Una Virtus che non ti aspetti, soprattutto dopo le sconfitte contro Siena e Trapani, e la Waterloo di Latina, riesce a strapazzare al Palatiziano la capolista Scafati, ed a regalarsi la possibilità di giocarsi le sue chance di permanenza in A2 la prossima settimana sul parquet di Casale. Beninteso, Roma potrebbe farla franca anche perdendo l’ultima partita,  sfruttando una serie di risultati delle dirette concorrenti, ma psicologicamente l’essere tornati ad essere padroni del proprio destino, probabilmente restituirà ai ragazzi dell’Artiglio un minimo di fiducia in più per affrontare l’ ennesima settimana di passione, di questa incredibilmente disgraziata stagione . La Scafati dei record, quella della Coppa Italia vinta a Rimini, cade senza attenuanti di sorta nell’acquario tropicale di Viale Tiziano. Irretita da una Virtus con gli occhi della tigre fin dalla palla a due, costretta a giocare malissimo un match dove spara dal campo con un agghiacciante 27% (18 su 67 ), ma soprattutto perde un innumerevole numero di palloni (10 nel primo tempo per 17 complessivi), cosa assolutamente inusuale per la squadra di coach Perdichizzi. La Virtus invece, spalle al muro, gioca una splendida partita tutta cuore e cervello, riuscendo a restare lucida per tutti i quaranta minuti, e sopperendo,con l’utilizzo e contributo di tutti i giocatori, alle scorie fisiche e mentali di una settimana terribile post Latina. I trentasei punti arrivati dalla panchina, record stagionale, sono estremamente significativi a descrivere l’apporto, spesso negato durante la stagione, arrivato dai vari Bonfiglio, Benetti, Casagrande e Zambon. Responsabilizzati nella serata più difficile, hanno risposto presente, e lo hanno fatto alla grande. Benetti prendendo il posto nel pitturato di un Olasewere in serata di ordinaria follia, cancellato dopo tre minuti dalla gara da 3 falli raccapriccianti,ed evidentemente ancora sotto choc per il dopo partita pontino.Bonfiglio invece gioca probabilmente una delle sue migliori partite in carriera, da perfetto direttore d’orchestra, in contumacia degli spremuti Meini e Maresca, ma anche da killer spietato al momento di metterla dentro. Sedici punti alla fine per lui, con 4/8 dall’arco, e finalmente l’occasione buona per aggiungere sostanza,a tutta quella buona volontà comunque sempre messa in campo stagione.  Un Voskuil, sceso in campo con l’idea precisa di sparare verso la retina ogni pallone che gli passasse tra le mani, regala alla Virtus il primo break al termine del primo quarto (22-15), mentre una super panchina romana scava il solco nei secondi dieci minuti.  Arrivano infatti diciassette punti in dieci minuti  dal pino,che guarda caso, creano proprio 17 punti di divario tra le due squadre alla pausa caffè (43-26), con Scafati ridotta a soli 17 (guarda caso) punti dal campo, ma già ben 10 palle perse (quelle medie stagionali) in venti minuti. Lo scacco matto alla capolista arriva nel terzo quarto, quando un tarantolato Bonfiglio ed un sempre concretissimo “Tenente” Callahan, sparano con irriverenza cinque triple micidiali nella sempre più sguarnita retina campana. Per Roma arrivano così anche venti punti di vantaggio sul 55-35, prima di una fiammata di un poco centrato Mayo (14 ma con 5/19 dal campo) che riporta i suoi sotto fino al -11 ( 63-52 a 5 dalla fine). I titoli di coda, per volontà degli Dei del basket, arrivano comunque  con l’unico canestro di serata di Meini (da tre oltretutto), ed un paio di prodezze di un Gabriele Benetti da 32 minuti sul parquet, 6/9 dal campo e 6 rimbalzi.