La storia della partita trova il suo inizio in un incrocio di assenze: James e Moss per Milano, Bulleri e il neo-acquisto Elston Turner jr per Brindisi (nella bellissima divisa culto che richiama quella casalinga dei Washington Bullets anni ’80).  C’è Daniel Hackett, che si esibisce di fronte a Pianigiani e Petrucci in attesa di iniziare, con la 1ª giornata di campionato, a scontare la squalifica. Forse perché conscio di avere a disposizione meno partite degli altri, DH nei primi 4 minuti tira tutto quello che gli passa dalle mani (con esiti nulli), e quel che non tira lo regala agli avversari. Questo scarso equilibrio in attacco porta perse e brutti tiri, sui quali, giocando bene in transizione e cercando tiri entro i primi 8 secondi dell’azione, Brindisi costruisce un piccolo vantaggio.

Milano rientra però abbastanza comodamente, rivelando la tendenza, quando sono insieme in campo, a far giocare in regia Hackett e Ragland da guardia. L’ex Cantù è il primo ad accendere l’attacco di Banchi con due triple, presto seguito da Kleiza (alla fine il migliore dei Milanesi), mentre Angelo Gigli, partito in quintetto per qualche problema di Samuels, si comporta bene a rimbalzo offensivo, ma subisce di tutto da quello che si rivelerà il migliore di serata, il centro brindisino Mays: giocatore non eccelso in attacco, ma di piedi velocissimi e voracissimo rimbalzista (alla fine 16, pareggiato il record della manifestazione di Sanikidze). Il punteggio del 1° tempo, con Milano sopra di uno sul 33-32 dice tutto delle difficoltà in attacco delle due squadre: Brindisi ha litigato con le percentuali, Milano con l’esecuzione. L’ENEL ha pagato la serata non eccelsa, con quantità ma poca qualità, di Delroy James, ormai trasformato in un giocatore completamente ed esclusivamente fronte a canestro; l’EA7 ha litigato con ritmi e spaziature: in particolare sono stati difficili i momenti con Hackett in regia e quelli in cui si è tentato di coinvolgere Brooks, mentre son state buone la volontà di accendere Samuels una volta entrato e la costanza e la precisione di Kleiza (rinomato tiratore da 3, ha messo le triple che doveva, ma anche terminato con 5-5 da due..).

Il secondo tempo è filato via rapidamente anche come tempi globali di gioco, con Brindisi incapace di ripetere la pur scarsa prestazione offensiva della prima metà e Milano che con pazienza trovava anche il modo di mettere in ritmo offensivo sia un Gentile inizialmente poco incisivo sia un Melli sempre vittima di alti e bassi e di problemi di falli ormai cronici. In definitiva il pronosticato successo di Milano non ha mai subito colpi veri dalla partita dell’ENEL, che avrebbe avuto bisogno di Bulleri e Turner più di quanto ne avesse Milano di James e Moss; per terminare una considerazione sull’oggetto fatato MarShon Brooks: è apparso un corpo abbastanza estraneo nella metà campo offensiva e in vista della Eurolega dovrà ben ripulire il suo gioco da tutti gli strascinamenti di piedi che nella NBA son concessi, mentre ha sorpreso la sua applicazione difensiva (molto bene sulle linee di passaggio e nella caccia alla palla, meno bene nel contenere gli 1vs1).