Queste le parole rilasciate dai due coach in sala stampa al termine di un match risoltosi sul filo di lana in favore degli ospiti.

Urania Milano

Villa (coach): “Ci manca un po’ di killer instinct, a volte facciamo ancora scelte sbagliate che possiamo correggere. Su 120 minuti giocati finora siamo stati avanti 85 ma vinto solo una partita. Questo vuol dire che stiamo crescendo di settimana in settimana ma abbiamo ancora tanta strada da fare”.

“Nell’ultimo quarto non c’è stata differenza di intensità difensiva per cui, non entro nelle singole situazioni, ma mi fa specie che Udine abbia tirato 16 liberi a noi uno solo. Il problema poi, in particolare, non è la quantità dei fischi ma cosa è stato fischiato. Mi è sembrato un arbitraggio molto squilibrato”.

“Dobbiamo essere più bravi ad andare da Lynch in situazioni dinamiche, a giocare con lui, anche se ci ha dato tanto come presenza difensiva. Gherardo è un giocatore che va a ritmi alti, di rottura e a volte fa più fatica quando c’è da gestire il ritmo. Anche lui, da playmaker titolare, deve migliorare nel gestire la velocità dei compagni ed è una cosa in cui si migliora non dall’oggi al domani ma nel tempo”.

Beverly ci ha messo in difficoltà ma avevamo messo in conto di concedere qualcosa in più a lui con l’obiettivo di togliere ritmo ai tiratori, in questo abbiamo rispettato il piano partita. Sono invece dispiaciuto di qualche canestro in più di Cromer su situazioni in cui non dovevamo subire”.

 

Apu Udine

Ramagli (coach): “Innanzitutto complimenti ad Urania che ha avuto grandi meriti nel ripetere per la terza volta consecutiva questo tipo di prestazione. Eravamo in chiara emergenza ma nonostante questo siamo rimasti attaccati alla partita, abbiamo trovato risorse dove ce n’erano poche e con un buon livello di maturità l’abbiamo portata a casa. Siamo stati un po’ più bravi nel controllare i rimbalzi, nell’attaccare negli ultimi otto secondi, ritrovando un po’ di più il piano partita e di equilibrio, chiavi fondamentali quando manca un po’ di condizione. Questo era il segnale di cui avevamo bisogno.”