Mercato, squadre, gironi, un avvenire incerto e ancora tutto da decifrare. Gran parte dei contornidella prossima Serie A2 sono ancora poco chiari. Qual che è sicuro invece è che, anche nel 2020/2021, sarà coach Davide Villa a sedere sulla panchina di Urania Milano. La società di via Cirene, infatti, con una nota nei giorni scorsi ha ufficializzato la prosecuzione del rapporto con l’allenatore brianzolo, un sodalizio che negli ultimi tre anni ha permesso ai Wildcats di sbarcare e poi confermarsi nella seconda lega nazionale. Proprio in seguito al suo rinnovo contrattuale, Baskettiamo.com ha contattato il coach di Biassono per sondarne l’umore e parlare con lui a tutto campo di quello che potrà essere il futuro di Urania e del basket in generale nei prossimi mesi.

Coach, innanzitutto come hai trascorso questi mesi di lockdown e come stai affrontando questa fase 2?

È successa davvero una cosa più grande di noi, un qualcosa che ha creato preoccupazioni in ogni ambito e tantissimi dubbi, da quelli sulla salute della gente a quelli inerenti al lavoro fino agli ultimi sulle riprese. Preso atto di ciò, ho trascorso questo periodo in attesa che la situazione si risolvesse cercando di viverla il più serenamente possibile visto che flagellarsi in casa non avrebbe migliorato le cose. Quindi ho staccato molto, specialmente dopo un periodo iniziale dove tra clinic e altre attività sono stato molto attivo. Ho trovato modo di leggere diversi libri e di prendermi (forzatamente) quella pausa dalla pallacanestro che in precedenza non ero mai riuscito ad ottenere: la stagione scorsa, ad esempio, avevamo concluso le competizioni il 15 giugno e completato il mercato solo a una settimana dal raduno. Ho ripreso pian piano a vivere regolarmente fino alla firma dell’altro ieri che, nonostante i rimanenti dubbi circa la ripresa dell’attività, mi ha lasciato davvero contento e mi ha permesso di tornare a parlare di pallacanestro, riavvicinandomi così ancora un poco verso la normalità quotidiana.

Hai qualche rimpianto particolare legato alla squadra che hai allenato questa stagione o a quello che ti sarebbe piaciuto vedere?

Ogni annata è diversa dalle altre. Sicuramente abbiamo imparato che la squadra di quest’anno poteva fare e disfare in qualsiasi momento, era capace di farci stupire e dopo poco farci arrabbiare per sconfitte evitabili. La curiosità più grande è legata a ciò che quel gruppo, molto cresciuto nel corso dei mesi, avrebbe potuto far vedere prendendo parte ai playoff. Forse avrebbe impensierito qualcuno al primo turno. Ecco, mi sarebbe piaciuto vedere la fine di quel bel percorso di crescita che, forse, rappresenta la parte più gratificante per chi fa il nostro mestiere.

Con il rinnovo appena siglato affronterai la quarta stagione sulla panchina di Urania: qual è il tuo legame con questa squadra e questa città?

Creare un legame con una città è sempre difficile, in particolare se la città in questione è Milano. È più semplice invece stabilirlo con la gente, i tifosi e la società come è avvenuto con chi ha gravitato questa stagione attorno al Palalido. Qui ormai mi trovo a casa: sono lontanissimi i giorni di quattro estati fa in cui venivo a Milano per fare mercato e mi ritrovavo imbottigliato nel traffico delle 19.30, maledicendomi e chiedendomi come avrei fatto. Oggi, pur rimanendo dispersiva, Milano riesce a farti assaporare la bellezza della grande città, la sensazione di sentirti in un posto speciale. In Urania, dopo dieci anni a Desio (ormai sono un sedentario!) ho trovato un ambiente, delle persone e un modo familiare di vivere la pallacanestro che io apprezzo e con cui è stato possibile entrare in grande sintonia. L’approccio alla pallacanestro soprattutto è diverso da quello da altri posti e, per mia fortuna, non dissimile da quello che ho sperimentato nelle precedenti stagioni a Desio. Tutto dipende dalle persone che incontri e quelle che io ho trovato lungo la mia strada hanno sempre creduto in me e avuto la pazienza di aspettare che un determinato percorso portasse i suoi frutti. È importante che queste persone esistano e si incontrino nella propria vita: senza di esse con Urania non si sarebbe potuto creare un legame così solido e stabile.

A che basket assisteremo l’anno prossimo? Quali sono le tue sensazioni considerando defezioni e ripescaggi in tutte le categorie?

Non lo so, ci sono ancora diversi punti di domanda. Molti team stanno definendo il loro budget, altri stanno spendendo cifre importanti, altri stanno alla finestra…Insomma ci sono tante variabili in gioco che in questo momento rendono difficile fare delle valutazioni. Per quanto ci riguarda partiremo sempre da quello che è il nostro sistema e dalle linee guida che ci hanno caratterizzato in questi anni adeguandole a quelli che saranno gli interpreti, a partire dal successore di Sabatini. Il contesto in cui ci troveremo a competere invece, al momento, resta incerto e poco chiaro. Non si sanno né i gironi né le squadre che li comporranno per cui ora è arduo definire i valori in campo: il livello generale si abbasserà perché ci saranno meno soldi a disposizione? Le squadre faranno qualche scommessa in più? Chi sarà in grado di fare un roster importante potendo magari contare su una maggiore disponibilità economica? Bisognerà aspettare un mesetto probabilmente perché lo scenario si delinei con chiarezza.

Ti aspetti che la composizione dei gironi, e più in generale di tutto il torneo di A2, avvenga seguendo criteri che possano consentire alle società di ammortizzare i costi legati alle trasferte in un periodo di difficoltà economica per tutto il sistema?

Non sarebbe sbagliato. La Federazione e la Lega hanno già pensato a delle agevolazioni e a scontistiche su più livelli per venire incontro ai problemi economici delle società. Credo quindi che, se questa sarà una cosa sensata da fare, gli enti preposti la prenderanno sicuramente in considerazione proseguendo quella collaborazione tra società, leghe e federazioni che, tolto qualche raro caso di mancanza di comunicazione, c’è sempre stata. Mi stupirebbe se invece non venissero stabilite delle normative sanitarie e delle regole precise che disciplinino (ed eventualmente impediscano) gli spostamenti di un gran numero di persone. Resto comunque fiducioso sul fatto che ogni provvedimento avrà una sua logica.

Sei favorevole a una ripresa a porte chiuse o il tuo augurio è quello di riprendere a porte aperte anche se questo significherebbe rimandare ulteriormente l’avvio del campionato?

Facciamo pallacanestro perché le persone la possano vedere e, se queste mancano, tutto perde di significato. Detto questo, non mi sento di dire che si debba forzatamente iniziare a porte chiuse o a porte aperte perché questa decisione resta vincolata ai prossimi sviluppi del virus. La priorità, dunque, è gestire l’emergenza nel migliore dei modi e sulle modalità con cui questa verrà gestita, sulle decisioni che verranno prese dal governo e da chi ha le competenze per farlo non potranno esserci discussioni: dovranno essere semplicemente accettate. Dopo di che, comprendo perfettamente il punto di vista delle società che vorrebbero cominciare a porte aperte: non siamo il calcio e non abbiamo delle entrate da diritti tv che compensano i mancati introiti del botteghino. È evidente quindi come, nel nostro caso, il pubblico sia un fattore tanto a livello sportivo quanto economico. In quest’ottica, potrebbe aver senso un compromesso come quello ipotizzato di recente: iniziare a porte chiuse con una Supercoppa allargata e poi proseguire a gennaio con il campionato a porte aperte.

La scorsa stagione tu e altri tuoi colleghi vi siete schierati anche piuttosto nettamente contro la formula a orologio che poi non si è vista causa l’avvento della pandemia. Credi che possa essere riproposta?

Per fortuna non devo prendere decisioni simili. L’anno scorso la formula a orologio, per come era stata posta, non entusiasmava nessuno di noi perché rischiava di essere troppo incisiva sulla classifica finale, obbligando le squadre meglio piazzate in classifica a disputare un calendario sfavorevole rispetto alle altre che seguivano. Non è una cattiva idea di per sé però va formulata in maniera tale che sia una soluzione che non renda vani, come sarebbe accaduto nella scorsa stagione, i risultati e gli scontri diretti registrati in precedenza.

Tra partenze e conferme, di recente molte squadre si sono già mosse per mettere velocemente a posto tutti i tasselli per il prossimo anno: avvenuta la tua conferma, ci dobbiamo aspettare un’Urania arrembante sul mercato nei prossimi giorni?

Al momento stiamo ancora cercando di capire il budget. Come tutti, dovremo far fronte ad un ridimensionamento che di sicuro non ci consentirà di fare un mercato come quello dell’anno scorso e questo significa che dovremo inventarci soluzioni diverse. Abbiamo iniziato a lavorarci da pochissimo, perciò, non credo che a breve ci saranno grossi movimenti. In ogni caso l’obiettivo primario è parlare col gruppo dell’anno scorso e cercare di trovare un accordo con quanti più giocatori possibili. Una volta chiarito chi saranno quelli che prenderanno altre strade, partiremo con gli innesti vedendo quali spot dovremo andare ad occupare.

Capitolo USA: l’anno scorso avete puntato su un elemento dal rendimento sicuro come Raivio e su una scommessa come Lynch. Dai primi sondaggi che avete fatto internamente cercherete di riproporre la stessa formula?

La priorità, in questo momento, è quella di provare a tenere Raivio. Vedremo se sarà possibile perché Nick è un giocatore che ha molto mercato. Ad oggi non stiamo pensando ad altre alternative ma sappiamo che potrebbe esserci il rischio di doverlo fare. Quando eventualmente apprenderemo che la nostra prima scelta non rimarrà, ci siederemo attorno a un tavolo e penseremo a cosa fare col budget a disposizione. In quel caso potremmo anche decidere di fare due scommesse. L’idea base però è quella di muoversi in maniera simile allo scorso anno, ossia confermando Nick e cercando poi un altro giocatore (scommessa o non) da affiancargli nella posizione di “5”. Nei prossimi giorni capiremo se questa strada sarà percorribile o meno.

In base a quello che hai detto e ai ridimensionamenti a cui hai accennato, realisticamente quale sarà l’obiettivo di Urania il prossimo anno?

Sicuramente l’obiettivo è combattere per mantenere la categoria e poi, se possibile, fare bene in corso d’opera. Io e la società abbiamo sempre avuto l’ambizione di migliorare quanto fatto l’anno precedente ma le stagioni scorse avevamo altri budget a disposizione. Nel 2020/2021, se vorremo salvarci e in seguito completare il lavoro di quest’anno, dovremo inventarci davvero qualcosa di diverso e, assieme a questo, vedere quale sarà lo scenario competitivo che ci troveremo di fronte. Potrebbe infatti capitare, grazie a qualche innesto mirato e un gruppo rodato, di essere più pronti di altre squadre e di riuscire a fare un campionato di medio livello fin da subito. Oppure, al contrario, che molte società riescano a venir fuori bene dai propri problemi di budget e allestiscano roster che ci portino a lottare a lungo con più compagini. Tutto questo lo capiremo solo a fine mercato.