Nuovo 1vs1, con la sfida dialettica a suon di domande e risposte tra il direttore Salvatore Cavallo e coach Francesco «Ciccio» Ponticiello. Non si tratterà della classica intervista ma di una chiacchierata social in cui domande e risposte si intrecciano, si incrociano permettendo di spaziare nell’universo della palla a spicchi. 

SalCa(1): Rnb Basket Festival, nome discutibile ma manifestazione di grande successo con 30mila visitatori: ma allora, quando le cose vengono organizzate bene, il basket tira ancora?

Coach FP(2): A me, invece RnB, per esteso credo si legga arandbi, non dispiace affatto. Suona molto come black music anni 70, Marvin Gaye, Gil Scott Heron, Bobby Womack… scherzi a parte, mi pare che sia stata una manifestazione molto, molto riuscita. Anche da un punto di vista strettamente tecnico. Me la sono goduta in tv, da Sky, in particolare ho visto Ferentino–Treviso e la finale Verona–Ferentino. Eccellente livello tecnico, sia come singoli che come organizzazione tecnica delle squadre. Tu che idea ti sei invece fatta dell’evento, dell’organizzazione di LNP.

In particolare, ascoltando il commento in finale della coppia Flavio Tranquillo/Marco Crespi, confessa, hai avuto un refuso spazio/temporale ed immaginato di essere alla visione di un match d’Eurolega…?

SalCa(1): È evidente che la qualità dei commenti aiuta molto a “vendere” il prodotto basket. Flavio Tranquillo è tra quei telecronisti che sanno far emozionare e “vivere” anche una partita ormai in garbage time. Poi il commento di coach Crespi… ti fa volare in Europa!

Ho visto che su Fb hai postato un commento su Federico Mussini convocato al Nike Hoop Summit… dici anche ai lettori di Baskettiamo la tua opinione tecnica sul play reggiano?

Coach FP(2): E cosa vuoi dire di un simile talento…? Sa fare canestro in tanti modi, con una semplicità, efficacia, che sembra fare a cazzotti con il fisico da nerds, anzi da geek, come chiamano negli States i genietti del computer, per intenderci quelli alla Sheldon e soci di Big Bang Theory. Ed ovviamente il mio è un complimento. Perché davvero la personalità che mostra in campo, il suo sapersi sempre assumere delle responsabilità, che per altri sarebbero un macigno insostenibile, dimostra come lui possa essere il prototipo di una nuovo archetipo di giocatore. Anche in considerazione delle cose sensate che dice quando intervistato, Federico sembra aver sostituito “all’ignoranza”, che ha fatto la storia del basket tricolore delle ultime due decadi, che ci ha fatto sognare, ci ha reso felici, una nuova modalità, non meno coinvolgente. Fatta di capacità cognitive, di colpi da “genio”. Ecco, lui e Gianluca Basile, con le tutte le differenze tecniche, di generazione, che ci sono tra i due, tra la Generation X degli anni 90 ed i giorni nostri, mi sembra che si stiano passando in consegna le sorti del basket tricolore. Con ovviamente a far da cuscinetto la generazione dei “the fab four”, i 4 nati negli anni 80 ed attualmente in NBA.

Ho detto Gianluca Basile…? “il ragazzo di Ruvo di Puglia”, di… francolauriana memoria, l’eternauta che credo tu abbia visto recentemente all’opera. A te la parola…

SalCa(1): Parliamo del giocatore dei “tiri ignoranti” che sembra aver bevuto l’elisir dell’eterna giovinezza. Basile è ancora fisicamente in grande spolvero, tiene il campo per tanti minuti senza difficoltà e ha dimostrato di poter spostare gli equilibri in questa serie A. Certamente la più che probabile salvezza di Capo d’Orlando porta, tra le altre, la sua firma. Ci sarebbe solo da fare una considerazione sulla qualità di italiani e stranieri del campionato italiano, visto l’impatto che ha ancora un 40enne ma… lasciamo perdere. Piuttosto mi viene da soffermarmi sulla Serie A straniera e sulla A2 palestra-fucina di italiani: è questa la realtà cestistica del Bel Paese? Dov’è, se c’è, l’errore?

Coach FP(2): Diciamo innanzitutto che, anche in A2, centrare o meno i due “americani” fa la differenza tra il giorno e la notte… Quindi le cose sono un poco più articolate, oltre ogni facile stereotipo, ad esempio la Lega A, parafrasando una oramai famosa e sicuramente felice espressione di Ettore Messina, non è scritto da nessuna parte che debba per forza “sembrare la lega di Portorico”. Ad esempio, Reggio Emilia, Virtus Bologna, Trento, hanno dimostrato come sia possibile costruire squadre su giocatori italiani, per giunta giovani, ed ottenere anche ottimi risultati. E così pure in A2, credo alla fine la differenza, più dei passaporti, la faccia la programmazione. Mi auguro comunque che ci sia un fertile interscambio di idee e progetti tra le due leghe e, tra il serio ed il faceto, ti lancio una domanda, geografica, una sorta di “sfida delle città” da Facebook: Trento è la squadra sorpresa della Lega A, Trieste la squadra sorpresa di A2. Buscaglia è a Trento, Dalmasson a Trieste, entrambi dal 2010. Trento e Trieste investono sui giovani. Trieste e Trento sono in Italia, in Portorico, o in Austria…?

SalCa(1): Mi risulta che le dirigenze di Trieste e Trento stiano ultimando la documentazione per prendere parte al campionato austriaco o comunque uscire dalla Fip e da qualsiasi lega tricolore… E non solo per questioni puramente geografiche!!! Mi sembra evidente, come argomentavi tu, che i risultati ottenuti da queste due realtà siano la migliore testimonianza di quanto possa pagare moneta sonate investire su un serio progetto pluriennale. Cambiare ad ogni sconfitta e molto spesso farlo senza avere un’idea da perseguire porta allo spreco di preziose risorse economiche e ad un futuro sempre a tinte fosche. Ma di questo proveremo a parlare nel prossimo appuntamento…

(1) Salvatore Cavallo
(2) Francesco «Ciccio» Ponticiello