La prima sfida tra Spurs e Warriors ha avuto luogo nella notte di Lunedì. Non solo basket, ma anche mind games.

Risultato: GS timbra un trentello sulle spalle di San Antonio, 120-90. Gli Warriors hanno dominato dal primo all’ultimo minuto. Sono entrati in campo con un preciso intento: non solo la W, ma annichilire le sicurezze degli Spurs e far loro intendere che le armi che stanno preparando in vista della Finale di Conference sono già state contrate, e nella Baia hanno gli anticorpi per mandare all’aria le strategie di Pop. “Miglior difesa contro il tiro dall’arco?”, ha ghignato Steph: beh dipende quale arco. Sì: Curry, nel momento del’allargamento definitivo del divario, ha preso due consecutive e non forzate triple da nove metri, e nel momento del suo riposino nel terzo quarto totalizzava 32 in 25 minuti con 6/9 dal suddetto arco. “Steph non ha cambi davvero all’altezza?”, ghignava il da poco rientrato coach Kerr ammirando la prestazione di Shaun Livingston: il suo 6/6, la sua gara in generale, hanno dimostrato che Golden State può evitare qualsiasi calo di tensione, con qualsiasi quintetto in campo; a proposito di mind games, quando nel garbage time, iniziato fin dal minuto 8 del terzo periodo, gli Spurs recuperavano un paio di possessi tornando sotto ai 30 di distacco, la panchina Warriors chiamava TO per riportare le cose nella proporzione desiderata dal game plan psicologico. Pop, dall’altra parte, scopriva che cosa sia il basket di GS: qualcosa che persino il suo genio fatica ad afferrare. E in aggiunta teneva fuori Timoteo: un riposo che diceva come fin dal principio questa sfida fosse, nella testa dei due allenatori, un banco di prova anche psicologico. Un riposo che forse incattiviva maggiormente Steph, Klay and Dray. Tutti gli Spurs hanno in diverse misure tradito le aspettative di Pop, il quale ha deciso per un anticipato rompete le righe dando tantissimi, anticipati minuti a tutti i rincalzi, tra i quali si sono segnalati, per positivi vagiti, l’Esuberante e la Sequoia, Jonathon Simmons (atletismo da lustrarsi gli occhi e tanta applicazione, 6-3-3) e Boban Marjanovic (12+6 in 13 minuti). I 25 minuti concessi a Simmons dimostrano che Pop crede nel 25enne nativo di Houston (che ha speso due anni e mezzo negli Austin Toros, la succursale D-League degli Spurs, e non è quindi un’invenzione estemporanea), e la sua difesa su Steph è stata migliore di quella di Parker e Mills; il gigantone serbo, abituato da una vita ad avversari che gli si aggrappano ovunque, sa come districarsi sugli scarichi in attacco, e in difesa, fase per la quale ha in ogni caso buoni istinti, si fa sentire con il suo semplice stare in piedi, dal momento che a braccia alzate è ben più alto del ferro. Usarli tanto, trovare da loro risposte, è stato il penultimo psico-ombrello usato da Popovich contro la grandinata gialla: l’ultimo a fine gara, quando nelle interviste si è detto felice che nel management degli Spurs non ci fosse nessuno dei Cavs, altrimenti si sarebbe sentito in odore di licenziamento come Blatt.
Gli Warriors hanno messo una W in più nel loro tabellino, ed è difficile immaginare che giocatori esperti quali Parker e Diaw, e talenti come Leonard, possano a lungo risentire della batosta, ma il distacco, il modo in cui si è accumulato, le facce di Parker e Mills in panchina, ci dicono che la gara a San Antonio non sarà da mancare, né per chi assiste né per chi gioca, e, se volete una previsione, occhio a Manu, nell’episodio di Alamo. Se, però, si prendono alla lettera le stats accumulate alla Oracle, la strada per gli Spurs è in decisa salita. Jeff Van Gundy, recentissimamente su ESPN, aveva commentato che quella degli Spurs è una delle migliori difesa di sempre viste nella NBA. Prendendo per vero tale assunto, non si può non restare a bocca aperta davanti alla naturalezza con cui GS l’ha aggirata, alla precisione con cui l’ha sfidata, all’equilibrio tattico con cui l’ha demolita. Prendendosi, anche, le opposte vittorie in difesa, vedi il 41.9% finale di SA. Per il tipo di basket di coach Kerr+Walton 26 tiri da 3 sui totali 86 sono indice di ripartizione perfetta tra dentro e fuori, e le percentuali, beh…quasi 52% totale e 42% nelle triple. I più in difficoltà tra gli spurs sono stati i difensori su Steph (eccetto in parte Kawhi: 19 possessi del figlio di Dell difesi da Leonard, solo 2 punti su azione del piccoletto), e i lunghi titolari (i due grandi acquisti estivi per SA: mind games!): LMA è stato sballottato da Dray-G e spesso in difesa si è trovato nella terra di nessuno tra pitturato e arco, commettendo falli sciocchi, David West, promosso in quintetto al posto di Duncan, ha fallito la prova, come dimostrano sia i soli 19 minuti di campo sia i frequenti appunti rivoltigli personalmente da Pop.