Ecco le altre gare di stanotte, tra le quali daremo una certa prevalenza a Heat vs Cavs.

AA ARENA, MIAMI. CLEVELAND CAVS 101 – MIAMI HEAT 122
Coach Lue decide di partire con Love come centro, forse per sfruttare il Californiano vs Stoudemire, perchè Amar’e non è mai stato un gran difensore, e ora, in aggiunta, insegue con ancora più difficoltà i lunghi che si aprono sull’arco, perchè è mobile come un parastinco, più o meno (se vi capita, osservate bene lo spessore dei suoi tutori alle ginocchia). Purtroppo, Love (7-1-1 in 16 minuti) infila due falli in 3 minuti ed esce di scena, mentre Stoudemire (8-5-1 con 3/4 e 2/2 ai liberi in 12 minuti) difende anche sul perimetro e anche quando gli tocca di badare a Kyrie (14 e 4a in 27′). Contando l’assenza di Bosh (che però era bello elegante in panchina), questa partita ci offrirà la sensazione che le avversarie orientali dei Cavs, al completo e al 90% del rendimento possibile, non sono affatto lontane dal roster di Cleveland, o, almeno, non come si riteneva ad inizio anno. In aggiunta, il clima nel locker non deve essere dei migliori, con quello che ormai pare delineato come Clan-James (JR-Delly-TTT-Shump-Jefferson) diviso dal resto della squadra, in cui Kyrie emerge sia per talento che per rendimento che per “indipendenza” nei confronti di LBJ. Il Californiano? Beh, lui è un UFO in quel locker. L’aspetto interessante del line-up ultrapiccolo di Cleveland è l’uso di James (26-3-3) come rollante sul p’n’roll, che spesso porta Il Prescelto a contatto diretto col pitturato senza bisogno di palleggi e 1vs1, quindi con minor fatica. Dall’altra parte, si assisteva alla partenza sparata di D-Wade (24-4-4): non era lecito attendersi altro, essendo in visita l’amico-rivale LeBron, ed essendo a portata di pochi punti il traguardo dei 20000 in carriera, raggiunto quando mancavano 10:12 nel terzo quarto. Il 20001 punto della carriera di Wade coincideva con il 71-48 Miami. Sì, perchè storia, nel senso di equilibrio, questa gara non ne ha avuta. Parziale Miami, che si portava 40-25, controparziale Cavs per il 40-36, definitivo strappo da 21-4 degli Heat. Per Miami ha giocato benissimo il rookie Josh Richardson, il peperino che vi avevamo fatto scoprire in occasione del ko degli Heat a Boston, in cui l’ex Tennessee aveva difeso ottimamente su IT4…se vi ricordate, è quello col padre vigile del fuoco e la madre pastore Battista e tenentecolonnello in pensione della Riserva della US Airforce. Bene, nel tempo intercorso, il ragazzo ha messo a posto anche l’attacco: 19-2-2, con 4/6 oltre l’arco.
Quello che è del tutto mancato ai Cavs è stata la difesa. Ha fatto capolino solo nel parziale sopra ricordato, quando Jefferson (20-4-1) dava l’esempio limitando Dragic (18-4-11) e LBJ si impegnava su Wade (segnaliamo una stoppata irregolare di James sull’ex compagno, irregolare perchè la palla era già nel cilindro…eh…già…e il naso di LeBron anche, nel cilindro..impressionante). Gli ultimi due quarti erano puro showcase, ma ci preme segnalare la sensazione trasmessa dai Miami Heat: di essere una squadra che sa quel che fa. Hanno un rim protector nonchè macchina da rimbalzi (Whiteside), hanno una stella (D-Wade), un back-court pieno di combinazioni e talento (all’ex Marquette si aggiungono Dragic e Richardson), hanno uno che può marcare LBJ (Deng), hanno un JJ in più nel motore. Joe Johnson (18, di cui 15 quando contava), da quando è arrivato a Miami, è ritornato a giocare a basket, con una differenza tanto evidente quanto…riprovevole rispetto all’atteggiamento che ha avuto nell’anno e mezzo precedente ai Nets. In Florida segna 15 a partita in circa 25′ di tavole, e tira col 57% globale. Se i tifosi di Brooklyn lo mandano a…..fanno bene. Tornando agli skills degli Heat, hanno anche un Amar’e che ha dimostrato di poter competere ancora se gli stimoli son quelli giusti (ossia Conference Finals), ed hanno gente valida nel profondo della panchina; aspettando, ma soprattutto sperando, Bosh possa tornare a giocare, avere Winslow-G.Green-McRoberts-Haslem da 8 a 11 non è per niente male. Occhio alla Eastern, secondo noi saranno fuochi d’artificio nella post-season.

Ed ora le altre.
TIME WARNER CABLE ARENA, CHARLOTTE. DENVER NUGGETS 101 – CHARLOTTE HORNETS 93.
Inaspettata battuta d’arresto di Charlotte, in casa contro i Nuggets, sempre privi del Gallo. Gli Hornets sono incappati in una serata di tiro sul modello dello scorso anno, quando non infilavano nemmeno la chiave nella toppa: 42% globale comprensivo di un 28 da 3. Dall’altra parte, Nuggets che cercano il gioco del prossimo anno: potrebbero essere delle Pepite a forte vocazione interna, dal momento che assommano quantità e qualità nel pitturato. Malone era il coach dei migliori Sacramento Kings degli ultimi 3 anni, prima di venire inspiegabilmente fatto fuori. Tenuto su un piedistallo da DMC, evidentemente con il gioco e il miglioramento dei lunghi deve saperci fare. Infatti: Jokic 11-14-4 e Nurkic 10+3. Per Charlotte Batum a 24-8-9.

BANKERS LIFE FIELDHOUSE, INDIANAPOLIS. OKC THUNDER 115 – INDIANA PACERS 111
Esseri umani non convenzionali all’opera ad Indianapolis. Durant: 33-13-8, 55% globale al tiro; Westbrook: 14-11-14, per la tripla-doppia numero 14 di stagione; Paul George: 45-7-4, con 14/29 al tiro, e quella che manca per il 50% è proprio la tripla fallita nel finale che sarebbe valsa il pareggio a 112. OKC consolida il terzo posto nella Western Conference, mentre Indiana è per ora settima ad Est, ma ha solo mezza partita di vantaggio sulla nona (Pistons) e una e mezza sulla decima (Wizards).

FEDEX FORUM, MEMPHIS. LA CLIPPERS 102 – MEMPHIS GRIZZLIES 113
Cambiano i nomi, ma gli assenti per i Grizzlies restano sempre 7. Mezza squadra. Per fortuna è tornato Zach Randolph, che trova il modo (lui che è uno dei Re della doppia-doppia) di infilare la prima tripla-doppia della più che decennale sua carriera: 28-11-10. Nei Clippers manca solo Blake, ma gli altri lasciano praticamente da soli DAJ e CP3, dando a Clippertown la sconfitta e la quasi certezza di non poter essere la terza forza della Western.

UNITED CENTER, CHICAGO. UTAH JAZZ 85 – CHICAGO BULLS 92
Nei Bulls esordisce in quintetto il brasiliano Cristiano Felicio, che giocherà 12 minuti per 4+2. D-Rose trascina i suoi (22-3-4) e Jimmy-B gioca 33′ (più di tutti, insieme a Mirotic), facendo intendere che il ginocchio sia ok. I Jazz hanno solo Favors, Mack e Hood in doppia cifra (26-15-14 rispettivamente). Gobert è fluido come una ninfea, ok. Però a volte un po’ troppo fluido. Si è fatto stoppare da Aaron Gordon, ci saranno 40 cm tra i due. Era fallo, ok, ma non sono cose accettabili da un lungo di 2.21. Ora i Bulls hanno record di % pari a quello di Detroit, ma sarebbero dentro loro, ai PO.

THE PALACE, AUBURN HILLS. BROOKLYN NETS 103 – DETROIT PISTONS 115
Fuori ma sempre attaccati al treno per i PO i Pistons hanno ragione dei Nets con un quarto periodo da +12. I Pistons hanno rotazioni abbastanza ristrette, e questo accade fin dall’inizio della stagione, ma ottengono spesso il massimo dai pochi uomini impiegati: 7 in doppia cifra stanotte, e i due leading scorers escono dal pino – Baynes a 21, Tolliver a 17. Per i Nets Bogdanovic non si ferma più, da quando può giocare minuti e, anche, senza il terrore di non poter sbagliare mezzo tiro: 19-5-2; Thad Young a 24+9.

VERIZON CENTER, WASHINGTON DC. NY KNICKS 89 – WASHINGTON WIZARDS 99
W senza particolari patemi per Washington, che mette tutto il quintetto in doppia cifra e si tiene in corsa per i PO. Wall come al solito canta più alto di tutti i compagni: 24-2-10. Per i Knicks dicono 20+7 sia Melo che The Unicorn.

PHILIPS ARENA, ATLANTA. HOUSTON ROCKETS – ATLANTA HAWKS
Gli Hawks riagganciano la terza piastrella della Eastern Conference dopo mesi passati al quinto posto. Lo fanno centrando la quinta W in fila, la ottava nelle ultime dieci. Lo fanno mettendo in vetrina Horford (22+9) e Hardaway jr. Per Timmy figlio di Tim, forse la migliore in carriera (20+7), ottenuta nella gara che, però, resterà famosa per il “Misteriosissimo Caso dello Stickum” (e Woody Allen non c’entra, purtroppo). E’ una specie di pomata grippante che si mette sulle mani per avere miglior presa sulla palla. Per chi ricorda le telecronache di coach Peterson, l’equivalente della “maniglia”, il contrario della “saponetta”. E’ una pomata che ritengo tollerata, se non lecita, nel baseball, in cui agevola le palle veloci per una questione di oleosità della pallina, e non di grip. E’ vietata nel basket, almeno nella NBA. Beccato ad usare la pomatina è stato…strano?….DH. Howard ha toccato il pallone con cui Millsap doveva tirare un libero. Il buon Paul ha sentito la palla appiccicosa, la ha restituita all’arbitro, che l’ha sostituita perchè era in effetti sbiascicata da una quantità onirica di grasso, visibile anche dalle telecamere. Tutta roba vietata, ricordate? E DH si è “giustificato” dicendo, in pratica “eh ma dai, che razza di fighetto che è ‘sto Millsap, io lo uso sempre lo Stickum, e nessuno ha mai fatto scene simili”. Il tutto mentre compagni e avversari, per quanto possibile, ridacchiavano tra loro, e coach Budenholzer, mirabilmente, protestava riuscendo a non rotolarsi dalle risate e facendo finta fosse una cosa seria. Pensateci: sembra Clippertown, invece è Houston, e non è una bella cosa per i Razzi.