Seconda sconfitta consecutiva per l’Acea Roma che dopo la brutta prova di Brindisi, cede al Palatiziano 72-80 ad una Sidigas Avellino capace di fare di necessità virtù, viste le assenze di Dean e Richardson, e di ottenere il massimo dai sei giocatori messi sul parquet da coach Vitucci. La Virtus ha tirato con percentuali migliori degli avversari sia da 2 che da 3 punti, ma la differenza l’hanno fatta ancora una volta i rimbalzi (35-42 per gli ospiti malgrado i 19 palloni tirati giù dalle plance da Mbakwe), che hanno portato spesso gli irpini a seconde soluzioni d’attacco ed in lunetta il doppio delle volte (7 a 14).

Non deve essere una scusante l’assenza di Jordan Taylor, visto che probabilmente ci si dovrà fare il callo, perchè gli uomini di Dalmonte pagano pesantemente i cinquanta punti subiti in un primo tempo da incubo e la poca lucidità nelle scelte offensive nell’ultimo quarto quando, recuperati 13 dei quattordici punti di ritardo accumulati all’intervallo, è mancata la forza per l’allungo decisivo. Goss e Hosley si sono presi 37 dei 66 tiri complessivi della squadra, sono stati con i rispettivi 26 e 20 punti, nel bene e nel male, gli unici terminali offensivi di una squadra che ancora una volta si è troppo affidata al tiro da tre punti (6 nei primi minuti come a Brindisi e 28 alla fine) trascurando il gioco nel pitturato, oramai diventato lontano ricordo della Virtus che fu lo scorso anno.

Il primo scossone alla gara, dopo un inizio nervoso, arriva da Lakovic, che facendosi beffa più di una volta della marcatura di D’Ercole, mette due triple ed un piazzato per il+8 Avellino sul 9-17 al 7′. La reazione della Virtus porta finalmente a palloni sotto canestro per Mbakwe, che ne tramuta tre in sette punti ma le solite amnesie difensive confezionano il 19-28 della prima sirena. Amnesie che continuano anche nel secondo quarto, malgrado un paio di triple di Baron, vanificate dai quaranta punti presi dalla Virtus nei primi 15 minuti ed un impietoso tabellone che all’intervallo manda gli ospiti avanti sul 36-50.

Il momento migliore della Virtus, con il PalaTiziano oltretutto risvegliatosi dal torpore iniziale e diventato improvvisamente la bolgia dantesca dello scorso anno, arriva negli ultimi 6’20 della terza frazione, con Phil Goss che sale in cattedra e mette i tredici punti che mandano Roma sotto di 1 punto (60-61) all’ultimo riposo. Proprio sul più bello però l’Acea perde nuovamente testa e lucidità, malgrado un paio di forzature da tre di Lakovic avessero rimesso in discussione la gara sul 70-72 a due minuti dalla fine. Un airball senza molto di senso di Baron affonda le speranze di gloria, dall’altra parte Dragovic e Hayes la chiudono.

Avellino festeggia con le doppie/doppie dei suoi lunghi, in modo particolare con una prestazione a cinque stelle di Will Thomas. L’ex Pinar Karsiyaka è stato l’uomo con cui Avellino ha fatto la differenza in attacco nel secondo e terzo periodo e raccolto in difesa rimbalzi dal valore incalcolabile nei momenti decisivi della gara. Chiude con 22 punti e 11 rimbalzi per una notte più che mai da MVP.