Roma batte Pistoia 70-63 al Palatiziano e, adesso possiamo dirlo, si iscrive ufficialmente alla caccia per i playoff che a sette giornate dalla fine della regular season distano soltanto due punti. In sei giorni la Virtus ritrova entusiasmo e soprattutto motivazioni per dare improvvisamente un senso ad un finale di stagione che come per magia, con due vittorie di fila apre scenari inimmaginabili fino alla settimana scorsa. Gran parte di questa ritrovata serenità arriva anche grazie ad un Ramel Curry, che all’esordio con la maglia romana firma 7 punti con 3/3 dal campo, ma mostra motivazioni e soprattutto una tecnica fuori dal normale che fa davvero ben sperare per quello che potrà dare una volta coinvolto completamente nei giochi della squadra. Ne ha toccati pochi di palloni, l’ex campione di Grecia con il Panathinaikos, ma tutti tramutati in giocate di altissimo livello sia in attacco, sia in difesa ( 3 palle recuperate ). Stupisce in positivo l’umiltà con cui il Cupido di Brooklyn abbia affrontato questa sua nuova avventura in Italia, la capacità di inserirsi in un meccanismo senza volerne stravolgere i ritmi e gli ingranaggi. Per quel che si è visto negli ultimi tempi a Roma, questa è davvero merce rara, di cui la truppa di Dalmonte ed il pubblico del Palatiziano avevano davvero bisogno. In attesa del miglior Curry, ci hanno pensato Jones e Stipcevic a confezionare una vittoria che alla fine non ribalta il -10 dell’andata a Pistoia, ma farà sentire prepotentemente il fiato romano sul collo delle pretendenti allo post season.
I due alla sirena hanno portato in dote 32 dei 70 punti finali siglati dalla Virtus, ma sono stati soltanto i finalizzatori di una serata che ha visto tutti i giocatori scesi sul parquet protagonisti di una grande prova. Senza Morgan, spedito da Dalmonte in tribuna per far posto ad Ebi, in una serata in cui c’era bisogno di facce convinte e braccia veloci, la Virtus per ventidue minuti è stata una macchina perfetta, raggiungendo i venti punti di vantaggio sul 40-20 al 22′, dopo aver concesso i primi punti a Pistoia dopo 6’45” . Orfana di Cianciarini e con Milbourne a mezzo servizio, Pistoia ha pagato in quel frangente l’imprecisione al tiro ( 1/13 da 3 nel primo tempo ), e le enormi difficoltà di Hall ( 5 con 1/6 ), sia nel portar palla sia nel cercare sotto canestro i lunghi. Con Filloy in regia la musica è notevolmente cambiata, e la squadra di Moretti è così riuscita a rientrare clamorosamente in partita proprio con 11 punti (su 16 totali) dell’italo-argentino nel terzo quarto, perfezionando la rimonta con i canestri di un Gilbert Brown ( 15 ), colpevolmente battezzato dalla difesa romana, ad arrivando al -2 a 1’21” dalla fine sul 63-61. A 40 secondi dall’epilogo Eta Beta Stipcevic, ispirato ancora una volta dall’anima celestiale del suo idolo Drazen, tirava fuori dalla sua tasca le ennesime sorprese per un pubblico romano oramai semi infartuato. Tanto coraggio da uomo vero, non poteva che essere premiato dalla tripla della sicurezza a 40 secondi dalla fine, l’ennesima perla stagionale che toglie l’imbarazzo dell’ennesima partita dominata che si stava tramutando in beffa.
Gli Dei del basket sanno guardare la faccia, ma soprattutto l’anima di quelli a cui regalano l’immensa dote di saper giocare a pallacanestro. L’anima di Rok, come quella di un Bobby ritrovato ( 17 ), e di un Capitano “cazzuto ” al punto giusto, è una di quelle che prediligono. Come i tifosi della Virtus, che a fine partita si coccolano ad uno ad uno tutti i protagonisti di una partita che ci riconsegna un gruppo in grado finalmente di sorridere, e pronto ad affrontare un futuro che potrebbe riservare sorprese. Se gli Dei del basket faranno il loro lavoro fino in fondo.