Allora, dopo l’assemblea di lunedì Legabasket si ritrova a Milano giovedì la prossima settimana per portare un contributo collettivo di idee al rilancio, primo passo per individuare le zone critiche del movimento, che non sono solo televisione, impianti, ma coesione, ricerca di risorse economiche, pari diritti, trasparenza del diktat, rapporti con la Fip mentre il problema più urgente è anche definire prima della fine dei playoff, con l’aiuto di qualche esperto legale di diritto sportivo e comunitario anche la definizione delle quote giocatori stranieri e comunitari. Inoltre è utile anche un’interconnessione con la Lega gemella che si riunirà a sua volta per stabilire l’agenda dei lavori, per parlare di Tv, di risorse e anche di un accorpamento di gold e silver, e dell’eventuale formula, promozione e retrocessioni.

La riunione di Legabasket, sbloccato l’imbarazzo della vicenda-Minucci con le dimissioni dello stesso, si tiene a Milano approfittando della partita, anche qui vecchio costume di fare tutte le cose alla svelta, senza i dovuti tempi. E le continue trasferte a Milano rendono sempre più obsoleta la sede di Bologna che qualcuno avrebbe voluto chiudere da quel che si dice in giro per trasferirla a Milano. In clima di spending review non è meglio utilizzare la casa istituzionale, e migliorare l’ambiente rivitalizzandolo e promuovendo una serie di incontri a tema, magari con varie commissioni impegnate a studiare a fondo i punti della riforma?

Intanto è confermato che per l’ordinaria amministrazione la Lega si affiderà fino al 30 giugno a Valentino Renzi. Per quanto riguarda il nuovo assetto, sta nascendo una maggioranza favorevole a un presidente neutrale e un manager o direttore generale. Oppure un direttore generale forte, che non può essere un riciclato fra quelli che hanno operato come presidenti, e un presidente onorario di prestigio, un tutor-garante in grado di dare un contributo con la sua esperienza, personalità e contatti nel mondo imprenditoriale e dei media nei grandi passi che aspettano l’organismo. E la candidatura di Walter Veltroni come presidente onorario effettivo e non “honoris causa” come è oggi non trova grandi avversari, e magari sarebbe lui a proporre un direttore generale forte ma naturalmente votato dai presidenti, un tecnico che però non abbia incrostazioni con la politica.

encampana@alice.it