La diplomazia raccontava di una Convenzione giunta ornai alle firme, invece è guerra fra Fip e gli Enti di promozione sportiva. La comunicazione è arrivata dal CIA emiliano che ha diramato una nota di questo tenore: “Il Commissario Straordinario del Comitato Italiano Arbitri Gaetano Laguardia ha comunicato che, con effetto immediato, a nessun Arbitro/UdC, di qualunque categoria, potrà essere consentito dirigere partite ufficiali o anche amichevoli organizzate e gestite da qualsiasi Ente di Promozione Sportiva (CSI, UISP, ecc…). Tale disposizione, che qualora dovesse esser disattesa avrà come conseguenza l’immediata sospensione dell’arbitro/udc, avrà validità fino a nuova e diversa comunicazione e comunque fino alla sottoscrizione di apposita convenzione tra la FIP e ciascun Ente interessato”.
Dentro la Fip si parla di “concorrenza sleale”, di gettoni di presenza più interessanti, di utilizzo di arbitri squalificati sotto squalifica, di partite giocate in campi senza le misure regolamentari, Gaetano Laguardia conferma questo blocco spiegando che la Federazione è favorevole alla collaborazione ma nel rispetto delle regole “e purtroppo sono due mesi che aspettiamo di sederci a un tavolo per trovare un accordo, ma in assenza di una risposta siamo costretti a prendere questa decisione”. Adesso aspettiamo la risposta degli Enti di promozione per difendersi dall’accusa di “concorrenza sleale” e svolgono un’attività meritoria e supplente in centri dove magari manca il basket ufficiale. L’attività amatoriale sta prendendo sempre più piede e coinvolge ormai anche giocatori della seconda età, e si deve considerare come una delle molle dello sviluppo. Il problema è non sconfinare “in una guerra fra poveri” perché si può chiudere un occhio se qualche campo è stato realizzato qualche centimetro quadrato in meno, ma non su quello degli impianti e soprattutto il costo-orario che chiama in causa il CONI per studiare, attraverso un delegato del governo, una convenzione con i sindaci dei Comuni Italiani e le altre istituzioni e i privati proprietari degli impianti, ma se l’Eur , il simbolo dell’Olimpiade del ’60, rimane chiuso al basket per i costi di gestione troppo alti, è difficile cambi qualcosa.
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