E’ cominciato il conto alla rovescia per il draft della NBA del 26 giugno al Barclays Center di Brooklyn, la casa dei Nets di cui anche Beyoncè e il marito rapper sono fra i proprietari, dove dopo 24 anni non “officerà” più David Stern che ha passato la mano a Adam Silver nel ruolo di commissioner.
Dopo l’anello degli Spurs di Belinelli l’attenzione si concentra sul futuro degli Heat e in particolare sulle intenzioni di LeBron e l’addio di Melo Anthony ai Knicks, e naturalmente sul draft con i migliori 60 giovani del pianeta, fra cui 11 giocatori internazionali, tutti europei, col fenomeno Dario Saric top-list come n.13 di chiamata bloccato da Minnesota e anche Alessandro Gentile.
La notizia che Philadelphia puntava sul giovane capitano dell’Armani, inserito nel draft come n.52, è arrivata poche ore prima che il capitano dell’Armani andasse in campo in gara 3 a Siena, e certamente potrebbe averlo frastornato, ma è anche vero che non è piaciuta come è stato gestito. Il giocatore era molto nervoso, ha finito la gara per una manata lieve sulla spalla a Jennings con un fallo antisportivo.
In America il figlio dell’ex reuccio di Caserta, il grande Nando, capitano dell’ultimo scudetto milanese, vincitore di una Coppa dei Campioni da titolare del Panathinaikos, viene presentato dagli scout come “il piccolo Melo Anthony” o “il nuovo Danilovic”. “Ale” è giocatore atipico “combinazione di talento e forza fisica che può essere un jolly importante per molte squadre europee se controlla il temperamento e sviluppa un atteggiamento vincente”.
Nella scheda che fa da guida al draft, questi i voti relativi alle voci che concorrono a dare l’identikit di una prima o seconda scelta: 7 atletismo, 8 fisico o taglia, 7 difesa, 8 abilità, 6 velocità, 7 leadership, 8 maturo per la NBA (NBA ready), 8 palleggio, 7 passaggio, 6 potenziale.
Quindi le sue doti, per gli americani, sono il fisico che gli permette di giocare in due-tre ruoli e anche post vicino a canestro per l’uno contro uno, l’abilità che significa essere un talento completo, la capacità di adeguarsi al salto di categoria dalla Spaghetti-League alla Mecca del canestro e il palleggio in traffico grazie al gioco di piedi, l’equilibro del corpo e la capacità di essere lucido nelle fasi difficili del match. E’ considerato uno dei giocatori più “intriganti” europei della sua generazione con 10 anni di carriera davanti a sé.
Comunque,a 24 ore dalla comparsa del suo nome nella casella n.52 del draft con destinazione Philadelphia, la città di Benjamin Frankin, di Kobe Bryant e del famoso “Doctor J”, il giocatore più spettacolare nella storia della NBA, la posizione è confermata, mentre è passato al 55° posto il lettone della Grissin Bon Ojar Silis che interessa Miami . E’ entrato fra i “seconda scelta” col n.53 il serbo Nemania Dangubic, small guard, probabilmente su segnalazione di Nikola Pekovic, uno dei due giocatori europei col gigante Walter Tavares (o meglio Walter Samuel Tavares Da Veiga, 220 centimetri nato a Capo Verde e naturalizzato spagnolo) sui quali punta Minnesota per la rifondazione. E col croato Dario Saric, il fenomeno di Sibenik, la città di Drazen Petrovic, la franchigia di Mineapolis diventerebbe un vero fondaco slavo!
E’ entrato fra i primi 30, come terzo europeo, il serbo Bogdan Bogdanovic, tosta small guard del Partizan, una delle novità dell’Euroleague, da non confondere col Bogdanovic croato scelto due anni fa dai Nets. In un primo momento San Antonio era interessata a Vasilje Micic,play serbo che finisce nella “spesa” di Philadelphia.
Rispetto alle 3 di notte del 20 giugno, Andrew Wiggins ha scalato altre posizioni e nel “Draft Mock” lo small forward di Kansas è arrivato in cima e andrebbe a Cleveland mentre il compagno Joel Embiid , scultoreo centro tipo Bronzo di Riace, scende al terzo posto ed entra nel mirino di Philadelphia. Al numero 2 il pupillo di Mike Krszewski a Duke, Jabari Parker. Poi al n.4 Marcus Smart per Orlando, al n.5 Noah Vonleh per Utah, al n.6 l’australiano Dante Exum per Boston, al n.7 Julius Radle per i Lakers, al n.8 Aron Gordon per Sacramento, il 9 Zak LaVine per Charlotte e il n.10 Nick Stauskas a Philadelphia.
Balza all’occhio che Philadelphia vuole fare la parte del leone e giocarsi le varie scelte rastrellate in precedenti operazioni di mercato, per cui si porterebbe a casa ben 7 giocatori: le prime scelte Joel Embiid (Kansas, centro, 19,4 punti e 14 rimbalzi di media) e il n.10 Nick Stauskas (Michigan, shooting guard canadese di Missisagua Ontario, 15,7 punti, sophmore) e le seconde scelte n.32 Vasijle Milic (Serbia, point guard), 39 Deandre Daniels (UConn, small forward, junior), 47 Jarnell Stokes (Tennessee, power forward, junior), 52 Alessandro Gentile (Italia, 22 anni, shooting guard-small forward-power forward ), 54 Alec Brown (Wisconsin, centro, senior).
La franchigia che sceglie un giocatore internazionale frutta un diritto di cartellino di 550 mila euro stabilito dalla FIBA, nel caso di Gentile bisogna vedere però se andranno all’Armani o figurano come credito della Benetton nella clausola del contratto di cessione. Più facile che il titolare del credito sia Nando Gentile che, se ricordo bene, possedeva il cartellino quando mandò il figlio 15enne alla società trevigiana che è il club italiano che ha dato più giocatori e allenatori alla NBA. Da ultimo Gentile e David Blatt.
Al momento la lista delle scelte europei è la seguente: Prime scelte: 13 Dario Saric (Croazia, Minnesota), 28 Jusuf Nurkic (Bosnia Erzegovina, Los Angeles Clippers), 30 Bogdan Bogdanovic (Serbia, San Antonio). Seconde scelte:32 Vasilje Milic (Serbia, Philadelphia), 34 Clint Capela (Svizzera, Dallas), 40 Walter Tavares (Spagna-Capo Verde, Minnesota), 41 Thanassis Antetokoumpo (Nigeria-Grecia, Denver), 52 Alessandro Gentile (Italia, Philadelphia),53 Nemanja Dangubic (Serbia, Minnesota), 55 Ojar Silis (Lettonia, Miami), 59 Axel Toupane (Francia, Toronto). Gli slavi fanno la parte del leone con 5 giocatori, di cui tre “prime scelte”, ci scusino Proli, Marino, il presidente Petrucci, il liquidatore di Siena e chi ha portato la Mens Sana al fallimento, gli allenatori, quelli che credono che con la Tv il basket possa bucare lo schermo, ma noi dobbiamo diventare slavi, frase scritta almeno 6 anni fa, quando cominciava la politica delle naturalizzazione. Per prendere giocatori che rifiutavano magari la nazionale.