Firenze un anno fa aveva un progetto da Euroleague, Renzimatteo che allora potevano chiamare così mentre oggi è il Premier di tutti gli italiani e dobbiamo rinunciare alla familiarità aveva investito – in partnership con la Regione di Rossi – parecchie centinaia di migliaia di euro per le migliorie del Palamandela credendo alle lusinghe di Minucci.

L’ibrido Firenze-Siena non è riuscito però a superare antiche rivalità, per le norme la Monte Paschi non avrebbe nemmeno potuto giocare nel capoluogo di Regione mancando i 7000 posti della capienza prevista, ma per l’Euroleague valeva pur bene una messa mettere una bandierina sulla città-museo che può vantare un quarto del patrimonio artistico mondiale.

Firenze ha fatto il suo dovere, anche troppo, non la Mens Sana minucciana uscita nella prima fase della competizione e che già, con tutto il rispetto, navigava nei debiti. More solito, invece di andare avanti il basket fiorentino rimane sempre all’epopea di Luciano Pedini, amabile personaggio che si prendeva per quel che era, aveva entusiasmo vero per la sua Firenze, e non per quello che volevano gli altri. A Palazzo Vecchio si dava anche per scontato che il “grande basket” in salsa senese portasse anche l’effetto-emulazione da parte dell’Enegam, una sponsorizzazione importante giocata male e che potrebbe rimanere nel basket ma nella cordata di Pistoia che, con il fallimento Siena senza tante storie, come ribadisce più che mai la Fip, diventerà la squadra-faro della regione del Rinascimento.

La verità è che invece di emulare Siena, l’Affrico ha emulato la… sua storia e pur prendendo un allenatore visto in A, Attilio Caja, ecco rispettato il flop annuale. Altro giro altra retrocessione ma nel basket, potenza dei gigliati che adesso diventeranno viola e si chiameranno Fiorentina, ma niente a che fare coi Della Valle i quali potrebbero creare, come mi raccontarono tempo fa andando a parlare di giornalismo in una scuola di Fermo, un polo marchigiano rilevando Montegranaro con un taglio al passato, cosa aspetta Petrucci a contattarli? Ogni anno è la stessa storia, come per lo scoppio del carro. E può essere orgogliosa di questa tenacia “perché Firenze più la mandi giù e più torna su”. A Roma si è trovato il modo di farli ripartire per l’ennesima volta. È stato sufficiente cancellare dal regolamento, come voleva Laguardia, il codicillo del regolamento organico che parlava di soli due possibili ripescaggi, adesso quindi si può pensare anche di attaccare il Guinness dei primati. Grazie ai buoni uffici del livornese Faraoni che in uscita dalla Virtus Bologna di Sabbatini si è preparato il terreno per il ritorno in Toscana, ha messo i bastoni al make up della Lena Nazionale rastrellando i voti per controllare l’assemblea e coi voti della sua Regione ha messo un uomo di fiducia sulla poltrona di presidente (Cardullo) riuscendo a ottenere un paio di strapuntini per conterranei fiorentini nella nomenclatura nazionale, il Petrini consigliere in quota Leganazionale a dispetto della stessa per la quale è solo un estraneo (naturalmente con tutto il rispetto) e Grandini che invero meriterebbe di più d’essere vice-commissario del CIA. Per Faraoni, ex braccio destro del presidente Maifredi, il primo ad essere commissariato con un argento olimpico! E senza irregolarità amministrative, qualche ex compagno rimasto in Fip ha un debole, ma c’è un limite a tutto e dicono che nei giorni scorsi il neo general-manager o direttore generale abbia pure chiesto alla Fip di essere il capodelegazione ai Mondiali U18 di Dubai, ma Petrucci avrebbe risposto picche. Eccolo quindi concentrarsi sul rilancio dell’Affrico dove Caja avrebbe un altro anno di contratto, ma lascerà la panchina ad Alex Finelli, coach-pallino dell’astuto dirigente livornese, uno degli inaffondabili – detto con rispetto – per il fiuto, la passione, l’inesauribile capacità di giocare su più tavoli.

Per quanto riguarda il coach, ci sta anche che non sia piaciuta all’ad Luca Giotti la dichiarazione di Attilio-L’artiglio riportata dal blog fiorentino di questo tenore: “Abbiamo commesso troppi errori, il più grande pensare che la Silver fosse una serie B in cui avevamo sfiorato la promozione. Per crescere servono figure dirigenziali che migliorino l’organizzazione generale, perché a quei livelli i particolari fanno la differenza”, ha detto Caja che si è accasato nuovamente in azzurro come vice del vice di Pianigiani nella sperimentale.

Adesso con l’aiuto di Palazzo Vecchio dove sindaco è diventato Dario Nardella, per il quale il grande basket è una priorità ma deve essere declinato con la politica, bisogna mettere assieme un budget, trovare lo sponsor, poi viene la squadra in un mercato con più offerta che domanda. E che sia ancora Silver costi quel che costi, con Faraoni come uno di quei fattori toscani che fanno tornare sempre i conti ai loro padroni. Bisogna vedere, poi, a un livello più alto se basta. Andasse male un’altra volta, ci sarebbe sempre l’anno prossimo la Silver… ad honorem.

Fa make up una piazza storica ma anche moderna per aver lanciato il Consorzio “Varese nel Cuore” che però in meno di un anno ha rovinato per scelte sbagliate quanto aveva fatto (di eccellente e quasi straordinario non avesse trovato sulla sua strada Siena ancora in versione untouchable): dalla vittoria della regular season, il lancio di due giovani per la nazionale (Polonara e De Nicolao) e a un eroico playoff contro Siena con squadra menomata e arbitraggi contestati. Ecco l’atteso rimpasto dirigenziale del Consorzio, uscito Michele Lo Nero, e l’uomo forte diventa il Castelli di Induno) mentre avvicendamento alla presidenza della società sportiva dopo le dimissioni di Cecco Vescovi che torna general manager: il presidente diventa Coppa e vicepresidente la varesina signora Salvestrini di Mau Ottica.

Per l’allenatore, a furor di popolo torna Gianmarco Pozzecco nella città che gli ha dato la stura per diventare personaggio di punta del basket e un giocatore di livello internazionale. Il suo vice sarà Ducarello mentre Stefano Bizzozi passa ad Avellino. Squadra da rivoluzionare, ma col punto fisso di Adrian Banks (18,4 punti, 5° marcatore della A) che ha conquistato i compagni e la piazza e vale il sacrificio di un biennale anche se titolati club europei gli stanno addosso. Per i due nazionali, la clausola prevede la possibilità di un’uscita, per il trevigiano De Nicolao il 15 giugno e per Polonara il 30 giugno che sembra scontato, tanto che è già stata avviata la trattativa con l’udinese Davide Pascolo ala-centro meno esplosiva ma tecnico, gran lavoratore, buon senso della posizione tanto da essere premiato come MVP della Gold (16 punti, 9,9 rimbazi) e decisivo per la promozione di Trento.

Torino vuol, ripartire alla grande, voleva la A in quattro stagioni, ci è andata vicino e chiaramente occorre quel quid in più e una maggior concentrazione di responsabilità e libertà su una figura di traino, per questo sembra che l’onere e l’onore ricadrà sul notaio Forni, colui che ha avuto gran parte nella scalata di Biella e poi ha scelto la sfida di Torino che è uscita dal letargo e ha un potenziale interessantissimo da sfruttare. Chiuso il rapporto con Stefano Pillastrini che probabilmente accetterà le offerte di Ferrara che ha deciso di continuare dopo aver intavolato una trattativa per la cessione dei diritti sportivi al Basket Treviso, bisognerà trovare il nuovo coach e il general manager essendo in uscita Julio Trovato. Si parlava di Giuliani di Brindisi e poi di Iozzelli di Pistoia che non lasceranno la A e due ambienti carichi di entusiasmo, e quindi per l’allenatore l’interesse per Delmonte sfuma alle notizie che il vice-Pianigiani viene confermato da Roma e si dà quasi per scontato l’arrivo di Luca Bechi che il presidente Forni conosce bene per aver scritto la più bella pagina del basket biellese, la semifinale contro l’Armani Milano. A meno che sia disponibile Marco Crespi che ovviamente col fallimento di Siena andrà sul mercato e potrebbe essere la prima scelta della Virtus Bologna.

Per il general manager, ci sono piste deboli, gli agenti lavorano per figure minori proponendo un affare a pacchetto, e la figura più credibile, in questo momento, è Toni Cappellari con un’esperienza unica non solo nelle scelte tecniche, la personalità, la capacità di gestire lo spogliatoio ed essere un punto di riferimento per il coach avendo anche allenato, ma anche col ruolo attuale di responsabile delle relazioni istituzionali per un grande gruppo milanese che opera nel lavoro interinale e gestisce centri sportivi. Nessuno come lui può chiamare direttamente Petrucci, il presidente del CONI Malagò, i vertici di RCS, sarebbe quel manager che servirebbe la Lega se non fosse che i potenti di turno cercando una figura che faccia la loro politica, non quella dei 16 club. Una vecchia storia cominciata nel 2006, e sappiamo tutti cosa è successo nel settennio successivo. Ma delle ultime mosse per l’assemblea di venerdì 13, parleremo domani. Proli comanda il gioco pro-Marino che piace a Petrucci, dall’altra parte Landi, per ora i voti sono 8 per il disegno Armani, 5 perLandi, e 3 indecisi. Per eleggere il presidente sono necessari i due terzi, quindi 11 voti. E non è facile, siamo sicuri poi che Armani accetti di stare in un gruppo con una maggioranza che ha enormi problemi e non pari forza e ambizione internazionale, e non sia tentato di provocare invece lo scioglimento della Lega che di fatto gestisce funzioni accessorie? In fondo con due-tre acquisti, fondamentali un capo degli arbitri manager vero, un responsabile comunicazione-stampa, la Fip potrebbe gestire in proprio il campionato e quindi prendersi i diritti televisivi per il proprio canale.

Nei prossimi giorni parleremo di Roma e Pistoia, i cui allenatori non si muovono più. Paolino Moretti ha deciso di restare con Pistoia che diventerà la squadra-faro della Toscana e Dalmonte ha riguadagnato la fiducia ma la sorte del basket capitolino è legata dalla decisione della partecipata comunale Acea che copriva, dicono, il 70 per cento del budget e col nuovo sindaco, il professor Marino, le priorità sono salvare la capitale dalla bancarotta in un momento fra i più difficili della sua storia. Trevor Mbakwe, il signore degli anelli che ha battuto ogni record sui rimbalzi, sarebbe già prenotato da Milano, ma ci sarebbe anche un’offerta del Maccabi pronto a naturalizzarlo, e la cessione frutterebbe un bel gruzzolo da mettere sul mercato. Forse Toti dovrebbe ragionare pensando all’attrattiva internazionale che Roma può suscitare, in analogia a quanto successo nel calcio, magari proporsi come club-satellite di una franchigia NBA dove tenere in area di parcheggio i giocatori più interessanti e concentrare anche prospetti europei da lanciare e innestare come free agents. Per questa operazione potrebbe chiedere un aiuto ad Andrea Bargnani, proponendogli magari un ingresso come azionista in vista di un futuro rientro in Italia.

encampana@alice.it