7 gare nella notte NBA, noi ci soffermeremo maggiormente su quella più importante, che vedeva i Rockets ancora a 0 w opposti alla title contender ancora imbattuta OKC.

TOYOTA ARENA, HOUSTON. OKC THUNDER 105 – HOUSTON ROCKETS 110
Come far svanire un vantaggio di 14/15 punti? Osserviamo quello che è successo ai Thunder tra 2′ e 8′ minuto del terzo quarto, punteggio 71 a 57 a loro favore. Si sommano i seguenti fattori: precoce quarto fallo (non brillantissima come idea) a rimbalzo offensivo di Westbrook, ovvia panchina e ingresso di DJ Augustin, che non è una star ma ha il pregio di essere ordinato e discreto tiratore…DJ esordice con un cross e tre palle perse (saranno 6 alla fine, cui sommiamo le 7 di RW e le 5 di KD), sbaglierà una tripla aperta e sarà graziato da un tap-in di Ibaka (12+14 con 4 stoppate) su un floater sbagliato; avete sentito nominare KD finora? In quei minuti OKC pare tornata quella dello scorso anno: vero che KD (29+4) deve riposare e non forzare a questo punto della stagione, ma, se è in campo, meglio che tiri lui invece che chiunque altro, nei limiti di un gioco di squadra equilibrato. Nei 6 minuti in questione lui tira una volta, Augustin 4, Ibaka 5, Adams 2 e Waiters 3, nonostante un TO chiamato da Donovan non appena Houston, appoggiandosi in maniera principale a Howard, arriva a meno 10. La distribuzione dei tiri rimane un problema per i Thunder: Donovan ci sta lavorando, ma quando RW (25-8-11) è fuori pare che tutti gli altri si affannino a trovare e sparare quanti più tiri possono, dal momento che è abbastanza evidente che l’ex UCLA la passa volentieri solo a KD e occasionalmente a Ibaka/Kanter; Augustin non ha rinunciato a questa frenesia, cercando di agire come RW invece che come il play ordinato che di solito è. In difesa, poi, tra mille e uno posizionamenti da galera di Waiters e un paio di non-aiuti di Ibaka, insieme ad Howard (16+8) e Harden (37-5-3) han trovato gloria anche Lawson (14-5-11) e Thornton (12+7). Risultato: dopo il cross di Dion-grandine-sulle-vigne, 75-73 OKC, e inerzia tutta per i Rockets. Il sorpasso avverrà con una tripla di Harden, e negli ultimi 5 minuti un tiro da 3 di Ariza dopo rimbalzo offensivo segnerà il divario che OKC non riuscirà a colmare.

WELLS FARGO CENTER, PHILADELPHIA. CLEVELAND CAVS 107 – PHILADELPHIA 76ERS 100
I Sixers han reso un po’ più dura del previsto la vita ai Cavs, ma alla fine hanno mancato la doppiavù, nella notte in cui LBJ ha sorpassato i 25000 pti in carriera. Il Prescelto è sempre molto attaccato a questo genere di record, preso come è dal motivare e aumentare fino al ruolo di “migliore di sempre” la sua presenza e la sua legacy, dopo il ritiro, nella NBA. Tripla doppia sfiorata per James (22-9-11) e gran 4/5 nelle triple per James Jones, che quando viene chiamato a togliere le ragnatele dalla panca, risponde sempre. Per Phila, Okafor ha segnato ma non preso rimbalzi (24+3), Noel è stato discreto (14+8) e inizia a emettere qualche vagito il secondo anno, arrivato da Sacramento, Nik Stauskas (15 con un decente 3/9 da 3).

MSG, NEW YORK. SAN ANTONIO SPURS 94 – NY KNICKS 84
Parliamo di KP il Lettone (13-14-1, 3 rec, 2 st, 2 perse). Ha fatto polpette di Tim Duncan, con rimbalzi, tiri in hesitation, tiri da 3, schiaccioni su tap-in. Poi è dovuto uscire perchè in una rumble a rimbalzo offensivo gli è arrivato non un calcio, non la palla, non un colpo a caso, ma un intero giocatore, Carmelo, sulle parti basse. Ouch. Nella gara in cui un giovane rivale lo ha sverniciato, Timoteo ha comunque fatto il suo (16-10-6), e ha stabilito un record difficilino da battere: 954 W con la stessa franchigia, il record precedente era di John Stockton. Carmelo (19+7 ma 4/17 al tiro) ha anche trovato un nuovo modo di protestare: non mi chiami ‘sto fallo, e io resto qui, non gioco, non torno in difesa e lascio segnare il mio avversario diretto. Lo ha fatto una volta sola (sulla chiamata aveva ampiamente ragione lui) e D-Fish lo ha richiamato all’ordine, ma se la moda dilaga…..

BARCLAYS CENTER, BROOKLYN-NY. MILWAUKEE BUCKS 103 – BROOKLYN NETS 96
Jason Kidd e i Bucks approdano alla prima W stagionale contro la ex squadra del coach, i mollissimi Nets che a loro volta restano inchiodati a 0 W. Doppia-doppia per Greg Monroe (23+13. 10/14 al tiro). 5+5 per Bargnani: per lui 16 minuti.

TARGET CENTER, MINNEAPOLIS. PORTLAND TRAILBLAZERS 106 – MINNESOTA T’WOLVES 101
Prima dell’inizio un commovente tributo dei T’Wolves e di tutto il Target Center alla memoria di Flip Saunders, GM e Coach recentemente scomparso. La favola di Minnesota però non si compie, perchè, dopo le lacrime di molti giocatori, la squadra inizia bene, ma i lupacchiotti si fanno rimontare un precoce vantaggio dai Blazers. Nel finale punto a punto scontano una chiamata probabilmente sbagliata che annulla per interferenza un tap-in di Wiggins (16-6-3) e nell’azione del possibile pareggio Kevin Martin (24 comunque per lui), per colpa del suo strano meccanismo di tiro che parte un po’ laterale e molto basso, si vede spizzato via il pallone da Crabbe, che in contropiede fissa il finale che leggete sopra. Portland, una delle squadre con meno talento a roster,…eppur si muove, certo sempre appesa alla unica star rimasta, D-Lill (34-2-7), e a coach Stotts, che meriterebbe più attenzione da parte di chi mette in ranking gli allenatori NBA.

STAPLES CENTER, LA. PHOENIX SUNS 96 – LA CLIPPERS 102
I Velieri pareggiano con 4-0 la loro miglior partenza dal 2006-07, in pratica la loro migliore nell’era moderna. Il totem è ancora Blake Griffin (22+10), che pare aver attivato una buona intesa difensiva con DAJ. Dal momento che il centrone aiuta su qualsiasi penetrazione, è oggettivamente difficile per i compagni andare ad aiutare sull’uomo lasciato libero da Jordan, perchè il suo aiuto può arrivare sempre e in qualsiasi momento. Guardando le partite dei Clippers si nota bene che Blake, qualunque sia la distanza tra sè e il compagno, ha sempre un occhio rivolto verso DAJ, e oggi Griffin un paio di volte ha magistralmente “aiutato l’aiuto”, in particolare in un’occasione in cui, sul finire di gara, DAJ è andato ad oscurare il cielo a Knight e lui ha stoppato il tap-in schiacciato (tentativo di..) di Tyson Chandler.

ORACLE ARENA, OAKLAND. MEMPHIS GRIZZLIES 69 – GS WARRIORS 119
Come qualcuno ha detto prima di me: vi prego, seppellitemi alla Oracle Arena. Possiamo essere d’accordo che i Grizzlies non siano ancora in piena forma e che, appena la gara scappa dalle mani, la lascino andare del tutto (nelle loro 2 sconfitte han preso 30 dai Cavs e 50 stanotte). Però lo spettacolo è perfetto, e non si ferma: altre squadre avrebbero tirato il freno, invece GS continua, continua, continua, e così crea un feeling speciale col proprio pubblico, una festa che si prolunga ed aumenta d’intensità fin dalle Finals dell’anno scorso e tornerà utile quando arriverà la postseason e il pubblico restituirà in forma di assordanti intimidazione e sostegno quanto ricevuto durante l’anno. Ci sono poi una serie di domande che riguardano un certo giocatore. C’è una qualche differenza tra Steph Curry e la palla da basket? E’ lecito continuare a parlare di ball-handling, o qualsiasi altra categoria cestistica, oppure sarà meglio cominciare a pensare all’esistenza di un essere in parte divino in parte umano, mezzo uomo-mezzo basket, un mito della Nuova California invece che dell’Antica Grecia? Robert Graves non può scriverne (e fra un mese e 4 giorni, curioso, se ne celebra il 30ennale dalla morte) ed è un peccato. Io posso solo raccontarvelo parzialmente, cercando di chiudere la bocca meravigliata e tener a bada la pelle d’oca. Per le cronache terrene, invece, segnaliamo che Ian Clark, guardia Warriors abbastanza oscura con un passato oscuro di due anni ai Jazz, nativo di una città che mette i brividi solo a pronunciarne il nome (Germantown, Tennessee), uno di quei giocatori che si esaltano nella Summer League (Finale di Las Vegas 2013: 7 triple e MVP)e faticano nei pro “veri”, ha giocato 12, segnato 15, sbagliato 0: 3/3 da 2, 1/1 da 3, 6/6 ai liberi. Seppellitemi lì, sul serio.