Come Baskettiamo aveva dato conto nel reportage del 10 giugno, ottenuto il rinvio della riunione della Camera di Consiglio del Tribunale Fallimentare di Siena al 4 luglio

per permettere alla squadra, ancora campione d’Italia in carica, di garantire il miglior clima possibile nella sfida scudetto con l’Armani, mentre si spegneva qualche improbabile spiraglio di trovare in extremis le garanzie necessarie per il buco di quasi 23 milioni, il socio di maggioranza con l’87%, la Polisportiva Mens Sana, lo stesso giorno ufficializzava con la Fip (come ci ha dichiarato il vicepresidente Laguardia, del quale abbiamo riportato le dichiarazioni del “game over”) la richiesta per l’iscrizione di un nuovo soggetto. Decade quindi per mancanza di garanzie (erano necessari quasi 70 milioni, tre volte l’ammontare del debito) l’iscrizione formale presentata nei termini per il campionato di A. Ricordiamo anche che fin dal 25 aprile Ricci e il liquidatore erano andati a Rimini con la proposta della “bad company”, per chiedere il fallimento della Mens Sana SpA e far transitare i codici e i titoli in una società ad hoc per restare in A, con garanzie della casa madre sull’operazione e riferendo di uno sponsor. Richiesta respinta sul nascere.

La Polisportiva Mens Sana Basket 1871 andrà avanti da sola, nel senso che gestirà in prima persona e non più attraverso una finanziaria gli ultimi spezzoni di quel che rimane della gloriosa e pur inquietante epopea, ove fosse accertato quello che si è letto nel documento della Guardia di Finanza. Quando la notizia era già stata quindi diffusa dai media, il presidente e il liquidatore hanno convocato ieri pomeriggio per una comunicazione formale giocatori, tecnici, collaboratori e i ragazzi mentre avevano già in precedenza chiesto una collaborazione ai loro genitori (per regolamento saranno svincolati e risulta che i migliori talenti sarebbero ormai finiti nella rete di procuratori e agenti che sapevano già della fine della vicenda).

L’ultimo atto sarà dunque la finale scudetto con l’Armani che comincia domenica 15 alle 18.30, prime due gare a Milano con l’esaurito in poche ore per la prima, mentre per le giovanili che hanno portato anche loro moltissimi successi, si chiude con la U15 a Padova fra due settimane. Il 1° luglio parte il nuovo club, da tre mesi almeno la Polisportiva, il cui presidente Ricci è il direttore degli imprenditori senesi e quindi vanta contatti privilegiati, ha fatto sapere di avere uno sponsor (il gruppo Bassilichi, servizi finanziari e di sviluppo). Per il coach si parla del senese Collini, non è certo che il general manager sia ancora Jacopo Menghetti che figurava nell’indagine della Procura per “favoreggiamento all’evasione fiscale degli atleti”.

E’ chiaro che la Mens Sana perde anche la licenza A di Euroleague e il posto nel board di Minucci, in discussione la licenza B per Roma che non ha la minima intenzione di fare il campionato europeo e nemmeno l’Eurocup ma al massimo l’Eurochallenge, Reggio non ha i requisiti per l’impianto ma potrebbe optare per la sede di Bologna.

Ma la storia non è finita, intanto in un’assemblea del tutto fedele al livello della propria gestione, dove nonostante un annuncio ufficiale alla Fip del fallimento Mens Sana voteranno pure il liquidatore Egidio Bianchi e anche Montegranaro retrocessa, domani, venerdì 13, lo schieramento di Proli (Armani) conterebbe, come già scritto l’11 giugno, di 8 voti (oltre al proprio Cantù, Sassari, Avellino, Venezia, Montegranaro, Siena, Brindisi), quindi con i due voti “opinabili”, per eleggere presidente il brindisino Marino, gradito anche a Petrucci. Come “promessa elettorale” l’imprenditore (concessionarie d’auto) avrebbe garantito la permanenza a Bologna due giorni alla settimana, per cui si risparmierebbe – argomento sensibile – lo stipendio di un general manager o direttore generale.

L’altro schieramento per l’imprenditore reggiano Landi, e conterebbe su 6 voti, Reggio Emilia, Virtus Roma e Virtus Bologna, Pistoia, Caserta e Varese, incerti Pesaro e Cremona. Si parte 8/6 e due incerti, servono 11 voti per il eleggere il presidente, ma bisogna capire se Villalta (Virtus Bologna) che aveva chiesto di spostare l’agenda perché impegnato darà la sua delega a un club che porti avanti la sua linea, in sintesi: 1) principio di neutralità, scegliere una figura non appartenente ai due schieramenti, 2) studiare prima un progetto comune, 3) considerare la candidatura di Veltroni, socio onorario e disponibile a scendere in campo, a fare da presidente-ponte per 3-4 mesi.

Ci sono però contraddizioni anche dentro i due schieramenti, appunto la Virtus Bologna che pretende un presidente neutrale o ponte e quindi Landi non sta bene, e anche paletti, perché ad esempio Landi vuole portare come braccio destro il suo general manager, altrimenti non è disponibile.

Lo scenario potrebbe cambiare nella pre-riunione che anticiperà l’assemblea; Villalta si terrà in contatto con Roma e,  e se lo scenario è quello da lui proposto, darà la delega ai capitolini. Intanto il numero uno bolognese avrebbe ancor di più evidenziato il duplice conflitto di interesse di Marino che non solo è proprietario di Brindisi ma ha anche il figlio che lavora per Armani.

In tutti questi giochi, dove ci sono fasce di potere precostituite non si sa per che titolo o meriti, potenza economica, aplomb, capacità incerta, è interessante vedere il voto dei piccoli “liberi” da vincoli: teoricamente, potrebbero avere una maggioranza chiedendo ai grandi meno superbia, un mutuo interesse, minor squilibrio e litigiosità.

In ogni caso, non dovesse esserci la fumata bianca, si potrebbe decidere per la soluzione del liquidatore già dentro casa, il dottor Egidio Bianchi che conosce le procedure per il fallimento di Siena, peraltro scontato fin dalla turbolenta assemblea del 21 febbraio. Il resto, a parte l’indagine giudiziaria, son state tutte chiacchiere, noia e magari messinscene. L’adunata è talmente distante da un discorso ragionevole e comune da non escludere nemmeno che molti elettori sperino proprio di sciogliere il loro consorzio, che li ha portati al caso-Minucci al culmine di una gestione “fallimentare” a tutti i livelli, sviluppo, armonia, visibilità, comunicazione, con un presidente pagato oltre 1 milione di euro per tre anni! La baracca è difficile da raddrizzare, forse impossibile.

Certo, tutti vorrebbero e noi per primi, che un top manager come Proli che gestisce i bilanci billionari del colosso Armani entrasse in prima persona, invece di fare campagna di piccolo cabotaggio per qualcun altro per controllare ed essere dominante come hanno fatto molti predecessori una testa d’uovo e scongiurare il pericolo di trovare sulla propria strada un presidente di ferro che gli dica: “signor Proli, guardi che lei conta un voto come noi”.

In questo scenario, meglio affidarsi forse al Richelieu Petrucci. Da qui la recondita speranza che la Lega vada a carte quarantotto.

Riprendendosi il campionato, Super-Gianni potrebbe gestirlo in funzione anche della sua Tv, gestire direttamente, politicamente il momento, il problema della sanzione della Comunità Europea con l’intervento di Renzi. Potrebbe essere il vero vincitore della partita e con la minima fatica, tre sole lettere, qualche telefonata e l’ingaggio tramite media di Domenicali, il manager ferrarista messo sul tavolo quando la Lega aveva votato – possiamo dire incautamente? – Minucci. I signori che si apprestano al voto dovrebbero fare un esame di coscienza, capire i loro errori e cosa aspetta al basket, e anche i limiti delle loro responsabilità, che potrebbe essere attraversato da nuvoloni neri: siamo sicuri che tutto sarà finito col fallimento della Mens Sana, lo scudetto di Milano o quello epico di Siena, o il bonhomme di turno sulla poltrona di Lega?

Non dimentichiamo che l’indagine della magistratura è sempre in corso, gli indagati sarebbero ormai una cinquantina, la Procura di Siena è al lavoro col Nucleo della Guardia di Finanza per chiarire anche la storia “strana” della cessione del marchio ed eventuali intrecci coi vertici della banca, per i quali il PM ha chiesto sette anni per Mussari. Ed è chiaro che il principale indagato, Minucci, il loro presidente votato con 14 voti, potrebbe collaborare e attenuare la sua posizione. Insomma, una mina vagante…

Si possono ipotizzare anche procedimenti giudiziari a vasto raggio, colpi di scena, una battaglia legale per i titoli viziati da sospette frodi fiscali e possibili bilanci “accomodati”. E quindi occorre un organismo fortissimo, a prova di bomba, non un presidente part-time due giorni la settimana, gli uffici tecnici a Roma e le riunioni a Milano dove dicono Minucci volesse trasferire la Lega, come piaceva all’Armani. Altrimenti la cosa migliore è chiudere baracca e burattini, ripartire con una A nuova con parametri più modesti acquisendo 4-5 club di Gold che sarebbero giù pronti. L’illusione, dopo gli anni dell’illusionismo, sarebbe l’ultimo degli errori.

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