Paghiamo subito tributo all’attualità: dopo le Semis di stanotte la nostra favorita Memphis è stata eliminata.

La finale della SummerLeague 2018 sarà tra Lakers (battuti i Cavs 112-109 con 2 supplementari) e Blazers (79-72 sui Grizzlies che però non hanno fatto giocare Jaren Jackson e Wayne Selden, i loro due migliori). A consolazione dei nostri pronostici va il fatto che due dei giocatori segnalati ieri sono stati i migliori nelle rispettive partite: 13-12-3 con 2 stoppate per Zach Collins, mentre anche con 2 OT sono tanti i 37+9 (col 40% da 3) di Josh Hart nei Lakers.

Più dei risultati come sempre ci interessano però i giocatori. A proposito di chi prevediamo in rampa di lancio NBA, oggi ci dedicheremo esclusivamente ai big men.

Ante Zizic: l’ex Daroussafaka arrivato ai Cavs passando da Boston ha risposto molto bene ai minuti finalmente concessigli, 20-12-3 le medie con il 63% dal campo anche se solo per due gare; nei Cavs in ricostruzione moderata (restano pur sempre Love, TTT, Hill) Zizic dovrebbe partire dal pino e agire da cambio di Thompson. Il prossimo centro è Christian Wood, undrafted 2015 con poca visibilità finora (30 gare tra Sixers ed Hornets), ma in questa SL è letteralmente fiorito: 20+11 e quasi 3 stoppate, forse dimostrando di poter essere più che un G-League AllStar. Parcheggiato da due anni in G-League dai Pistons anche Henry Ellenson, uscito davvero troppo presto dal college (Marquette, scelta 18 del 2016: era il più giovane del Draft). Giocatore à la Kevin Love, bianco di 2.11 con tiro e duro a rimbalzo, manca della continuità (30% dal campo..) e della malizia necessarie per il livello superiore, ma ha mostrato notevoli passi avanti nel “modo” di stare sulle tavole (16-7-3 e 1.2 rec): potrebbe superare in un solo anno le 57 gare di NBA in carriera. Giocatore simile ma più interno e più cattivo è Isaiah Hartenstein. Tedesco, scelto lo scorso anno da Houston col numero 43. I Rockets gli avevano offerto l’opzione “stash”: rimanere in Europa, migliorare nel Vecchio Continente dove poteva guadagnare più che negli USA, e poi approdare nella NBA al momento giusto. IH ha rifiutato, si è adattato al minor guadagno e ha giocato (9.5+6.6 con 1 stoppata) nel G-League team di Houston, i RioGrandeValley Vipers. La decisione “alla Belinelli” del Tedesco ha impressionato favorevolmente la franchigia texana: per averlo visto personalmente al TelAviv Round degli Europei 2017 con la Germania, posso testimoniare che si tratta di un giocatore dagli istinti cestistici purissmi, molto atletico, senza paura e idolo naturale delle folle: non chiamatemi col mio nome, chiamatemi Hammer-stein. Non ha ancora giocato un minuto di NBA, ma è troppo forte la tentazione di dirvi che i Knicks non hanno sbagliato scegliendo all’ultimo Draft, col numero 36, Mitchell Robinson. Il ragazzo noto per aver skippato l’anno di college ha davvero tanto basket nelle vene, a cominciare dalle 4 stoppate a gara (20 in 5), per continuare con 13+10, il 67% dal campo e una insospettabile maturità agonistica.

Esaminati questi 5 lunghi, apriamo il capitolo dei giocatori che potrebbero risultare ottimi per l’Europa o l’Italia. Abbiamo raggiunto la certezza che anche la nostra Lega A è un campionato in cui il fisico gioca un ruolo determinante (esempio lampante Dominic Sutton, che negli anni ’90, giusto o sbagliato che fosse, sarebbe stato dirottato quindicenne alla pallavolo o all’atletica), propongo quindi una guardia dal fisico bestiale, 25enne, undrafted 2016 da UNLV, con 6 gare NBA, 7 gare in Grecia e tanta G-League sulle spalle: Ike Nwamu. Doppio passaporto USA-Nigeria (utile per le regole FIBA), 1.96 x 95, è un armadio dotato di elevazione di primo livello, ciononostante ama un po’ troppo tirare da 3; il suo 36.6% in carriera non è indecente, ma lo scorso anno in G-League, su 12 tiri a gara, 8 erano da 3. La ripartizione è da rivedere, però starebbe benissimo in Italia, e sarebbe un sogno per una squadra di LNP. Il prossimo giocatore è James Webb III: 2.06 x 91, sf naturale che in Europa potrebbe giocare pf. Uscito da Boise State, dove è stato rookie dell’anno e l’anno seguente Primo Quintetto della Mountain West Conference che è una piccola Conference, ma sempre NCAA Division 1. In due anni ha avuto il 52% dal campo e il 33% da 3, 14+9 di media; appena arrivato nella NBA (lo scorso anno 10 gare coi Nets) sembrava gli avessero rubato le mani: 25% dal campo, 21% da 3, anche se quasi 10 rebs di media. Il talento c’è, l’abitudine a lottare anche, e infatti in SL con BKN ha messo insieme 7+6 riportandosi a un meno orrendo 41% dal campo. Secondo noi questo ragazzo, che ha già 24 anni e ha visto tanta gavetta, sarebbe splendido in Europa, e soprattutto, ovviamente, in Italia.