ECA, la società che controlla Eurolega ed Eurocup, ha emesso un comunicato sulle decisioni prese in occasione dell’ultima riunione del board.

Ci sono alcune direttive di ordine pratico relative a come si dovranno svolgere i Covid-playoffs delle due manifestazioni, ma in questa sede vedremo le decisioni prese sulle future ammissioni alla competizione principale, l’Eurolega.

Di 18 partecipanti, 11 avevano licenze a lungo termine: sono diventate 13 con l’ingresso tra gli eletti di Bayern ed Asvel. All’Alba Berlino è stata rinnovata la licenza biennale. Si restringe a 4 il campo delle potenziali beneficiarie dell’ingresso grazie alla Finale di Eurocup, alla W in leghe di prestigio (Lega Adriatica e campionato russo) e vere e proprie wildcards. Adriatic League e VTB sono state depennate, e la perdente della Finale Eurocup entra solo se Valencia non farà (probabile) i PO di EL. Quindi per almeno il prossimo biennio alla EL parteciperanno le 14 provviste di licenza pluri/bi-annuale più le 2 wildcards e la vincitrice di EC più la finalista di EC o la più meritoria delle escluse dai PO di EL. La cosa non deve preoccupare troppo la Virtus Bologna, che se non vincerà la EC dovrebbe avere una wildcard quasi sicura. Si complicano viceversa parecchio le cose per Venezia. Problemi di impianto da risolvere assolutamente, ma la Reyer è nella lista dei sogni della EL, pre-pandemia, per lo stesso motivo per cui la Nazionale Italiana di Rugby rotola di sconfitta disonorevole in sconfitta disonorevole ma rimane nel 6 Nations: soldi, che la Georgia o la Romania non potrebbero portare. In un mondo covid-free, per EL avere Venezia sarebbe un colpaccio. L’allargamento della base “di lungo termine” è dovuto ad un motivo ben chiaro, per chi voglia leggerlo: dotarsi di stabilità (ASVEL e Bayern sono realtà del tutto consolidate e ben garantite) e creare fame di EL. ECA sta fronteggiando benissimo l’emergenza Covid (solo 4 recuperi rimasti, solo due di essi interessano la lotta per la postseason) ma si prepara al futuro. Lo fa riadattando il proprio modulo in una maniera che pare dare ragione alla causa intentatale dalla FIBA per condotta monopolista e non rispetto del diritto sportivo. MA. Il nuovo assetto rende meno appetibile la EC (di fatto la perdente della finale potrebbe venire esclusa ogni anno) a vantaggio della CL di marca FIBA: una recente dichiarazione di Bertomeu, capo di ECA, dice: “non conviene a nessuno avere 4 manifestazioni europee”. Le due coppe ECA sono meglio frequentate delle due FIBA, e ridurre la competitività della EC andrebbe a vantaggio della Champions. Ovviamente questa politica di equilibrio/equilibrismo non risolve il conflitto che, in scala-basket, riflette il conflitto centrale dei prossimi 50/100 anni: come intendere lo sport, che valore e che spazi dare allo sport puramente professionistico e privato rispetto a quello federale (dunque pubblico, in teoria) che spesso, come in Italia, ha connotazioni ibride nel senso peggiore del termine: le squadre di LNP (A2 esclusa) sono formalmente dilettanti, per dirne una. A prescindere dalle idee personali (ndr: sono del tutto favorevole ai modelli puramente privati come la NBA che è molto più trasparente di ECA) bisogna constatare che anche questo conflitto già sta facendo vittime: per esempio oggi le squadre croate, l’anno prossimo molto probabilmente quelle serbe. Con Partizan e Stella Rossa fuori, ma la seconda montenegrina, la seconda polacca o la terza lituana dentro alla Europe Cup FIBA come in questa stagione. Follie del genere, insomma. Per concludere con un semplice dato: nella presenta stagione le due coppe ECA hanno rappresentato 14 nazioni con un elevato livello di competitività; le due coppe FIBA 30 nazioni, ma con quasi la metà dei posti a formazioni cipriote, svizzere, inglesi, olandesi, bielorusse, romene, bulgare, portoghesi, danesi.