La cartolina di questo Roma-Siena, inedito di serie A2, è tutto nel tuffo su una palla vagante di Simone Bonfiglio all’inizio dell’ultimo quarto con la Virtus avanti di 22 punti ma ancora smaniosa di continuare a sbranare una vittima, di cui aveva già dilaniato le carni per oltre trenta minuti di partita. Perfettamente preparata dall’Artiglio Caja con un game plan rispettato da tutti i giocatori fin dalla palla a due, malgrado il forfait dell’ultimo istante di Meini, ed il rispetto per una avversaria, che quantunque lontana in tutto e per tutto dai fasti passati, arrivava da due roboanti vittorie su top team della categoria quali Agrigento e Agropoli. Siena in pratica non è mai esistita, salvo un timido tentativo di rientro degli uomini di Ramagli proprio da quel famoso tuffo di Bonfiglio, la partita è stata un monologo romano. Favorito da una difesa ai limiti della perfezione, che ha costretto la Mens Sana ad un terribile 28% dal campo, e da un lavoro sotto le plance certosino di Olasewere e Callahan che ha cancellato con il coraggio la tanto temuta fisicità di un Diliegro tenuto a zero punti, e di un Udom a canestro solo nel garbage time. Ad uno come Ramagli, abituato a plasmare ed a gestire ai tempi di Biella gente come Mike Batiste e Sefolosha, sarà venuto davvero il coccolone nel vedere le sue due fiere torri, tramutate in statue di sale da assatanati piccolotti che tutto sono fuorchè specialisti del pitturato. In attacco poi ci hanno pensato un monumentale Callahan (24 con 11/17 al tiro), ed un chirurgico Voskuil (15 ), a scavare la voragine che ha inghiottito una Siena tradita da due americani evanescenti (ingiustificata in particolare la prestazione terrificante dell’ex casertano Roberts), e gestita soltanto da un manipoli di giovani di belle speranze di scuola Stella Azzurra. Troppo poco per contrastare una pletora di vecchie volpi probabilmente costrette dall’Artiglio a riguardare, modello corazzata Potionkin, per tutta la settimana le sfide tra Roma e Siena degli ultimi dieci anni al fine di capire fino in fondo il significato di questa sfida. Il Tenente,che ha oramai imparato ad infischiarsene delle critiche di scienziati e cabarettisti, ma dà retta giustamente soltanto all’Artiglio, con 14 punti siglati in un amen ha creato lo strappo decisivo in un terzo periodo da incorniciare per la Virtus, quando dopo il +8 dell’intervallo lungo (31-23), la truppa dell’Artiglio ha piazzato un 19-4 di parziale che ha fissato sul tabellone di un Palatiziano insolitamente affollato, l’altrettanto inusuale score di 50-27 a vantaggio di Roma contro Siena. Il Putto Biondo invece si è guadagnato la pagnotta a metà della quarta frazione, a modo suo, con una tripla dal parcheggio ed una morbida parabola da centro area in perfetto stile Spanoulis, che ha chiuso definitivamente una contesa, che quasi in maniera impercettibile, si stava pericolosamente riaprendo sul 58-45, complice una Virtus con la pancia piena  forse un pò troppo presto, e la solita fastidiosa sequenza di fischi senza capo nè coda che anche questo pomeriggio hanno scontentato entrambe le parti. Risultato a parte, questo pomeriggio particolare finisce come ai bei tempi, ossia con gli scambi di complimenti tra le due tifoserie. Rivali acerrime ma da sempre leali, e proprio per questo meritevoli di un futuro che faccia dimenticare al più presto un recente passato da incubi.