La Trade Deadline della NBA quest’anno è fissata al 23 Marzo, ma da dicembre storicamente iniziano i movimenti (veri) e le bufale. Infatti…..
ANDREW BOGUT. L’Australiano dei Mavs, attualmente, è in lista infortunati, e letteralmente non si sa quando potrebbe tornare. Le sue parole testuali sono state “i could miss anywhere from 10 days to 4 weeks”. Il problema sono le ginoccchia, come sempre, e Bogut è un giocatore simbolo di quel che significa “injury prone”. Tuttavia, è anche uno che, al meglio del suo potenziale, può garantire, in circa 24′ medi di impiego, rimbalizi in doppia cifra e stoppate a cavallo delle 2 a partita. Anche in una squadra disgraziata come i Mavs di quest’anno il suo apporto si fa sentire e ha segnato, almeno nel primo mese di attività, l’unica parte del gioco e l’unica casella statistica in cui i Mavs erano nel primo terzo della NBA. E’ principalmente merito suo se, nelle 16 gare che è riuscito a giocare, i Mavs hanno tenuto la miglior difesa NBA nel pitturato subendo meno di 38 pti a gara; e nonostante non giochi da 6 partite, Dallas ha ancora la ottava difesa della Associazione. Chi è interessato a Bogut? Due squadre: la prima sono i Blazers, che vengono sistematicamente ridicolizzati a rimbalzo da chiunque li affronti, e avrebbero dunque bisogno di un tipo del genere. La seconda squadra ha un problema simile, anche se non disperato come i Blazers: si tratta dei Boston Celtics, che, però, secondo noi, mirano anche ad altro, ipoteticamente acquisendo il giocatore. Anche stanotte, perdendo contro Toronto, i Celtics hanno evidenziato una caenza di potenza a rimbalzo (ok), di protezione del ferro (ok), ma soprattutto di enorme differenza tra il rendimento della panchina e quello del quintetto. Il rpoblema è stato enfatizzato dall’assenza di IT4, ma di certo Bogut, entrando dal pino, porterebbe pregio alla second unit dei Celtics. I rincalzi di Boston, a parte Rozier, non sono particolarmente abili nel portare punti, e non travando al momento nessuno scorer di livello sulla piazza, il difetto potrebbe venire arginato, nelle idee di Stevens ed Ainge, non segnando di più, ma subendo di meno. Livello di veridicità della trade: buono.
PAUL GEORGE. Questa trade invece si avvicina parecchio allo status di bufala. La composizione sarebbe la seguente: George e Monta Ellis ai Pistons e Caldwell-Pope+Stanley Johnson+Tobias Harris, due prime scelte non protette (2017 e 2019) e una protetta (2018). Molti siti e lo stesso coach e GM dei Pistons, Stan VanGundy, hanno espresso commenti ironici sulla cosa. Nessuno ha detto nulla, ma anche questa ipotesi sembra piuttosto irreale, di un possibile trasferimento a Boston (in cambio di Jae Crowder, Jaylen Brown e/o Amir Johnson e qualcuna delle 8000 scelte che i Celtics possiedono da qui al 2020) del duo di Indiana. In ogni caso, anche se le due notizie difficilemente avranno effettiva realizzazione, è reale il malcontento che scorre nelle vene di The Revenant. Il principale motivo, oltre ovviamente all’attuale record che non consentirebbe ai Pacers di entrare nei PO, è il rapporto “tecnico” che PG13 ha col nuovo coach McMillian. In breve, secondo il giocatore, il coach non capisce un tubo. Le voci di trade sono altresì alimentate da una dichiarazione recente di Larry Bird non bissata dal giocatore. Il GM dei Pacers ha infatti affermato “Ci piacerebbe offrire a George un’estensione dell’attuale contratto” (scade nel 2019 e rispetto ad altre stelle George guadagna ridicolmente poco, meno di 20 MM all’anno), ma la risposta “non vedo l’ora di firmare” non è arrivata, anzi pare che un colloquio tra Bird e il #13 abbia chiarito che Geroge non pensa nemmeno lontanamente ad un’extension. Da qui, ma ci sono minimo 2 anni di tempo per realizzare un affare, l’idea del Grande Uccello di mettere la sua star sul mercato.