Il colpo d’occhio che riserva stasera il Sanfilippo è davvero impressionante, un tutto esaurito come nelle finali play off del caldo giugno 2012, forse anche più pieno di allora o almeno così sembra.
La gara con Torino è come se rappresentasse per tutti uno spartiacque rispetto al proseguo del campionato; sarà per la voglia di riscatto dalla sconfitta nella partita d’andata; sarà perché dopo aver agganciato Verona ora si vuole continuare a guardare dall’alto le inseguitrici e arrivare a giocarsi il primato direttamente in casa scaligera; sarà perché coach Diana ha suonato la carica ancora una settimana fa per l’attacco ad “una squadra forte” per usare la sua definizione; sarà perché c’è un motivo comune per ogni singolo spettatore presente sugli spalti stasera: vedere una grande partita di pallacanestro e vivere le emozioni che solo questo sport riesce a dare.
Così è stato, a dire anche e soprattutto, da chi questa partita l’aveva pensata, preparata, studiata, i due coach Diana e Bechi. Entrambi soddisfatti di come le rispettive squadre hanno interpretato la gara: il coach dei torinesi elogia Brescia per il carattere del gruppo che proprio nei momenti di difficoltà è riuscito a non affondare, anzi, si è ripreso punti fino ad arrivare all’over time. Nel supplementare poi, un piccolo allungo iniziale, è stato decisivo per il risultato finale.
Andrea Diana dal canto suo, era stato schietto già da domenica scorsa: “Voglio provare a vincere con una grande, contro una squadra forte e ambiziosa come Torino”.
Oggi, sottolinea ancora una volta come il gruppo sia la chiave del successo di questa Leonessa in grado di vincere con il cuore anche quando le percentuali non sono certo le migliori della stagione.
Il “gruppo” era l’obiettivo di coach Diana, infatti già alla sua presentazione ufficiale lo aveva indicato, come suo punto cardine, sul quale iniziare a imbastire quella che poi è diventata la Leonessa di questo campionato.
Il “gruppo” è ormai il denominatore comune di ogni intervista e di ogni conferenza stampa del quale parlano sia il coach che i vari giocatori.
Il “gruppo” è la forza esplosiva di questa squadra coesa e unita come il coach la immaginava e per la quale ha scelto i giusti giocatori che hanno potuto fin da subito mettersi al lavoro per questo comune obiettivo.
Fare “gruppo” non è però sinonimo di “Essere gruppo”, volutamente con la “E” maiuscola; il “fare” presuppone un lavoro di squadra verso la costruzione di un gruppo che unisce gli intenti per il raggiungimento degli obiettivi fissati.
“Essere gruppo” è un passo successivo che non tutti i gruppi riescono/possono/vogliono fare. Essere gruppo è costituire un’entità operativa ma anche emotiva che va oltre il fare ma coinvolge sentimenti ed emozioni.
In ogni campo e in ogni lavoro spesso è richiesto la capacità di lavorare in gruppo, lo si legge spesso nelle offerte di lavoro, lo si richiede ormai a tutti i livelli, dall’operaio ai responsabili di vario settore, agli addetti alla comunicazione fino ai manager.
Essere gruppo, è un’altra cosa, è mettere in quel che si fa, tutto se stessi, anche a livello emotivo e personale e così devono farlo tutti i membri del gruppo, ognuno nel proprio modo unico e irripetibile. Questa squadra è riuscita in questo passaggio dell’essere sul fare.
Parlando di questa compagine, lo si è letto più volte in vari articoli, il paragone dell’attuale formazione con quella della passata stagione viene naturale, personalmente credo che la differenza sia proprio questa, lo scorso anno è mancato l’essere gruppo. Non credo però che su questo si possano indicare responsabilità particolari, citando ad esempio un episodio clou dello scorso campionato quando venne esonerato l’allora coach Martelossi, la squadra tutta fece gruppo e per voce del capitano chiese il reintegro dell’allenatore: facevano gruppo ma non erano gruppo e questo ha inciso notevolmente anche per tutto il resto della stagione.
La squadra di quest’anno ha dimostrato varie volte di essere gruppo, andare oltre l’esigenza del fare e sbilanciarsi verso l’essere. Ecco che la naturale conseguenza è la sostituibilità di un protagonista con un compagno pronto a rilevarne le responsabilità in caso di impellente necessità (infortuni, malattie, giornate down, ecc.); il gruppo rimane tale appoggiando su un altro componente la fiducia e la solidità dello stesso.
Non dimentichiamo che l’episodio di cui è stato protagonista Justin Brownlee, poteva non solo segnare una gara ma addirittura “spaccare” il gruppo e compromettere se non tutto sicuramente molto dell’equilibrio creato dal 19 agosto scorso in poi. Invece la caratteristica di Essere gruppo ha permesso di continuare per la strada segnata. Sicuramente la questione è stata poi discussa nello spogliatoio ma superata con quella maturità, purtroppo non scontata, di professionisti che stanno dimostrando di credere in questa particolare visione dello stare insieme.
Il viaggio in questo campionato è ancora lungo, i pronostici non si fanno per scelta, essere gruppo, lo ricorda sempre coach Diana passa esclusivamente dal lavoro quotidiano in palestra, serio, preciso, puntuale, si consolida nello spogliatoio inteso come unione di intenti e condivisione di emozioni. Essere gruppo non è una formula magica, e neppure un risultato, Essere gruppo è la partenza su cui creare il viaggio e il viaggio, in quanto tale, può cambiare la destinazione finale perché ad un gruppo così nulla è precluso tantomeno sognare.
Basket forever
BRESCIA – TORINO 98 – 96
parziali: 28-20; 8-23(36-43); 17-19(53-62); 30-21(83-83) suppl. 15-13(98-96)
Brescia: Fernandez 18 (+10 assist), Cittadini 18, Vertova n.e., Alibegovic, Bonvicini ne, Benevelli, Loschi 2, Passera, Tomasello n.e., Nelson 28, Giammò n.e., Brownlee 32 (+12 rimbalzi)-
Torino: Giachetti 29, Mancinelli 6, Fantoni 9, Fiore n.e., Lewis 17, Viglianisi, Berry 5, Rosselli 11, Gergati 13.
Arbitri: Ursi, Di Toro, Pazzaglia.