A scatola chiusa, fuori dalle scatole, averne le scatole piene, un vero rompiscatole ecc. Quando si fa un trasloco come il sottoscritto si è ossessionati dalla parola scatola e dai suoi significati. Ho notato però che c’è la possibilità di abbinare al basket, soprattutto quello che vediamo in tv, tutti questi modi di dire.
A scatola chiusa: il basket di oggi viene proposto così, senza possibilità di proporsi nel modo migliore e di lasciarsi vendere nello stesso modo. Le pastoie burocratiche e tassaiole impediscono a molte squadre di entrare nelle aste più interessanti di giocatori ad alto livello. E’ vero anche che le società fanno fatica a creare e sviluppare i vivai, sempre per questioni legate a costi vivi e mai aiutate dalle strutture preposte . Poi il tutto è oltremodo frenato dalla Bosman, che consente di comprare giovani comunitari, cotonou ed extra a costi inferiori rispetto a quelli creati da giovanili a vari livelli.
Si applica anche alla pallacanestro televisiva: alternative alla Rai non ce ne sono ma non perché non ci sia la volontà di crearle, ma perché non c’è nessuno che si muove per creare il plafond finanziario o di copertura pubblicitaria che lo renderebbe possibile. L’altra alternativa ha un costo, la pay tv: se accetti l’idea di spendere soldi per vedere una partita al palazzo, può anche passare quella di farlo per vederla, in buona qualità, in tv. E qui qualcuno dirà “ bella forza, ci lavori…” Vero! Però va girata la cosa: io ho cominciato a lavorare per Sky (prima tele+2) proprio perché il primo prodotto, nel ’91, avrebbe dovuto essere il basket di coppa, poi slittato a 2 anni dopo. E la redazione di tele+, allora, era composta prevalentemente da giornalisti di basket (poi alcuni migrati al calcio ed altri sport).
Averne le scatole piene: di primo acchito mi viene di abbinare la frase all’appassionato di pallacanestro, ma anche a chi deve lavorare a contatto con strutture obsolete (palazzetti e società) che rendono difficile e a volte impossibile lavorare e godersi una partita. Anche i tifosi “non professionisti” applicano questa frase a chi pensa che il basket debba fare le stesse pessime figure del calcio con curve da tifo contro e komeiniste verso tutti e tutte. Molti tifosi applicano quest’asserto a certi arbitraggi disomogenei, dove un attimo prima fischi i sospiri e quello successivo consenti la mazzata. E ce ne sarebbero ancora enne di esempi ….
Un vero rompiscatole: io e tutti gli innamorati di questo sport che in cuor ci sta, che continuano a scrivere, a lamentarsi, a proporre idee, a volte buone a volte meno, per migliorare questo basket.
Guai se la dialettica sparisse, l’unica speranza di rimettere in piedi il baraccone è continuare a soffiare sul fuoco, sperando che le braci non si raffreddino.