Andato in archivio il PRIMO QUARTO CON… FEDERICO BUFFA: Gli inizi e l’America, siamo pronti a giocare il SECONDO QUARTO: IL RAPPORTO CON IL BASKET
Il Basket: io dico sempre che chi si innamora di questo sport contrae una sorta di malattia da cui non ha nessuna voglia di guarire. E’ così anche per te?
The desease. Assolutamente.
Le tue telecronache delle partite NBA, oltre al commento di quel che accade in campo, sono ricchissime di aneddoti, curiosità e storie riguardanti i protagonisti in campo e fuori. Come fai a saperne tante?
Perché se non è un lavoro ci metti il triplo della passione. Se la tua passione è un lavoro o il lavoro è una tua passione ci metti qualcosa di più.
Molti appassionati di basket non proprio “pischelli”, tra cui mi inserisco anche io, rimpiangono la pallacanestro degli anni ’80-’90, sicuramente meno fisica e spettacolare, ma più tecnica e forse per palati più fini. Cosa ne pensi?
Più romantica, sicuramente. Questo aspetto della fisicità vale un po’ in tutti gli sport, nel basket si nota di più perché il campo è piccolo. Se tu vedi una partita degli anni ’70-’80 di calcio ti accorgi che oggi sono grossi il doppio, che hanno un’altra velocità, ma lo vedi su 105-110 metri di campo. Nel basket è imbarazzante, perché i giocatori 2.10 o 2.15 che giocano a 8 metri da canestro allora sarebbero stati sacrileghi, adesso sono considerati normali perché l’evoluzione del gioco ha portato lì. Sinceramente se c’è uno sport in cui dovrebbero allargare il campo è questo, per ridargli un pochino della naturalezza che aveva negli anni ’80-’90 e che adesso obiettivamente si nota meno perché la parte fisica ha preso il sopravvento, per un fatto proprio di distanze e corpi in un contesto piccolo.
Il tuo cestista preferito di tutti i tempi?
A parte chi mi ha iniziato al gioco? Si va a periodi perché io, come tutti credo, ho avuto il periodo in cui ero innamorato di questo, di quello, perché ho trascorso quasi 40 anni a seguirli e quindi è normale…
(Lunghissima pausa).
E’ molto difficile.
Sono contento di avere ancora un’età per non aver visto giocare Wilt Chamberlain, se no a questo punto non saremmo qua a discutere (ride), però sono sicuro che mi sarebbe piaciuto vederlo giocare mentre giocava per davvero. Anche soltanto per avere la certezza, in un ritorno al futuro, che non era un uomo ma un semi-dio, per poterlo vedere da vicino. Perché l’ho visto da vicino nel 1997 al primo All Stars Game che ho commentato in loco. Era il giorno in cui l’NBA festeggiava i suoi primi 50 anni e lui era lì. La prima volta l’ho visto giocare nel 1978 nella palestra UCLA, a quel punto avrà avuto 45 anni e dominava contro gente dell’NBA. Io avrei voluto vederlo giocare quando dominava giocando nell’NBA per vedere che cos’era. Perché se lui era così a 45 anni io non voglio sapere, e in realtà voglio sapere, come fosse a 25.
E quello di oggi?
Bella domanda… beh, veder giocare Lebron James dal vero è una sensazione che non so nello sport contemporaneo quante altre volte si possa provare. Come andare a vedere la finale dei 100 metri alle Olimpiadi. Hai visto Bolt correre in tv, poi vieni a vederlo correre e non avevi visto niente. Vedere una partita a bordo campo con lui in campo fa veramente impressione.
Il basket di casa nostra è qualcosa che segui o te ne tieni volentieri alla larga?
Lo seguo troppo poco per poterne parlare. L’altro giorno mi ha chiamato il presidente Petrucci perché stanno varando una sorta di televisione per la Lega e mi ha chiesto se eventualmente fossi interessato. A parte il fatto che non potrei per via dei miei vincoli contrattuali, non son riuscito a dirgli quello che realmente penso e cioè che seguo troppo poco per poter dare un contributo. Credo di aver visto l’ultima partita di basket italiano dal vivo 3 o 4 anni fa.
Cosa pensi della vicenda Siena?
Bisognerebbe essere più informati, non mi sento di dare un giudizio.
to be continued… (Nel terzo quarto I Buffa racconta e le storie mondiali)