Giovedì-Venerdì-Sabato, un trittico ormai classico per il nostro Report and Recap delle notti NBA.

Dal Giovedì escludiamo la gara tra Warriors e Lakers, ne restano 5 decise complessivamente da 15 punti e due supplementari. Volevamo spettacolo ed equilibrio? Voilà. All’OT vincono Toronto su Orlando (106-103) e Chicago su Philadelphia (115-111). I Sixers sembrano una squadra di basket, e questo fatto da solo indica una inversione ad U rispetto al recente passato. Alimentati dal solito Ish Smith (New Orleans ha già in tasca il premio per Most Sciocchezza Trade 2016) che recita, Phila è battuta solo dai 53 punti di uno che nel libro dei record era già apparso quest’anno: Jimmy Butler. 103-101 il punteggio con cui sia Memphis ha battuto Detroit sia i Kings hanno avuto ragione dei Jazz in uno scontro importante per l’ottavo posto verso i PO ad Ovest. La gara più importante era a San Antonio, con la visita dei Cavs agli Speroni. LBJ ad Alamo significa Finals 2013 e 2014, nonché un pezzo non secondario di quel che potrebbe accadere nel 2016. 99-95 il finale per SA, ma la gara ha detto che i Cavs possono essere a quel livello, perché LBJ è stato ottimo ma non mostruoso, Kyrie è stato dominato da Parker, e Love ha confermato tutti gli interrogativi. Inoltre, una discreta mazzata alla speranze dell’Ohio è stata mollata da coach Blatt sotto le spoglie del Timoteo sbagliato: Mozgov in campo ad inizio quarto periodo è costato, tra errori da mezzo cm in attacco, falli in attacco, in difesa, palle perse e amnesia difensive, ben 11 pti in 3 minuti ai Cavs. Gara perfettibile di Cleveland quindi, e sconfitta per molti versi costruttiva.
Venerdì le W di Portland e Pelicans rispondevano a quella di Sacramento nella corsa ai PO della Western, corsa nella quale batteva un colpo a vuoto Denver, sconfitta al Pepsi Center da Miami, con ultimo tiro sbagliato dal Gallo. Bisogna anche dire che negli ultimi 5 minuti l’ostracismo riservato al Gallo da alcuni compagni (Barton su tutti) è stato evidente: palla mai a Gallinari sembrava essere la prima mission dei possessi di Denver. Ricordatevi sempre di andare sul sito della NBA e di votare il Gallo per l’All Star Game!
La sconfitta contro Nola ha ribadito il periodaccio di Charlotte, mentre la W di Boston contro i derelitti Suns ha dato un minimo di consistenza alla ripresa biancoverde: da segnalare la prima tripla doppia in carriera di Marcus Smart (10-11-11, e). Altre stats a proposito di alcuni giocatori bostoniani, stats sensibili in particolare ora che ci stiamo avvicinando all’ASG di Toronto. Jae Crowder è nono nel plus/minus offensivo e terzo in quello difensivo: gli unici altri giocatori presenti in entrambe le categorie sono James, Leonard e George, tre MVP candidates: una chiamata “to the North” Jae la merita o no? Isaiah Thomas raggiunge i 20 pti e 6 ass di media: sono solo altri due ad avere queste medie, LBJ e Kyle Lowry; di certo ci sono giocatori, come per esempio Wall, di cui parleremo più avanti, che sommano 19.8 e 9 di media, ma una chiamata, contando anche la simpatia e la presenza scenica di IT, il piccoletto la meriterebbe. In OT la W in rimonta dei Bucks su Atlanta, e L per Houston contro i Cavs sia per Chicago (che soffre terribilmente i back-to-back); i Bulls perdono per la stagione Noah: la spalla infortunata che già lo aveva tenuto fuori per una decina di gare si è del tutto sfasciata, il giocatore mentre leggete queste righe dovrebbe essere già stato operato e perderà tra i 4 e i 6 mesi: stagione finita.

Ed eccoci a stanotte.
TIME WARNER CABLE ARENA, CHARLOTTE. MILWAUKEE BUCKS 105 – CHARLOTTE HORNETS 92
Per quanto accolto con una parte di ironia, il momento della squalifica (per THC) + infortunio di Al Jefferson è, alla prova dei fatti, stat oil turning point della stagione degli Hornets, fino a metà dicembre bellissima e trasformatasi nella consueta lotta tra 40 e 50% di record. Attorno a quelle percentuali si aggira anche Milwaukee, che però è in prospettiva leggermente differente: i Bucks sono in miglioramento, se non di gioco di risultati, e la W sorprendente all’OT contro Atlanta assume connotati di possibile, positivo stavolta, turning point per i Cerbiatti. Rimontano anche a Charlotte gli orfanelli di Jason Kidd, portati sulle poderose ali del Grande Grosso Pterodattilo Greco (14+11), e sulle setose movenze di Greg Monroe (19+10 e pure un minimo di servizio ai tavoli e di difesa, 3 ass e Zeller tenuto a 6). Middleton completa e corrobora con 24 da 11/16, old fashion senza triple e solo 2 dalla carità. Hornets positivi solo nel gregarione Marvin Williams (14+7) e nei vagiti del rookie Kaminsky (12+5).

PHILIPS ARENA, ATLANTA. BROOKLYN NETS 86 – ATLANTA HAWKS 114
Bisogna pur offrire un po’ di brivido ai 17052 venuti al palazzo, e allora gli Hawks aspettano quasi tre quarti completi per sbarazzarsi dei Nets e tornare alla W dopo due L in fila. Millsap as usual su tutti gli altri Falchi (21+6), ma segnaliamo l’ennesima bella prova di Kent Bazemore (15-3-3 in 27 minuti con solo 9 tiri). Kent è di certo uno dei candidati al titolo di Most Improved, già da ora. Cerchiamo Bargnani e lo troviamo a 10 minuti e 6 pti, nei Nets che hanno il migliore sempre in bilico tra Young e Lopez. Stavolta è Thad (18+7), con exploit a 12 ass di Donald Sloan.

VERIZON CENTER, WASHINGTON. WASHINGTON WIZARDS 117 – BOSTON CELTICS 119
Gara tra le più belle e peggio arbitrate degli ultimi anni. Resta negli occhi soprattutto, come in precedenza già accennato, quello che John Wall combina sulle tavole. Eletto, e ricevuto l’Award a centrocampo prima della gara, Miglior Giocatore della Eastern Conference per Dicembre, JW segna 18 nel primo e 18 nel secondo tempo, raggiunge la 22esima doppia-doppia di stagione e la terza gara a +30pti/+10ass. Ma non sono i numeri (36-7-13, con 7rec) a rendere giustizia a uno che lì per i Wizards fa semplicemente tutto, e non sta fermo un attimo: traduzione umana del moto perpetuo, perfetta rappresentazione di cosa voglia dire unire la tecnica di uno sport (in questo caso il basket) a un supremo costante sfoggio di perfetta fisicità. Ok, ha sbagliato il lay-up del pareggio, ma chisseneimporta. Dall’altra parte i due mattatori di questa stagione dei Celtics, Crowder (22-8-6) e IT (32-4-5), hanno ribadito la loro leadership. Ultime 5 gare di Thomas: 148pti, 29ass, 17/34 da 3. Più spesso in vantaggio Washington, i Celtics non affondano mai, anche perchè è difficile uccidere le partite quando si difende come i Wizards (e in particolare come Gortat, non un caso, secondo noi, che le 4 W in fila della Capitale siano arrivate quasi tutte senza di lui). Si scontravano due squadre simili per idiosincrasia alle gare casalinghe, e infatti ha vinto quella in trasferta. La parte del “peggio arbitrata” si dipana lungo tutta la gara, e ha i suoi picchi nel finale, quando la “battaglia dei tiri liberi” è condotta quasi sempre concedendo la carità a chi il fallo lo aveva in realtà commesso, oppure non mandando in lunetta chi fallo aveva subìto. In sostanza dettagli, ma curiosi, e curioso che spesso in un arbitraggio insufficiente ci sia di mezzo l’ineffabile Tony Brothers.

THE PALACE, AUBURN HILLS. GS WARRIORS 95 – DETROIT PISTONS 113
Se c’era un posto dove potevano perdere, era The Palace, luogo onusto di storia che trasuda durezza da ogni mattonella. A proposito di storia: cerimonia del ritiro della maglia #3 prima della gara per i Pistons…come di chi era? Ben Wallace, centro dei grandi Pistons 2000-2006. GS sempre sotto, nonostante qualche miracolo sparso di Steph (38-7-5), come una tripla da 11 metri (se avete voglia di guardare: dalla P di Pistons del logo a centrocampo) presa in assoluta scioltezza con 18 secondi sull’orologio dei 24, oppure un lay-up segnato senza quasi avere la palla in mano (e trovatene uno più difficile di così…) e subendo fallo (non fischiato, protesta, tecnico, GS a meno 10). A proposito di durezza. Fisica: i Pistons non hanno risparmiato a Steph qualche colpo “esperto” dopo il rialscio della aplla o durante il superamento dei blocchi. Mentale: i ragazzi di coach SVG hanno preso sul serio anche la aprte psicologica della gara, replicando alle magie con immediati tentativi di magia simile, il che, grazie anche al fatto che spesso la replica è andata a buon fine, li ha resi mentalmente apdroni della gara. Segnaliamo su questo versante che SVG NON ha modificato il suo gioco in proporzione a quello degli Warriors: il suo grosso quintetto base (Bimbone-Gemello Marcus-Il Turco) è rimasto starting e ha totalizzato i soliti minuti. Bimbone 14+21. Il tempo di riposo per Reggie Jackson è stato diviso tra Jennings e Blake (8 e 7 minuti rispettivamente). Il minutaggio così splittato è basso per entrambi: considerando che Steve Blake è storicamente una delle migliori back-up pg della NBA, e che Jennings non è mai stato un giocatore di SVG (all’arrivo del coach era già infortunato e il buon Stan chiese ed ottenne l’arrivo di Jackson) ma potrebbe essere titolare quasi ovunque, beh: odore di trade.

WELLS FARGO CENTER, PHILADELPHIA. PORTLAND TRAILBLAZERS 89 – PHILADELPHIA 76ERS 114
In Ish Smith Era, i Sixers sono 4-7, un record paradisiaco, secondo il quale ogni 2 gare vincono al terza, anzi, per la matematica delle frazioni la situazione è persino un po’ meglio di così. Stanote hanno vinto con relativa facilità sui Blazers, forti di una gran gara di jahlil Okafor (25-10-1), in cui lo zampino di Ish si è fatto comunque sentire (16-2-5). D-Lill zittito a 14 con 18 tiri, e serataccia Blazers al capitolo percentuali di tiro (39% totale).

FEDEX FORUM, MEMPHIS. NY KNICKS 95 – MEMPHIS GRIZZLIES 103
Meno difficile di quel che dica il punteggio la W di Memphis su NY ancora Melo-less. Top scorer dei Knicks il Magico Lettone, e per cercare di sopperire alla mancanza di Paròn Carmelo, Langston Galloway ha rispolverato la sua momentaneamente accantonata anima da centro di nemmeno 190cm per acchiappare 11 rimbalzi da unire agli 11 punti. Memphis ha traccheggiato nel primo tempo, ma con un Gasol come stasera era impossibile solo pensare di perderla: 37-8-3 con 3 stoppate e 15/29. Aria di trade per Jeff Green: questo, almeno, è quello che molti analisti twittano negli USA.

VIVINT ENERGY ARENA, SALT LAKE CITY. LA LAKERS 82 – UTAH JAZZ 109
Kobe c’è alla Vivint Arena, ma gioca solo 15’ epr colpa di un problema al tendine d’Achille, cosa che pare essere non troppo seria, in ogni caso. Lakers con Sweet Lou in quintetto al posto di Russell, e l’uomo dalle due fidanzate ripaga con 20pti. Nei Jazz doppia-doppia del 2.21 che si muove come una ninfea, Rudy Gobert a 18+18.

STAPLES CENTER, LOS ANGELES. SACAMENTO KINGS – LA CLIPPERS
Alla fine Clippertown perde la numero 11 dopo 10 W consecutive. La perde in casa vs i Kings, che in questo periodo sono un problema per chiunque, soprattutto perché, appena avuto un obbiettivo, vago ma pur sempre perseguibile, DMC ha riacceso il talento smisurato di cui dispone. Ultime 8 gare, ossia il Gennaio di Cousins? 249pti e 107r, media di 31+13, e ho tralasciato i decimali. Scorbutico, egotico, irascibile? Lo prendo lo stesso, grazie. Funziona bene il tandem con RR, che è ondivago e impronosticabile, ma resta un campione e stanotte (13-7-10) ha fatto a fetta CP3 (15-4-7), grazie anche al tiro da fuori, tallone d’Achille dell’ex Celtic, che però, ripetutamente sfidato da Paul, ha risposto infilando 3 jumper che hanno avuto sempre l’effetto di interrompere i tentativi di rimonta di Clippertown. Velieri sempre senza Blake e DAJ, 7-4-4 per il Beli.