E meno male che doveva essere una finalina, un titolo platonico a cui le due squadre erano poco interessate! La partita di ritorno della finale scudetto dilettanti tra Fortitudo Bologna e Virtus Roma, che ha visto il successo dei felsinei per 103-100, ha regalato spettacolo ed emozioni per 45 minuti. Si, 45, perché i tempi regolamentari non erano stati sufficienti per dirimere la parità e assegnare il titolo. A differenza di quanto accaduto domenica scorsa a Roma, sul parquet del PalaDozza è stata partita vera fin dalla palla a due, con i padroni di casa che hanno approcciato sicuramente meglio e approfittato di un andamento lento della difesa avversaria per scappare subito via.

Il ritmo di Hasbrouck e soci era impressionante, la pioggia di triple iniziale stordiva la Virtus che si ritrovava subito ad inseguire; proprio un missile del numero 41 regalava ai biancoblu il 16-6 dopo appena 4 minuti. Roma impiegava ancora qualche giro di lancette per iniziare a giocare, scivolava anche sul -18 ma cominciava la lenta risalita grazie ad un bel canestro di Alibegovic, autore di una bella prestazione sotto lo sguardo di papà Teo.

Il secondo quarto era diametralmente opposto, con la Virtus a dettare le regole del gioco e l’Aquila ad arrancare per difendere l’ampio vantaggio accumulato nei primi 10′. Baldasso con un paio di pregevoli conclusioni, Sandri in avvicinamento a canestro e Moore, con un tiro di tabella scoccato dal Grande Raccordo Anulare, costruivano l’inattesa rimonta capitolina e all’intervallo Bologna era avanti soltanto 41-38.

Nella ripresa la Virtus non graffiava e la “Effe” sfruttava l’esperienza di Leunen, Rosselli e Mancinelli per produrre un nuovo strappo (57-45 al 24′). I due allenatori erano molto attenti a spezzare il ritmo avversario anche grazie alla saggia gestione dei timeout e le squadre arrivavano sul 66-59 all’ultimo intervallo, con Chessa che falliva l’ennesima tripla aperta della serata.

L’ultimo quarto e il successivo overtime erano un autentico show, la degna conclusione di una stagione di altissimo profilo vissuta delle due squadre. Botta e risposta continui da parte dei protagonisti in campo con Hasbrouck che replicava con pari moneta ad una tripla di Landi salita fino in cielo prima di precipitare nella retina. Si entrava così nell’ultimo minuto con Bologna avanti di 5 e in apparente controllo della situazione. Apparente, perché il totem Sims colpiva a sorpresa dal perimetro, non proprio la sua specialità, imitato a 21″ dal termine da Moore, freddo nell’insaccare dall’angolo il tiro dell’81-82, che poi era anche il primo vantaggio degli ospiti.

Time out obbligatorio per coach Martino e alla ripresa del gioco Hasbrouck, spedito in lunetta da Landi, realizzava solo il secondo tiro libero impattando a quota 82 ma con la palla fra le mani dei capitolini. Una chance quasi unica, ma Moore finiva per pasticciare in palleggio, perdendo la sfera e regalando agli avversari gli ultimi 7″, poi non sfruttati visto che la successiva conclusione di Leunen si spegneva sul ferro.

Altri 5 minuti di spettacolo quindi, il pubblico mostrava di gradire applaudendo fragorosamente salvo poi ammutolirsi pochi istanti dopo, quando Roma infilava un micidiale 5-0 nei primi 30″ (82-87). Finita? Macchè! La rabbiosa reazione dei felsinei produceva un 10-0 in poco più di 2 minuti. Come nell’ultima ripresa di un match di boxe, i pugili andavano avanti quasi per inerzia in attesa del gong finale, Landi apriva l’ultimo minuto firmando la “bomba” del 96-94, che poi sarebbe stato anche il penultimo canestro su azione della partita visto che, di lì in poi, iniziava lo stillicidio dei tiri liberi.

Bologna, fredda a capitalizzare quasi tutte le opportunità a cronometro fermo, si presentava sul +3 a 10″ dalla sirena. Un tempo utile per Roma per cercare di costruire il tiro del nuovo pareggio ma Moore, pur catapultandosi nella metà campo avversaria, inspiegabilmente non tirava, morendo col pallone fra le mani fra il tripudio del popolo fortitudino.