La final four per l’assegnazione della Supercoppa 2014 ci ha lasciato una certezza di cui essere orgogliosi, ma anche l’ennesima riprova che il basket italiano conosce benissimo il modo di farsi male da solo.

PUBBLICO La scelta di Sassari come location può essere vista come un tributo al raggiungimento dell’Eurolega e alla passione di un pubblico sempre caldo ma mai sopra le righe: dati di fatto che si devono riconoscere. Non si può tacere però che, dopo mesi in cui ogni tipo di esperto ha notato come la posizione dell’isola potesse essere un problema per il Banco di Sardegna per via di trasferte non sempre agevoli, è almeno strano pretendere una trasferta simile dai tifosi di ben 3 altre squadre, con prezzi non leggeri per viaggio e tagliandi dell’evento, per di più in un momento in cui, mediamente, si lascia respirare il portafoglio dopo gli eccessi vacanzieri e l’avviamento dell’anno scolastico dei figli. I posti vuoti al Pala-Serradimigni sono un contro-spot per il nostro sport e per coloro che presiedono all’organizzazione di certi eventi.

TV Anche qui note non positive. Il prodotto televisivo in riferimento al basket deve assolutamente essere rinnovato, e sia ciò detto al netto di ogni giudizio sulla “prestazione” dei singoli telecronisti o commentatori. L’asticella piazzata per l’Italia da alcune coppie di telecronisti è abbastanza alta per competenza, innovazione linguistica, capacità di incuriosire anche i non innamorati del basket. Penso che inseguire quel livello sia il compito della programmazione RAI. Il compito inizia con la pubblicizzazione dell’evento e continua fino al rendimento televisivo della telecronaca. Io credo sarebbe ora di tentare un esperimento ambizioso, e parzialmente in linea con il prodotto top del settore, quello di NBA-TV, pensando di affiancare un campione o allenatore locale, quindi sempre fresco e diverso, al telecronista: renderebbe meno ripetitive e schematiche narrazioni che al momento sono davvero poco stimolanti.

Supercoppa_2014_102

La Supercoppa 2014

ARBITRI Pronti-via: la seconda decisione della manifestazione era già una topica clamorosa, non dando 2pti su un libero brindisino toccato da mani milanesi. Non si vuole criticare la sbagliata assegnazione di una rimessa o l’eccessiva leggerezza con cui viene fischiato un tecnico: è il comportamento dei grigi nostrani a lasciare davvero perplessi, sia tecnicamente che come gestione della propria personalità in rapporto a quelle di giocatori e allenatori. Alcune chiamate, semplicemente, non si possono fare, perché indicano a tutti, sia quelli che al momento sono colpiti dall’errore sia a quelli che ne sono avvantaggiati, che gli arbitri non sono lì, non sono parte integrante del basket che si sta giocando in quel momento su quel campo. Forse è davvero il momento del professionismo totale, forse è davvero il momento di annoverare il problema arbitrale tra i mali del basket italiano tanto quanto la scarsa disponibilità monetaria o lo scarso utilizzo dei giovani italiani, forse è meglio smettere di dire che i nostri sono i migliori arbitri d’Europa perché è una fola.

Sassari_Sacchetti_Meo_301MEO SACCHETTI E’ la cosa di cui essere orgogliosi. Giocati 8 quarti, il Banco non è mai sceso sotto i 21 punti. Quattro volte ha segnato 22 punti, e i rimanenti parziali dicono 23, 24, 29. Qui, dietro, c’è una scienza. E’vero che è una pallacanestro gradevole quella di Sassari, ma si deve riconoscere che i tempi della simpatia e della esoticità sono finiti: la critica deve dire che non solo c’è lavoro, ma che è possibile che stiamo assistendo ad un tentativo di pallacanestro che potrebbe segnare una piccola svolta nel gioco, come la difesa parossistica di Maljkovic ne segnò una opposta a cavallo dei decenni ’80 e ’90. Spero che il basket sardo di coach Sacchetti possa diventare famoso come i Denver Nuggets di Doug Moe o come alcune parentesi davvero sublimi del Real di Laso, che nel panorama moderno è il paragone più calzante. Il back-door modello Princeton applicato al contropiede, con le ali che si fermano un secondo fintando di spaziarsi negli angoli per il tiro da 3, per poi tuffarsi verso canestro è pura poesia.