Nemmeno il tempo di archiviare la ratifica dei contratti di Alessandro Gentile, confermatissimo fino al 2017 (altri due anni, 800 mila euro per stagione, esattamente come coach Pianigiani, probabile uscita l’anno prossimo per la chiamata da parte della NBA con i Rockets che hanno acquisito i diritti come 2ª scelta) e di Luca Banchi (fino al 2016) e Melli che all’Armani scoppia il caso Hackett che con un pò di buon senso e di umiltà dalle due parti può essere risolto, anche perché esiste un buon rapporto fra Livio Proli, presidente del club campione d’Italia e il presidente della FIP del quale non abbiamo letto al momento una nota sulla vicenda (complimenti, il saggio diceva sempre che le lettere sono uno strumento più pericolose delle armi, lasciamo che scorra a fiumi la retorica sul valore della maglia azzurra, magari cominciassero ad applicarla quelli che ci lavorano là dentro).

Un amico ha voluto farmi dono di una foto della ricomposizione del primo caso, con Petrucci che stringe la mano a Minucci e Hackett soddisfatto, quando il giocatore un anno fa decise per il problema al calcagno di rivolgersi al dottore americano che ricorre al trapianto di staminali, ma sarebbe di pubblico gusto pubblicarla in questo momento, siamo convinti che lui e il giocatore possano chiamarsi senza intermediari.

Precipitevolissimevolmente si ipotizza da parte della stampa che ha già avocato il caso a sé comminando una lunga squalifica per il giocatore, ancorchè non siano ricostruiti giornalisticamente i fatti, gli antefatti, le circostanze, e le responsabilità – anche oggettive – delle parti in commedia perché nessuno può ritenersi assolto, soprattutto se è vero quel che ha detto il giocatore, “in un anno nessuno mi ha mai chiamato”, un boomerang che richiama alla gestione della nazionale. È certo che sognare l’azzurro e sentirsi dire a 16 anni da un coach, uno di quelli che ha il posto fisso da anni senza una valutazione sui risultati e l’incidenza sulla crescita di un giocatore, che sei grasso e non puoi giocare in nazionale è una ferita se hai una storia come quella di Daniel il “matto”, ma un matto che ha cuore, coraggio e ha lavorato molto per costruirsi un fisico da bulldozer perché i suoi pari ruolo saltano come saltimbanchi mentre lui è un giocatore orizzontale che va in progressione.

E così ecco che l’Armani, come tutte le squadre neo-scudettate, si trova a ricominciare fra vari problemi, Langford, Jerrells e anche Samardo Samuels, a parte gara2 e gara7, il loro l’hanno fatto, è obbligata ovviamente ad esplorare subito il mercato. E il primo obiettivo potrebbe essere Drake Diener, uno dei grandi cannonieri del campionato che ha vinto un titolo con Siena, forse la miglior mano bianca dopo Bob Morse, e l’idea di provare Ale Gentile come point guard, con compiti di costruzione, anche se il suo palleggio è ancora lento ma il giocatore ha testa e mani veloci.

Forse non c’era bisogno di Travis Diener se un paio d’anni fa l’Armani avesse avuto maggior sensibilità nei confronti di Jonas Maciulis, giocatore esemplare in campo e nello spogliatoio, un due metri in grado di giocare ala piccola e guardia, contropiedista. E difatti, perso Nikola Mirotic, presentato venerdì dai Bulls (maglia n.46) assieme allo spagnolo Pau Gasol, il Real Madrid ha firmato il lituano che ha giocato col Panathinaikos con ottimi risultati assieme all’argentino Nocioni (ex Caja Laboral).

PS: mi piacerebbe approfittare della vicenda di Hackett per coinvolgere i lettori di Baskettiamo, non per condividere la nostra linea, ma anche per contestarla con la dovuta civiltà perché si tratta in fondo di sport. E sarebbe stupido privare il basket italiano di uno dei pochi giocatori con la tempra del guerriero e una storia personale utile a tutti quelli che vengono scartati perché sono troppo grassi.

encampana@alice.it