Il BigMatch tra Cavs e Spurs alla Quicken Loans Arena prendeva tutto lo spazio già prima di esser giocato.

Figurarsi ora che abbiamo visto una gara splendida, finita in OT e vinta dagli Spurs 118-115; una sconfitta che ha impedito ai Cavs di mantenere immacolato il record di 26-0 quando al comando dopo 3 quarti. Ma godetevela (o ri-godetevela) insieme a me.

Baci e abbracci di LBJ prima del salto a due: più esibiti del solito saluto tra giocatori prima che la gara inizi, sono lì a segnalare che per The Chosen One Cavs e Spurs hanno lo stesso “nemico”, i GS Warriors, e noi li dedichiamo a chi pensa che qualcosa nell’universo-James NON sia calcolo. Quintetto Spurs con sorprese: Gasol ha la mano sinistra fratturata, già operato ne avrà per 3-6 settimane, al suo posto gioca Lee; Parker ha un problema al piede destro, ed è rientrato prima ad Alamo, al suo posto in quintetto gioca Dejounte Murray. E qui fermiamoci. Lasciateci complimentarci con noi stessi. Il giorno del Draft 2016 vi dicemmo che gli Spurs, scegliendo la pg da Washington U, (two-O-three direbbe Federico Buffa), avevano fatto un colpo che poteva diventare come quello che fecero con Kawhi Leonard: il ragazzo sta cominciando a darci ragione. La gara di stanotte ne vale dieci normali di Regular Season, perché è la seconda miglior partita che potete vedere nella NBA, e Murray ne è uscito con 14-2-6, 7/10 al tiro e solo 2 perse in 22’ sul campo. Anche David Lee ha giocato bene. Curiosamente, Lee è sempre stato considerato il “Kevin Love dei poveri”, e spesso le sue magagne difensive ne hanno oscurato il rendimento: contro il suo “alike” più famoso e forte, David ha dominato, chiudendo con 14-11-3 e 7/11 al tiro. Il quintetto Cavs, dall’infortunio di JR Smith, presenta prevalentemente al suo posto Iman Shumpert: uno dei risultati positivi del guaio capitato a JR è che Shumpert potrebbe uscire rigenerato dalla situazione. La routine dei Cavs negli ultimi due anni lo aveva relegato a ruoli prettamente difensivi, mentre il ragazzo can score. La partenza era favorevole a Cleveland che arrivava anche a 11 di vantaggio, dopo una serie di miniparziali, l’ultimo dei quali di Channing Frye (8+4): tripla+schiacciata per il 33-22. Da lì, in coincidenza della mossa tattica di Pop di usare, per il resto del primo tempo, Aldridge, Dedmon e Lee non contemporaneamente, SA rimontava. Kyle Anderson da 4 per gli Spurs migliorava la spaziatura offensiva e anche la difesa, nonostante due distrazioni del ragazzo che costavano 2 triple di Korver e l’ira furibonda di Pop. Dopo un buon periodo di Paddy Mills, tornava in campo Dejounte Murray, che umiliava 4 volte in penetrazione Kyrie Irving e portava quasi da solo gli Spurs sopra di 7 a metà del secondo quarto. Kyrie (29-3-9) è un ottimo giocatore sulla metà campo in cui si deve far canestro, ma il suo rendimento difensivo lo pone al posto 904 su 990 giocatori NBA nelle ultime due stagioni, davanti a Nik “distrazione totale” Stauskas ma dietro a Josè “difesa?????” Calderon: se vi fermate a pensare a questo dato, la situazione di Irving nella NBA assume colori ben diversi da quanto lo storytelling dominante (su Sky per esempio) voglia farvi credere. La necessità di rimontare obbligava coach Lue a tenere in campo più del solito e soprattutto con 2 falli LBJ, cosa che permetteva a Cleveland di chiudere il primo half a +1, ma con James già colpito da 3 falli. Un dato dal primo tempo: SA finiva il secondo quarto con 14/17 da 2. James dice che alla sua squadra serve una pg, il che è vero, ma anche uno stoppatore non farebbe male, perché la loro intimidazione interna è tutta di posizione e cattiveria: aperto il campo con un solo uomo interno e 4 Spurs sul perimetro, nessuna cattiveria poteva evitare che Tristan Trevor Thompson (14+12) fosse solo e disperato sottocanestro, in balìa di Aldridge (16-12-6 con 2 stoppate) o Lee o delle penetrazioni mai chiuse da Irving. Il terzo quarto procedeva con grande equilibrio: le due squadre stavano principalmente e rispettivamente on Kyrie-and-Kawhi’s back, fino agli istanti finali, in cui era coach Lue a tirare fuori la magata. Prima una iso per Irving che infilava il +3, poi l’inserimento sull’ultima azione offensiva di SA, di Shumpert e Thompson per la difesa: TTT stoppava Ginobili, e Shump infilava la tripla allo scadere. The Guy Can Score: era il + 5 Cleveland, con la buona notizia di averlo ottenuto usando pochissimo LBJ. Per gli Spurs si poteva osservare che il valore di Anderson da 4 in chiave difensiva era costante nonostante il parziale negativo del quarto, e anche che un po’ di gambe giovani (Dedmon e Simmons e anche Anderson e Murray, al posto di Gasol, Parker, Ginobili) non sono poi un danno, per quella squadra di vecchioni. L’ultimo periodo iniziava con un 12-1 Spurs, fatto di 0/5 e 3 perse per i Cavs. Il parziale rendeva necessaria la perene presenza di James in campo, ma più di quel parziale era preoccupante, per coach Lue, la situazione a 5’ dalla fine, che diceva +9 per Alamo, con Kawhi arrivato già a 35. E’ stata la sua sesta gara consecutiva con 30+, una roba che a SA non era successa nemmeno ai tempi di Robinson né per tutta la Duncan-Era. Dobbiamo risalire agli Spurs anni ’80 di coach Stan Albeck per trovare la stessa prodezza, da parte di Mike Mitchell (il nostro caro Mike visto anche tanto tempo a Reggio-E) nel 1986. In queste 6 gare a 35.5 di media, Leonard ha tirato al 60.2% (71/118). Il recupero dei Cavs era originato da James che andava sempre nel pitturato per trovare canestri o liberi o assists per le triple dei compagni, e anche dal calo delle % di Kawhi (15/30 alla fine per 41-6-5 ma 6 perse). Era causato anche dal difetto dell’attacco degli Spurs quest’anno: l’imbuto che porta troppo la palla in mano a Leonard dando la possibilità alle difese di chiudere al meglio. In ogni caso l’ultimo minuto inziava con gli Spurs avanti 107-102 prima che due liberi e una tripla davvero gutsy di James portassero la parità a 107. Supplementari. LBJ (29-6-7 ma 7 perse) non segna più. Dimentica il pitturato e molla una tripla e basta. Lo sforzo di Cleveland non può essere vincente senza di lui. Prova ad alimentare Love, ma il Californiano sbaglia due triple in fila, e con 30 secs da giocare James cerca un compagno sull’arco, ma il compagno non esiste. Dall’altra parte 4 sforzi di Ginobili (8-2-3) segnano la differenza: un blocco granitico per garantire a Leonard un canestro, un fallo intelligente per togliere 2 pti al reboff di TTT, due palle vaganti recuperate, una delle quali per una tripla di Mills; sorridendo diremmo: troppo sfrozo, visto che Manu deve tornare negli spogliatoi a 1 min dalla fine con la schiena dolorante. Alla fine, con gli Spurs sopra di tre, tutta la gara sta in una palla a due tra Leonard e James. Il confronto tra i due era stato definito da Jeff VanGundy come “the small forward Nirvana”. James vince il salto, ma la palla non controllata dai Cavs finisce in mano di nuovo a Kawhi che schiaccia. Fine, nonostante due liberi sbagliati di LMA e una brutta difesa sulla rimessa successiva abbiano dato una tripla libera a Love, ma il Californiano non era in serata (13+11 ma 4/15 al tiro).

Il BigMatch ha divorato gli altri, ma ci sono buone news per gli Italiani. Danilo Gallinari 18-4-2 nella W larga di Denver vs Clippertown priva sia di Griffin che di Paul; Marco Belinelli 14-1-5 di sostanza nella W in back-to-back game di Charlotte. Mentre NY perde anche la dignità soccombendo in casa vs i Phoenix Suns….