Prende il via un nuovo appuntamento di Baskettiamo.com, si tratta di 1vs1, una sfida dialettica a suon di domande e risposte tra il direttore Salvatore Cavallo e coach Francesco «Ciccio» Ponticiello. Non si tratterà della classica intervista ma di una chiacchierata social in cui domande e risposte si intrecciano, si incrociano permettendo di spaziare nell’universo della palla a spicchi. Il tecnico campano, tra l’altro, è sempre stato molto vicino a Baskettiamo, curando in passato le rubriche Block Notes e Post-it Up, ora poi ha accettato di scendere in campo per… 1vs1.


SalCa(1): Nel calcio tutti, da Sacchi a Tavecchio, parlano dei troppi stranieri in campo e nei vivai, pensi che seguiranno l’esempio cestistico… azzerando i vivai?

Coach FP(2): Che in Italia, nel calcio ed ancora di più nel basket di Lega A, ci siano sempre meno giocatori di formazione italiana, è più che vero. Ma il problema non si risolve di certo a chiacchiere. Nel basket, nelle ultime stagioni ci sono stati degli importanti esempi di controtendenza con l’assoluta esterofilia di cui siamo endemicamente afflitti: in Lega A Reggio Emilia, Virtus Bologna, Trento, in Gold Trieste, Casalpusterlengo ed altre ancora. In queste realtà si è investito sulla crescita dei giovani italiani. Dimostrando che programmare, anche su tempi lunghi, in modo globale, partendo dalla attività giovanile ed arrivando alla prima squadra, non sia solo un fumoso vezzo. Ma questo, ovviamente, significa anche doversi prendere dei rischi.

Spostiamo l’attenzione sulla Dinamo Sassari che vince per il secondo anno consecutivo la Final Eight… non è che, qualora Sacchetti&Co dovessero non vincere il titolo neanche quest’anno, le Final Eight divengono ufficialmente la Prinz verde/portasfiga, in salsa cestistica?

SalCa(1): Il problema è che Milano ha un budget spropositato e così riuscire ad impedirle il grande slam italiano è già tanto. È evidente che oggi alla Dinamo si chiede sempre di più, i tifosi hanno affinato il palato ed aumenta la pressione su coach Sacchetti ed i suoi uomini. In ogni caso anche la compagine sarda, pur non avendo il portafogli di Armani, ha investito cifre importanti ed è chiamata a provare il salto di qualità e la finale diventa un obiettivo raggiungibile anzi da raggiungere.

Ma passiamo alla nuova A2, niente più Gold e Silver ma un solo campionato. Tra favorevoli alla nuova formule ed altri che si strappano le vesti per le gerarchie che saltano… non è che, scomparsa di squadra dopo scomparsa, qualcuno insegua il modello basket femminile, ovvero la decrescita (in)felice o il tennis, che oramai esiste solo in tv?

Coach FP(2): La trasformazione dell’A2 in un unico contenitore tecnico è stata decisa già dal 2012, e ribadita pochi giorni fa dal consiglio federale. Non è quindi una novità. Diciamo che alcuni si sono però sentiti minacciati da questa trasformazione. Coloro che ora sono in Gold hanno visto la nuova A2 come qualcosa che gli fa perdere la posizione di vantaggio sulle squadre di Silver, altri sono spaventati dall’incognita di un campionato a 32 squadre. Da qui l’opinione che uscite di scena estive, come quelle di Forlì e Veroli nel corso della stagione, possano essere una cosa positiva, contribuire ad “una positiva scrematura”. Ma è un paradosso, un’autentica follia illudersi che bloccare la situazione sugli attuali equilibri, gli stessi che hanno fatto in modo che tante squadre abbiano avuto problemi enormi nel corso della stagione, addirittura due costrette alla chiusura, possa essere una soluzione. Incredibile ignorare che ulteriori riduzioni del numero di squadre in A2 sia un’assoluta iattura. Nella stagione 2010/2011, a ridosso della Lega A, c’erano 16 squadre di Legadue e 32 di A Dilettanti, ben 48 squadre. Adesso questo numero si è ridotto a sole 32 squadre. 16 squadre, anzi, considerando Forlì e Veroli, addirittura 18 squadre in meno. Ovvero meno città coinvolte, meno tifosi nei palazzetti, minore diffusione territoriale dell’interesse. Possibile che non sia chiaro che la strada non sia quella di un ulteriore scrematura, quanto di una maggiore e migliore programmazione…?

A marzo, negli States c’è la March Madness, in Italia le Final 6 di A2. Trova la differenza…

SalCa(1): Perché ci sono? Siamo sullo stesso livello come nel caso delle F8 italiane e la Copa del Rey spagnola. E tu che differenze vedi sia per la tua provocazione che per la mia?

Coach FP(2): In realtà sia le Final 8 che le Final 6 sono momenti estremamente positivi. Ovvio che il livello tecnico non sia più quello di quando si mandavano due squadre italiane alle Final 4 di Eurolega e si vincevano pure. Però la partecipazione, l’interesse, non sono di sicuro in calo, anzi. Diciamo che, seppur siano da evitare i paragoni, sembra evidente che ci sia in atto un positivo rimescolamento degli equilibri. E questo non può essere che positivo…

(1) Salvatore Cavallo
(2) Francesco «Ciccio» Ponticiello