Basket-spaghetti kaputt in Europa. Fuori dal giro medaglie agli europei, fuori dalle qualificati per i mondiali, quest’anno fuori dalle Final Four di Euroclub al ritorno dopo ben 13 anni sul suolo italiano perché nel 2011 Torino con la crisi della Regione si è tirata indietro all’ultimo momento e la rassegna è stata organizzata a Barcellona.
Per quanto ci riguarda, l’orologio di una storia già impalliditasi nel tempo è ormai fermo al 2011, da quando la Montepaschi perse col Maccabi. E’ una storia, quella dell’ultimo decennio, nemmeno esaltante perché dopo aver avuto anche due squadre fra le prime quattro, Siena questa storia non ha saputo scriverla, con la sua generosissima banca e anche la sua superbia che l’ha portata all’orlo del fallimento. Il record senese, 15esima squadra nel ranking della competizione come si legge nello studio statistico offerto dal sito dell’Euroleague, è di 0/4. Come la Benetton e meno dello 0/5 del Tau Vitoria che però in finale almeno una volta ci è andata. Quattro Final Four senza riuscire però il gusto della finalissima, un coitus interruptus puntuale al primo ostacolo anche quando è partita avanti. Prima dunque solamente nei trofei di consolazione, i terzi posti che salvano la faccia e piacciono tanto ai coaches italiani
Playoff corti sulla via di Milano per il Barcellona che ha stritolato l’avversario più facile: squadra schiacciasassi di ogni prima parte di stagione quella di Xavi Pascual, il più giovane dei quattro allenatore e quello che con Messina non è stato giocatore come Pablo Laso e David Blatt, salvo poi scendere di tono negli appuntamenti per il podio.
Il Maccabi tradizionale bestia nera delle italiane, è passata per seconda con un complessivo 161-129 nei due incontri a Tel Aviv, 3-1 alla fine con Armani che non ha saputo rompere il guscio di prima squadra territoriale di un basket territoriale, presuntuosamente “domestico”, i palazzetti pieni ma un fiasco cronico negli ascolti Tv, il termometro del vero interesse e indicatore economico del valore di un movimento. Detto fatto, ci pensa Petrucci a fare un canale televisivo, assieme alla Federtennis che ha già un kow-how in materia, magari per spendere una fetta del tesoretto di via Vitorchiano e aumentare la visibilità dei soliti noti. Probabilità di successo? Nessuna, l’offerta Tv sempre più tipo spezzatino, una scelta voluta da Treviso e Siena in primis e condivisa dalla Virtus Bologna e poi dai club di contorno, ha portato ai “numerini” come li chiama nella sua rubrica Giancarlo Fercioni. Per rimanere in tema, una regola del tennis è che spesso due modesti giocatori fanno un buon doppio, mentre due ottimi giocatori no. Federbasket e Federtennis sono due players modesti, però e la tirano, staremo a vedere come andrà a finire per una storia che potrebbe provocare esposti pepati e interrogazioni parlamentari.
Tornando all’Armani mancava Gentile, è vero, ma soprattutto un’adeguata personalità internazionale. E una stabilità di gioco, una difesa tecnico-tattica, e una compattezza di squadra per il continuo tourbillon di arrivi e partenze, il bilancio di previsione ogni anno sforato per metterci la classica pezza, da ultimo Daniel Hackett, e un mercato che alla fine mirato più a indebolire Siena più che cercare altrove vere novità o l’investimento sul giocatore-bandiera che non è Keith Langford, il miglior marcatore. Un giocatore già visto a Bologna nel 2009, in quella squadra smantellata senza ragione, tanto che la Virtus lo scaricò nonostante il soddisfacente debutto, il moro mancino fosse in procinto di un matrimonio italiano che avrebbe dato un vantaggio alle V nere, come è stato per Siena.
E veniamo a gara 5 che ha tolto le greche dalla competizione. Tenendo in panchina Jeremy Pargo, un giocatore da NBA, e con zero punti di Hines, star dell’Olympiacos negli ultimi due titoli europei, il Cska di Ettore Messina che sarà l’unico italiano della partita con Luigi Lamonica, il fischietto n.1 d’Europa, ha dato 30 punti (77-44) al Panathinaikos in una gara che rimarrà negli annali per la mediocrità della prova dei greci: 20 di valutazione complessiva, il 32 per cento nel tiro in area (0/5 Diamantidis, 0/4 Maciulis, 1/6 Ukic e Wright), 8 stoppate subite. Il Real sostenuto da quasi 13 mila spettatori ha preso invece il largo nel finale, 18-13, 22 pari, 19-18, 26-17, 83-69 al fischio della sirena. Con un modesto contributo del greco Bourousis, ex Armani che torna sul campo dove spesso è stato fischiato, il Real Madrid è andato in finale col suo centro evergreen Felipe Reyes a spostare il duello ai rimbalzi (39-27) e l’ariete Sergio Llull, due spagnoli, oltre alla leadership di Rudy Fernandez che potrebbe dare alla squadra più vincente d’Europa il sospiratissimo nono titolo che viene inseguito dal ben 19 anni.
E’ previsto il sold-out al Forum di Assago (12.015) e più di 150 emittenti mondiali per le Final Four del 16-17 maggio con l’Armani fuori dalla festa, nonostante il vantaggio del fattore-campo e il secondo posto nel girone delle Top16 perché la nuova tendenza della Spaghetti-League è il corri e tira, purtroppo in ritardo di ben 20 anni rispetto a quello più premiante degli slavi. Ma si sa che l’Italia dopo essere stata troppo avanti, con l’Ignis Varese-Mobilgiri, squadra faro Anni 70 con 5 titoli e 10 finali, adesso è troppo indietro e una delle ragioni, se non la principale, potrebbe essere anche che sarà un caso questo accade da quando i suoi rampanti imprenditori che da ragazzi non collezionavano certo figurine da basket, ignari di questo sport, hanno affidato le panchine al vice al vice o al vice del vice. Come si fa, ad esempio, a giocare senza testa come ha fatto l’Armani in gara1 dei playoff o subire 32 punti fra gara3 e 4 (86-66 a Tel Aviv, col clamoroso crollo finale nel quarto quarto , 10-32, 22 punti di differenza) senza dimenticare che la Montepaschi passata da Luca Banchi – che nelle prime due stagioni di head coach non è riuscito ad arrivare alle Final Four – a Marco Crespi non è arrivata da parte sia questa stagione alle Top 16 e avuto vita breve anche in Eurocup dove al suo posto sono passati i ceki.
L’ultimo trofeo italiano risale al 2001 quando la Virtus Bologna battè in casa alla quinta partita gli spagnoli del Tau Vitoria. Nella prima decade del Duemila, Siena ha vinto una coppa Uleb, poi quattro Final Four senza riuscire a lottare per il successo quando poteva permettersi la superbia di un turn-over di lusso, lasciando fuori dai 12 una star come Jaric, e poi nel 2009 con la Virtus Bologna l’Eurochallenge salvo non difendere il titolo mentre per Reggio Emilia che ospita questa edizione sembra l’evento del secolo.
Sono rimaste fuori, ma battute in gara5 dei playoff in trasferta, le due squadre greche che hanno dominato l’ultimo decennio, il Panathinaikos che dopo il sesto titolo ha passato il testimone all’Olympiakos che ha conquistato gli ultimi due trofei, nel 2012 rimontando 19 punti al Cska Mosca, forse la squadra più forte e col suo zar della NBA, e l’anno scorso il Real Madrid.
L’Italia può ancora esibire alcuni record, le 5 vittorie di Varese con 10 finali consecutive, più le 3 di Milano, le 2 di Cantù ed Bologna e una di Roma giusto30 anni fa, che fanno 13 titoli, due più di quelli spagnoli (8 Real, 2 Barcellona, 1 Joventud Badalona), contro le 9 dei greci, le 7 dei sovietici e le 5 di Israele. E naturalmente il primato di Dino Meneghin, 7 coppe, 5 con Varese e due con Milano, a poi le 5 di Ossola e le 4 di Zanatta, mentre Ettore Messina è fra i coach più titolati, 4 coppe di cui due col Cska Mosca e prima con la Virtus-Kinder avendo giocato almeno il doppio di finali. E ci sono con due successi anche Gamba con Varese e Bianchini con Roma e Cantù.
Si ripete a Milano il derby Real-Barcellona vinto l’anno passato dai madrileni per 74-67, torna anche il Cska che perse 52-69 dall’Olympiacos e si aggiudicò la finale per il 3° posto 74-73 con i catalani mentre i greci conquistarono il terzo trofeo battendo il Real 100-88.
Fra gli allenatori, assente Zeljko Obradovic, 8 titoli con ben 4 squadre (1 con Partizan Belgrado, Joventut Badalona, Real Madrid e 5 col Panathinaikos), il più titolato è Ettore Messina che non vince più dal 2008, quando lasciò Mosca per andare al Real prima di tornare in Russia due anni fa. Non hanno mai conquistato il trofeo l’americano David Blatt, campione europeo con la Russia oltre che sul podio olimpico e mondiale, e protagonista dell’ultimo scudetto della Benetton e lo spagnolo Pablo Laso, i due ex giocatori.
Per finire, questo il risultato dell’ultima finale delle quattro formazioni: Olympiacos-Real Madrid 100-88 (2013 Londra, allenatore Pablo Laso; Olympiacos-Cska 62-61 (2012 Istanbul, allenatore Ettore Messina; Panathinaikos-Maccabi 78-70 (2011 Barcellona, allenatore David Blatt); Barcellona-Olympiacos 86-68 (2010 Parigi, allenatoree Xavi Pascual).
Il Barcellona ha giocato più final Four delle concorrenti, 13, con 2 successi, 2 successi anche per il Cska su 12 partecipazioni, 1 su 5 per il Real Madrid e 3 su 11 per il Maccabi. L’ultimo successo del Barcellona 86-68 col Maccabi (2010 Parigi, allenatore Xavi Pascual), del Cska 91-77 col Maccabi (2008 Madrid, allenatore Ettore Messina), del Maccabi 90-78 col Tau Ceramica Vitoria (2005 Mosca, allenatore Pini Gherson) e del Real Madrid 73-61 col l’Olympiacos (1995 Saragozza, allenatore Obradovic). Ultima finale di una squadra italiana, nel 2004, giusto 10 anni fa a Tel Aviv quando la Fortitudo Skipper perse 118-74, 44 punti, il maggior scarto in una finale. Era già un triste presagio della fine di un’era del basket italiano, un crollo di sistema.