Continuano le gare, a volte avvincenti, del torneo olimpico maschile di Basket.

REGICIDIO. Voler vedere cadere il Re è un archetipo psicologico di noi umani. Non ne andiamo particolarmente fieri, a livello inconscio, e una delle occupazioni ad esso collegate è, di conseguenza, dare a quel desiderio una qualche giustificazione oggettiva. Cosa non semplice e spesso contraddittoria.
Il Re in questo caso è TEAM USA. Per cui ogni volta che la squadra di Coach K non dilaga, e anzi rischia, sono tanti quelli che si lanciano a sperare, e trovare motivi reali in grazia dei quali la caduta non solo è possibile, ma probabile e addirittura imminente. Le due W risicate vs Australia e Serbia sono arrivate al termine di partite molto belle. Sì: di Australia e Serbia. Al termine di partite continuamente sul limite (Aussies) o ben oltre il limite (Slavi) della pigrizia da parte di T-USA. Meno unita, meno “squadra” per ora questa Nazionale USA di quella dei mondiali spagnoli (la migliore di sempre per il gioco offerto, al netto dell’epica anche migliore dell’Original Dream Team). Si è trattato di due partite molto diverse, in cui i veri rischi di sconfitta “giocata” sono arrivati solo nella gara contro i Canguri.
L’Australia aveva chiuso la prima metà sopra di 5 (54-49) e ha perso di 10, per un -15 parziale nel secondo tempo. Il grosso del deficit si è avuto però negli ultimi 3 minuti, nonostante in quei 180 secondi a favore dei downunders siano andate due fischiate potenzialmente cruciali: un fallo fischiato a favore di Dellavedova che aveva invece commesso fallo in attacco, e, sempre a favore della neoguardia dei Bucks, un intenzionale non sanzionato per avere letteralmente avvolto in spire DeAndre Jordan onde impedirgli di schiacciare un lob di Irving: per fortuna degli USA gli Australiani non erano in bonus, e DAJ non è andato in lunetta..
Il motivo per cui nel nostro precedente commento non avevamo messo la Nazionale gialloverde tra i potenziali killers del Re, stava, ricorderete, nel manico: Coach Leimanis (australiano ma di chiara famiglia baltica) non può competere contro Coach K, e quei famosi 3 minuti lo hanno dimostrato. Una delle azioni-chiave è stata una tripla di Anthony in faccia (la faccia era molto lontana in realtà..) a Baynes. Proprio l’insistere sul doppio lungo Bogut-Baynes in quei momenti cruciali ha contribuito in modo forse decisivo ad affossare le speranze di W dei Boomers. Il doppio lungo aveva creato difficltà a T-USA, a dispetto delle statistiche. Intendiamo che il conto a rimbalzo finale ha detto 47-40, e che quello delle palle perse ha detto 16-9 (Baynes non è esattamente un grande appoggio se devi costruire il gioco), tutto a favore degli USA, aggiungendo a ciò le ben 9 triple concesse a Melo semplicemente perchè Baynes proprio non poteva guardarlo sul perimetro. Dette così le stats sembrerebbero raccontare di una scelta disastrosa: invece no. Pensate senza il doppio lungo: quando giocate contro gli Stati Uniti dovete mettere nel conto che vi recupereranno una messe di palloni, e che vi prenderanno un gran numero di rimbalzi offensivi; Leimanis ha “dato per perso” il confronto sui recuperi, chiedendo semplicemente sforzi extra alle proprie guardie, e ha tamponato dove sapeva di poter far fronte. Ma è mancato di reattività nel finale. Quando la W non era più chimerica, si è scordato Baynes in campo, e lui ha mancato un tiro che Mills gli aveva deliziosamente incartato, e ha continuato a non trovare Melo sulle triple. In quei momenti sarebbe stato necessario avere Andersen in campo al posto di uno dei due centri, o anche Ingles in una ipotesi di smallball quasi estremo. Coach K ha ringraziato.
La partita contro la Serbia, invece, è stato un classico sloppy match dopo una partenza a razzo, con zero voglia di rimettersi a difendere, soprattutto da parte delle numerose ali a roster di Coach K. Ma ha avuto un eroe, che ringraziamo nel seguente capitolo dopo averlo già fatto nel titolo.

GRAZIE NIKOLA (JOKIC). Nei non troppo attrattivi telecronache+commenti che abbiamo in TV in Italia, per queste Olimpiadi uno dei jingles eletti a tormentone verte sul fatto che i giovani europei non dovrebbero andare in NBA troppo presto. Sasha Djordjevic disse, commentatori italiani diffondono ogni due quarti di gioco, mediamente. A parte la consistenza o meno di tale opinione, è palese che sia stata strana da parte di Djordjevic, che ha un solo giocatore a roster completamente rispondente a quella caratteristica. Nikola Jokic, reduce in realtà da signora stagione da rookie con i Nuggets (Bogdanovic è stato scelto ma sta aspettando, appunto). Facile e logico immaginare un messaggio per nulla velato diretto dal coach al giocatore, forse per qualche atteggiamento non consono, del quale però non abbiamo notizia. Tutto lecito, nel gioco delle parti, e anzi: nei doveri di un allenatore. Diversa cosa, però, è recepire il messaggio e riproiettarlo di continuo nell’etere: ogni volta che la Serbia è stata teletrasmessa è partita la frecciata: sul gioco di Jokic? No. Sui suoi skills? No. Tutto partiva dalla espressione del giocatore. La faccia che ha. Non entra in campo intonando un canto di battaglia curdo, e non ha un espressione particolarmente brillante, vero: ma basare commenti tecnici sulla faccia di un giocatore, e soprattutto iterarli a prescindere, non ci sembra cosa azzeccata. Quindi grazie Nikola, hai schiaffato 25 nel canestro di Cousins e Jordan, e speriamo sia finita qui, la questione.

QUIEN SABE. Chissà…se la Spagna ce la farà. Se nel Girone A le gerarchie (USA-Francia-Australia-Serbia qualificate) potrebbero esser cambiate solo da improbabilissimo rovescio di Australia vs Venezuela o suicidio di Serbia vs Cina, nel Girone B la situazione è molto più fluida. Mancano ancora 2 turni e in teoria nemmeno la Nigeria è del tutto tagliata fuori: con due W passerebbe. La Lituania è quasi sicura, così come l’Argentina, che pure dovrebbe temere un’ipotesi di doppia sconfitta, ma le 4 squadre per 2 posti sono Croazia-Spagna-Brasile-Nigeria. Focalizzandoci sugli Iberici, diremo che hanno una coppia di partite davvero assassine: sono attesi infatti da Lituania e Argentina. Dubitiamo che possano mai riuscire ad “accomodare diplomaticamente” una delle due gare, perchè per le contendenti è troppo ghiotta l’occasione di buttar fuori una formazione da semifinale. Contemporaneamente, quale che sia il risultato dell’infuocato derby sudamericano in programma stasera alle 19.15 italiane, il Brasile e anche la Croazia hanno in calendario la Nigeria. Essendo La Croazia a 5 punti e Brasile e Spagna a 4 (ma i Brasiliani hanno vinto lo scontro diretto), risulta evidente che la via per la qualificazione degli uomini di Scariolo sia assai impervia. Si profila un altro enorme smacco dopo quello dei Mondiali 2014 in casa?