Poche, pochissime partite alla fine della regular season, e ancora tenti verdetti incerti.

Chi andrà ai Playoffs? Come sarà composto il tabellone delle due Conferences? C’è anche una lotta meno nobile, per stabilire chi sarà tra Denver-Sacramento-NY-Orlando e Milwaukee, a completare la galleria di squadre destinate alla Lottery. Poi, inevitabilmente, vi daremo conto anche di eventi di cui preferiremmo tacere, ma che sono arrivati anche sulla stampa generalista. E infine un accenno di rumors di mercato, parentesi che sarà incentrata sul re dei GM, Danny Ainge.

Stanotte, intanto, è andata così.
QUICKEN LOANS ARENA, CLEVELAND. BROOKLYN NETS 87 – CLEVELAND CAVS 107
Ovvia W dei Cavs. Ovvia perchè dovevano vendicare la sconfitta della scorsa settimana vs i Nets, una di quelle che hanno recentemente denotato le difficoltà difensive e i rapporti di spogliatoio non idilliaci di Cleveland. Ovvia, inoltre, perché i Cavs dovevano farsi perdonare anche il KO casalingo e LBJ-less di tre giorni addietro vs i Rockets. A inizio del primo quarto LBJ (24-4-11) ha superato Nique Wilkins per diventare il 12’ miglior scorer ogni tempo della NBA. A proposito di LeBron: forse non supererà i 300 tiri da tre scoccati in stagione, e difficilmente sfuggirà al dover registrare questa regular season come la sua peggiore coi piedi oltre l’arco a parte il suo anno da rookie. Finora siamo a 266 col 29.3%. Questo per dire di come sia sempre meno una sf, o, almeno, di come la sua efficienza stagionale sia stata legata alla sua capacità di andare nel pitturato. Non vedremo nei PO, credo, nessuno “battezzare” James al di là della riga delle triple, ma quel 29% potrebbe attirare molti scacchisti a giocare un certo tipo di partita vs i Cavs. Antidoto agli arrocchi altrui potrebbe essere un rendimento decente di Channing Frye e Love: entrambi protagonisti finalmente di una gara positiva, che vede entrambi al 50% da 3; 3/6 l’ex Orlando, 4/8 il Californiano, con 10 rimbalzi. A Brooklyn (Thad Young 18+8) si aspetta la Lottery, si fanno crocette su chi tenere e chi no tra quelli ora a roster, si lascia riposare Gemello Brook e, infine, si prende nota che Andrea Bargnani è passato da un team bianconero ad un altro, la Virtus Bologna.

BANKERS FIELDHOUSE ARENA, INDIANAPOLIS. ORLANDO MAGIC 114 – INDIANA PACERS 94
Ricordate? Tornando indietro di qualche edizione dei nostri Recap+Report avevamo celebrato il Giorno del Ciapanò. Ebbene, protagonisti di questo per nulla utile giochino sono diventati gli Indiana Pacers, che avevamo dato come quasi certi partecipanti ai PO. Allora erano settimi ad Est con 3 gare di vantaggio sui noni. Ora sono ottavi, con una sola gara di vantaggio sui noni, che sono sempre i Bulls. Notizia non bella per i Pacers, perché il confronto diretto con Chicago è sfavorevole. Due sconfitte casalinghe consecutive li han messi in questa situazione: una proprio contro i Bulls, una stanotte contro i Magic, ko davvero duro per dimensioni e sorpresa. Se considerate che Paul George ha infilato 11 canestri, e il resto del quintetto di Indiana 13, avrete presto la portata delle difficoltà che coach Vogel non è riuscito a sormontare, pur facendo giocare tutti i giocatori presenti sul suo pino. Dall’altra parte Fournier ha avuto la libertà necessaria per mettere un altro 20+ nella sua inaspettata, brillantissima stagione (25, 10/14).

TOYOTA ARENA, HOUSTON. CHICAGO BULLS 103 – HOUSTON ROCKETS 100
Eh, qui siamo all’incrocio tra epica e operetta, al gusto puro di questo spettacolo ineguagliato chiamato NBA. La lotta per arrivare ai PO tra due squadre indicate in ogni pronostico per ben altri traguardi. La sfortuna per gli infortuni dell’una che si incrocia con la tendenza al suicidio del management dell’altra. La professionalità che anima alcuni nei due roster, e che pare del tutto sconosciuta, se non sotto ipnosi, ad altri nei medesimi roster. Dichiarazioni non troppo velate contro gli allenatori (tutti e ….3, ricordando coach McHale). Tutto questo, e molto altro, nel confronto di stanotte tra Razzi e Tori. Vincono i Bulls, in rimonta, annullando 11 di svantaggio. Perde Houston, con Harden (24-4-8) svogliato che passa alcuni tiri, DH impresentabile e panchinato negli ultimi 7 minuti, mentre la parte dell’eroe era per l’ultimo arrivato a Houston: Michael Beasley (20-11-2). Con una testa differente, con un’anima meno spezzata da solo lui sa cosa, Beasley ha per l’ennesima volta fatto vedere che sarebbe stato un giocatore degno del primissimo livello NBA. Fino a che è stato la parte buona di se stesso, ha tenuto a galla l’attacco di Houston nel quarto periodo. Poi, probabilmente anche per motivi fisici (ha giocato 37 gare soltanto negli ultimi 2 anni), è uscito dal palcoscenico. Mentre Houston restava preda delle sue inestirpabili (quest’anno) manchevolezze, Chicago giocava di squadra, e soprattutto di panchina. Erano infatti le riserve a riportare i Bulls in testa a metà del quarto periodo, tra tutti Mirotic di nuovo Re delle Triple (28-4-3 con 5/10 da 3), Felicio from Brasil (5-4-3) e McDermott (15+9 pur con qualche ingenuità di troppo, come far scadere per 3 volte l’orologio dei 24 passando invece che tirando). Rientrato in campo, Jimmy-B (21-8-6) ha sistemato definitivamente le cose. A proposito di Butler, leggete avanti.

SMOOTHIE KING CENTER, NEW ORLEANS. DENVER NUGGETS 95 – NO PELICANS 101
Mentre Anthony Davis, fermo per il resto della stagione, infilava per divertimento tiri seduto nella prima fila del parterre, Pelicans e Nuggets meditavano su come far diventare interessante una gara senza pretese. Due motivi di interesse li han trovati. 1-con questa sconfitta, i Nuggets non sono poi troppo lontany dal poter entrare nella sfera delle peggiori, e guadagnarsi un posto alla Lottery per il Draft. 2-i Pelicans, con tutti i migliori infortunati o a riposo, han trovato 3 nuovi giocatori come protagonisti, in modo da dare volti nuovi a un pubblico rassegnato. Luke Babbit è il più noto, e ha già avuto qualche bella ribalta nelle passate stagioni, ma il 22-10-3 (con 2 rec e 1 stoppata) di stanotte è il suo meglio in stagione. Poi Toney Douglas, (talento notevole, capacità di esprimerlo bassa, caratteraccio mai smussato) ha dato senso alla sua presenza in quintetto con 20-3-10; infine la seconda pg rimasta a Nola ha messo a referto 17-5-8 comrpesa la tripla che ha chiuso la storia: si tratta di Tim Frazier. Top Texas Recruit of the Year secondo TexasHoops nel momento della sua uscita dalla HighSchool, era considerato dai media nazionali la 20’ pg della nazione nel momento in cui scelse PennState come college. Era progredito ogni anno, fino a diventare una delle Elite Point Guards, prima di macellarsi, nell’anno da Senior, il tendine d’Achille. Il chirurgo che lo operò classificò l’infortunio come uno dei più devastanti che avesse mai visto. Da lì in poi, Tim ha lottato ogni secondo, e merita ogni minuto di NBA che gli fan giocare.

CHESAPEAKE ENERGY ARENA, OKC. LA CLIPPERS 117 – OKC THUNDER 119
Che abbia ragione Pop? Che davvero OKC sia in realtà meno competitiva di Clippertown? Il punteggio dice meno 2. La gara dice che i Clippers son stati più davanti che indietro. E che han perso per un miracolo in tap-in del Neozelandese a 26 secs dal termine. Un miracolo di Adams nonostante KD 31-8-5, RW 26-8-11, Ibaka 16+9, e, cosa più importante, nonostante i CLippers fossero in modalità REST:senza Paul, DAJ e Redick (oltre a Blake, che sta finendo di scontare la sospensione: tornerebbe Sabato 3 vs Washington). Nonostante tutto ciò, avrebbero meritato i Clippers, portati avanti dal duo Rivers jr.+Crawford (32+32 con 12/19 complessivo da 3). Sono arrivati corti per un pelo, ma le vere buone news emerse da questa gara sono proprio per Clippertown, mentre i Thunder…boh.

MODA CENTER, PORTLAND. BOSTON CELTICS 109 – PORTLAND TRAILBLAZERS 116
75 secs, gli ultimi, fatali ai Celtics, che passano dal guidare 109-108 alla sconfitta. Il fatto che Boston sia priva di un vero go-to-guy è ormai acclarato, e non sempre può fare tutto il buon IT4, che con una persa ha dato il via al parziale favorevole risolutivo dei Blazers. Son seguiti un paio di tiri da 3 impiccati dalle mani di AB, con Portland sempre a segnare dopo ognuno degli errori. Et voilà, i Blazers son sesti nella Western, con tre gare e mezzo di vantaggio sui noni, al momento i Rockets. La lotta per accedere alla post-season nel West riguarda ormai 3 squadre: Dallas, Utah, Rockets. Quelli messi meglio sia tecnicamente che psicologicamente al momento sono i Jazz, Dallas sta in mezzo e Houston in fondo. Però vorrei spendere un paio di righe per celebrare la grande stagione dei Blazers. Persi 4/5 del quintetto titolare (e non idraulici di passaggio: Wes figlio di Wes, Batum, LMA, Gemello Robin) hanno avuto molte difficoltà all’inizio, ma dal 2016 in poi sono stati una delle migliori squadre della NBA. Realizzano un autentico miracolo, figlio dei giocatori, del coach, e della tradizione cestofila di una città che annovera 1 Anello, che non ne ha altri solo perché la Grande Portland dei 90’s dovette fare i conti coi Bulls di MJ, che ha visto giocare gente come Bill Walton, Clyde the Glyde, Terry Porter e –Sheed, e allenare leggende come Jack Ramsay. Stanotte i Celtics son stati anche sopra di 12 nel terzo periodo, ma alla fine han dovuto cedere anche per aver dovuto subire l’insolito 6/11 da 3 di Farouq Al Aminu, un “3 and D” noto molto più per la D che per il 3 (31% in carriera, 35 quest’anno).

Ed ora…Visto che le vicende spesso comiche di Clippertown si svolgono sullo stesso pacoscenico in cui evoluiscono anche i Lakers, possiamo ipotizzare un progressivo contagio, aumentato dal fatto che questa stagione è stata più una sorta di tour da musical che un’annata sportiva, per le celebrazioni relative all’addio a Kobe. Il senso del contagio è che tutto quanto è avvenuto sul campo come fuori, fino agli ultimi eventi puramente gossip pari, è quanto di più lontano dalla maniacalità di Kobe per la perfezione e la vittoria. Ci togliamo il dente solo perché la vicenda ha portato con sé un’eco enorme: Russell, rookie pregiato di LA non del tutto fedele alle alte promesse ed aspettative, ha filmato e poi in qualche modo lasciato che venisse reso pubblico, un video nello spogliatoio dei Lakers in cui raccoglieva confessione adultera di Nick Young. Il tutto amplificato dal fatto che la fidanzata tradita non è la Sora Cesira, ma la famosa rapper Iggy Azalea. Povero Kobe, non bastava avere in squadra Marcellino Huertas…
Ultima porzione di Report per anticipare il mercato. Per motivi che vanno dal brutto carattere, alla voglia di vincere, dalle scadenza contrattuali alla voglia di ricostruire o al fatto di aver deluso le attese, 4 nomi saranno superhot nel mercato dela prossima estate. Durant-Cousins-Butler-Love. Su tutti e 4 si stanno allungando, o si sono già avvicinate a palpeggiare, le sapienti mani di Danny Ainge. Boston ha molto da offrire in termini di giocatori così come di scelte al Draft, e l’abilità di Danny farebbe il resto. Love lascia dubbi sul suo reale potenziale, Cousins sul suo carattere, Durant sulla sua voglia di andare ai Celtics, che non sono esattamente pronti ora per vincere il Titolo. Jimmy-B è stato compagno di Jae Crowder a Marquette ed è un go-to-guy.