Ricevo il testimone e procedo all’analisi delle gare giocate dalle 2:00 in poi della notte italiana.

PEPSI CENTER, DENVER. OKLAHOMA CITY THUNDER 124 – DENVER NUGGETS 102

OKC, contro avversari poco temibili, ogni tanto mostra un sistema piuttosto che una pallacanestro fatta di istinti. Contro Denver un’idea di circolazione e costruzione dei tiri si vede, anche se abbiamo più di qualche elemento che faccia pensare ad un ritorno ad isolamenti ed istinti quando conterà davvero e ci sarà più pressione. In ogni caso in una gara che i Thunder controllano senza troppi problemi, abbiamo da segnalare la DICIASSETTESIMA tripla doppia stagionale di Russell Westbrook, che raggiunge così Magic Johnson e può andare a caccia del record assoluto nelle prossime uscite (13-14-12 leggermente meno mirabolante del solito). Per il resto OKC la porta a casa con i 26 di KD ed i 18 di Ibaka, di Kanter, conditi da 11 rimbalzi, e di Waiters che tira soltanto 9 volte scagliando un po’meno grandine sulle viti. Per i Nuggets 17 di Gary Harris e 15 di Mudiay e DJ Augustin compreso un “lancio” da tre quarti di campo sul tabellone.

VIVINT SMART HOME ARENA, SALT LAKE CITY. SAN ANTONIO SPURS 88 – UTAH JAZZ 86

Gara a punteggio basso, senza riposi per Pop, segnale di fiducia nella banda di coach Snyder. Come già detto punteggio basso, e nemmeno a dirlo quando non si superano i 100 (in questo caso nemmeno i 90) tendenzialmente gli speroni vincono. In attesa di sapere se questa sarà una serie di playoff del primo turno, siamo più che sicuri che gli Spurs o gli Warriors partirebbero più che da favoriti, ma anche che contro questi Jazz ci devi giocare. Gara controllata dai texani all’inizio, che provano anche a dare lo strappo nel terzo periodo (25-16), salvo poi subire la rimonta di chi ha più fame durante l’atto finale (33-21 Utah). A meno di 5 secondi dalla fine siamo pari a quota 86, e Kawhi fa quello per cui è stato creato, mette un tiro di una pesantezza unica, al quale prova a replicare Rodney Hood sulla sirena, ma con risultati ben diversi. 18 per Leonard che tira male (5/14) ma è chirurgico ai liberi, 14 di Aldridge e solo 3 per Tim Duncan che raggiunge la W numero 1000 in carriera. Dall’altra parte 23 di Hood e 13 per Mack ed Ingles.

SLEEP TRAIN ARENA, SACRAMENTO. PORTLAND TRAIL BLAZERS 115 – SACRAMENTO KINGS 107

Non sono stato io a dire che chi controlla I rimbalzi controlla la partita, quando la differenza è così elevata la regola non può che confermarsi. 49 contro 34, questo il dominio sotto le plance di Portland, che batte così i Kings nonostante tirino col 52%. I Blazers non sfiorano nemmeno tale astronomica percentuale, ma tirano ben 15 volte di più. Il calo di concentrazione nel finale, la grande discrepanza sotto i tabelloni e Mo Harkless che fa 20-16 (di cui 7 offensivi) sono tutti simbolici del potenziale inespresso e della stagione di Sacramento, che solo per i nomi che mette in campo avrebbe potuto ambire a ben altri traguardi. Dame fa segnare 22 e sforna 8 pizze, la maggior parte per armare la mano di un CJ da 30 con 5 triple. Per i Kings 30-9 di DMC e 42 minuti di lezioni di pallacanestro al vento di Rondo (27-10-12 e sesta tripla doppia stagionale).

ORACLE ARENA, OAKLAND. MINNESOTA TIMBERWOLVES 124 – GOLDEN STATE WARRIORS 117

Ogni singolo biglietto per la Oracle di questa notte era stato venduto per festeggiare la W numero 70, invece la festa viene rovinata da dei lupacchiotti estremamente concreti. Senza togliere nessun merito a Minnesota, questa sconfitta casalinga appare diversa da quella contro i Celtics, infatti più che ad un capolavoro degli avversari quella di stanotte somiglia ad un suicidio dei campioni. 24 palle perse, Curry tira 7 su 25 e gli Warriors sprecano un vantaggio di 17 punti, giusto qualche numero che dovrebbe dare un’idea dell’accaduto. Kerr, che per i detentori del record ha giocato, afferma che successe anche ai suoi Bulls a fine stagione, che la pressione potrebbe essere troppa. Tutto questo forse è vera, ma sarebbe il momento di parlare dei vincitori. Uno su tutti Karl-Anthony Towns, sempre più probabile ROY, 20 punti 12 rimbalzi, una difesa più che da veterano, di mestiere farebbe il centro, ma a vederlo partire in palleggio dall’arco non sembrerebbe davvero. Ad approfittare degli opachi campioni ed a concretizzare la rimonta sono il già citato prossimo ROY, insieme al premiato dell’anno scorso, che mette tiri pesantissimi nei momenti decisivi, sia della rimonta che dell’overtime. Ad accompagnare i due bambini prodigio, Shabazz Muhammad, con 35 punti di infinita importanza. Per gli sconfitti il migliore è Barnes che scrive 20 sul referto rimanendo l’unico davvero solido per tutto il tempo. 28 di Thompson anche lui abbastanza impreciso e 21 con 15 assist di Steph, decisamente non in serata di grazia contrariamente a quanto direbbero i numeri.

STAPLES CENTER, LOS ANGELES. LOS ANGELES LAKERS 81 – LOS ANGELES CLIPPERS 103

Sarà che non li ha mai considerati davvero dei rivali, sarà che dopo quanto fatto contro Boston non poteva ripetersi alla sua età, ma Kobe all’ultima contro i Clippers non brilla e la partita non esiste. I clippertoniani distruggono i Lakers che sembrano non avere nessuna possibilità di contrastarli. Gara in ghiaccio già dai minuti iniziali, 25 con 8 portate per CP3 che quando non conta nulla è una gioia per gli occhi, 21 per Jeff Green e pochi minuti per il rientrante Blake. Dall’altra parte i 17 punti di Metta World Peace rappresentano l’unica cosa davvero segnalabile.