del quale il coach dei 76ers, Brett Brown, che ha allenato la Nazionale Australiana, ha detto che secondo lui la nazione-continente merita di ospitare un certo numero di gare NBA; anche per via del numero sempre in aumento di Australiani nei rosters. Durante la conferenza stampa Silver ha espresso dichiarazioni molto interessanti.
1 – Città del Messico rappresenta un mercato entusiasta nei confronti della NBA: l’Associazione dunque progetta non solo, nel breve periodo, di aumentare il numero delle partite da svolgere nella’Arena, ma anche, a più lunga disanza, di portare in città una franchigia, “anche se espandere il numero delle squadre non è al momento nei nostri progetti primari”.
2 – Silver ha confermato comunque la seria probabilità della cosa rivelando che la NBA avrebbe individuato la seconda città (avendone anche già valutato positivamente l’Arena) in cui far nascere la franchigia della D-League relativa alla principale di Città del Messico: si tratta di Monterey. Ad aggiungere sostanza al progetto e rivelando che gli studi di fattibilità della Associazione sono molto seri ed in fase avanzata, il responsabile di NBA-Mexico, Raul Zarraga, ha rivelato che uno dei punti attualmente più deboli della intera questione risiede nel basso numero di potenziali NBA-players che il Messico riesce ad esprimere e che la Associazione sta già lavorando con le varie categorie dell’istruzione e dello sport messicano per cercare di promuovere il basket tra i ragazzini in età scolare.
3 – Lo studio delle potenzialità di mercato condotto dalla NBA parla di 20 milioni di persone, e, ha aggiunto Silver, “è ovvio che lo sbarco eventuale in Messico” aprirebbe le porte ad ancora più future, ma non impossibili, espansioni in Sud America. Su questo ultimo punto è scattata la lampadina (futuristica ma non fantasiosa) del vostro cronista: la lampadina luccica e illumina una bandiera con colori uguali alla bandiera USA. Parlo dello sbarco NBA a Cuba. E ricordo a tutti che, molto prima che a Pechino potesse tornare un qualsiasi diplomatico statunitense, le vie della città erano popolate di magliette col numero 23 e di scarpe AirJordan. Quando si dice che non difendono, che è un carrozzone, che è solo show: si pensi anche a queste cose, prima. E, magari, anche a quel che Gianni Petrucci NON sta facendo per il basket italiano: farlo è facile, perché il catalogo di NON è vastissimo.
Ma ora veniamo alle 5 partite giocate in nottata, cominciando proprio da Città del Messico.
MEXICO CITY ARENA, D.F., MEXICO. SA SPURS 105 – PHOENIX SUNS 108
Gli Spurs hanno fatto arrabbiare Pop, perchè hanno perso per pura deconcentrazione, e non in un momento paticolare della gara, ma lungo tutta la sua durata. Non è tutta farina del loro sacco, però, secondo noi. In ogni caso è vero che hanno perso prendendo 14 tiri in meno e 12 rimbalzi in meno, hanno perso di 3 sbagliando 10 liberi (24/34). I meriti dei Suns sono nel non aver lasciato mai un vero rush positivo a San Antonio. Lasciato sfogare Kawhi (38-4-3 ma anche 3 insolite palle perse), lo hanno “pareggiato” grazie a Devin Booker (39-2-2), e hanno giocato forte sull’assenza di Paddy Mills ordinando a Bledsoe di attaccare sempre i due vecchietti Ginobili e Parker: missione riuscita, perché Bledsoe ha scritto 17-6-10, ed era presente quando, nell’ultima azione degli Spurs, Manu partiva in palleggio per buttarla via. Una notazione ora su quel che sta diventando un difetto degli Spurs: appoggiarsi troppo a due soli giocatori, ovvero Kawhi e LMA. Intendiamo dire che Gasol a soli 4 tiri dal campo è una cosa non razionale; Leonard ha tirato 20 volte e 14 dalla lunetta, il che significa che i tiri in sua mano sono stati 27: aggiungendo i 14 di Aldridge otteniamo che questi due hanno avuto 41 degli 85 possessi degli Spurs sfociati in un tiro o in un viaggio in lunetta. Una % così alta facilita le difese, è l’attacco che si butta da solo in un imbuto. Ha facilitato quella dei Suns, figurarsi quella di Memphis o di Golden State, per restare ad Ovest. Ed è irrazionale che il possesso decisivo venga dirottato, per far finta che l’imbuto non esista e che le soluzioni siano molteplici, su un pur valido Ginobili (16-2-3) invece che dato in mano a quello che fino allora aveva scritto 38.
VIVINT SMART ARENA, SALT LAKE CITY. ORLANDO MAGIC 107 – UTAH JAZZ 114
Gli Utah Jazz sono arrivati al palazzo con un quarto di ritardo, e hanno cominciato lasciando 13 punti di margine ai Magic, illudendoli. Poi si sono messi l’uniforme e hanno rimontato, sorpassato e controllato tranquillamente, portando tutto il quintetto in doppia cifra e in particolare Rudy Gobert a 19-19-2 con anche 2 stoppate. Gordon Hayward continua la sua serie di ventelli (23-7-5), ma siccome parliamo dei Jazz non poteva mancare l’infortunio. Si ferma verosimilmente a 5 la serie di partite in cui coach Snyder ha potuto godersi tutto il suo quintetto base al completo. Si è fatto male Rodney Hood, iperestensione del ginocchio destro: in terzo tempo è finito col piede sul piede del difensore (Meeks) facendo partire in avanti l’articolazione. Il giocatore è uscito non sulle sue gambe ma aiutato dallo staff medico, e al momento due o tre partite di assenza sono il minimo da aspettarsi, e sarebbero, in verità, una gran buona notizia. Per Orlando 21-4-4 di Aaron Gordon e 28-9-9 di Payton.
STAPLES CENTER, LOS ANGELES. LA LAKERS 97 – LA CLIPPERS 113
Il derby di LA, che è più sentito di quanto possiamo immaginare, si è risolto in favore di ClipperTown, che arriva alla quinta W consecutiva dopo che erano state 6, tra metà e fine dicembre, i ko filati. Si era però in coincidenza con gli infortuni, in parte contemporanei, di Griffin e Paul. Now we’re healtier, dice JJ redick a chi gli chiede il motivo delle 5 in fila. Griffin, essendo oggi il 16, ha già mancato il progetto di ritorno “mid January”, e probabilemente continuerà le sue corsette a bordo campo come stanotte per un’altra settimana. La gara ha avuto pochissima storia, e a divertirsi di più è stato DAJ, che ha chiuso 24+21: tra alley-hoops e tap-in ha tirato al volo da sopra il ferro per 6 volte, e il suo unico errore al tiro (12/13) è avvenuto perché Paul gli ha alzato un lob davvero troppo arretrato….DAJ ha lo stesso carpito la palla, sbagliando il tiro ma segnando in tap-in; pare così semplice, vero? Tra i Lakers 21-4-3 di Clarkson e 14-5-5 di Ingram. A maggior ragione in una gara di poca intensità: continua la ripartizione marxista dei minutaggi di coach Walton, di cui abbiamo già in precedenza parlato…consultate il nostro archivio NBA sul sito.
UNITED CENTER, CHICAGO. NO PELICANS 99 – CHICAGO BULLS 107
Inutile dire che, col ritorno del Prof. Tyreke Evans, in campo le cose siano un po’ migliorate per Nola (6 vinte nelle ultime 10), miglioramento confermato dalla discreta prova offerta in casa dei Bulls. Già..casa dei Bulls, Chicago. Uniti nella stessa inquadratura (a inizio partita e poi anche, noiosissimo, in ogni possibile occasione): D-Wade ed Anthony Davis (la star scontenta ingabbiata a Nola dal contrattone appena firmato, ma sempre in tanti rumors per questa-quella-quell’altra trade), entrambi figli di Chicago, uno appena tornato, l’altro…chissà. I Bulls la vincono nel quarto periodo, quando si accende del tutto anche Wade (22-5-5) a dare una mano a un ottimo Jimmy-B (28-8-6 con 4 rec e 2 stoppate: partitona!). Ormai Michael Carter-Williams è la pg titolare per i Bulls e Rondo il suo cambio. Il fatto che RR sia un simpaticissimo bastardo è anche nel 2/3 da 3 punti con cui fa sorridere tutti coloro che ne conoscono (e in fondo adorano) il carattere ostinato, superbo, sprezzante, infantile….noi tra quelli. Per Nola 36+14 del Monociglio, 14-6-1 del Prof e prestazione “rondeggiante” di Holiday: 3 rimbalzi, 12 assists, ma 1 solo punto.
VERIZON CENTER, WASHINGTON DC. PHILADELPHIA 76ERS 93 – WASHINGTON WIZARDS 109.
Riposa Embiid e si fermano i Sixers. Il suo sostituo Okafor gioca una bella gara (26+9), ma capiamo lo scoramento di Jahlil nel dover competere per il posto contro un mostro sia fuori che dentro il campo. Per Phila una bella notizia può essere la rpima bella gara del Francese. Timothe Luwawu-Cabarrot gioca 26’ e finisce 12-6-2 con il 50% al tiro. In attesa di vedere se avremo un nuovo Timoteo giusto (ci è rimasto solo quello Russo, sbagliato), complimenti a TLC. Per Washington solito show di John Wall (25-7-7) bissato da Beal (20-4-4). Sul fronte news per i Wizards: Kelly Oubre jr sta evolvendo in un interessante difensore.