All’interno di Playoffs molto emozionanti e con risultati inattesi, la NBA rivela una faccia poco gradevole.

Riportiamo subito la serie di fattacci, poi daremo il risultato e rapide note delle partite, non la solita accurata analisi. Ci sembra una giusta forma editoriale per rimarcare il punto interrogativo (ma che state combinando???) e i punti esclamativi del nostro stupore/timore (non rovinate tutto con la politica delle Stelle!!!). Stanotte Terry Rozier (BOS) e Ben Simmons (PHI) sono stati colpiti tre volte alla testa. Tre perché Rozier è stato colpito due volte. Simmons si è preso un ceffone alla nuca da Dragic. In nessuno degli episodi concernenti la pg dei Celtics i refs si sono presi la pena di guardare un replay, e il fallo di Dragic (mai vista una manata simile, a gioco fermo perché il fischio era già partito) è stato sanzionato con un semplice tecnico.

Due dei tre episodi hanno avuto più violenza e più disprezzo per l’avversario di quello che l’Ufficio Punizioni della NBA guidato da Kiki Vandeweghe punì con la squalifica di Draymond Green consegnando di fatto a tavolino e immeritatamente l’Anello 2016 a LeBron James. Ai fattacci di stanotte aggiungiamo un altro episodio, della notte precedente: anche questo ben più grave di quello costato la squalifica a Dray-G. Nella sconfitta dei suoi Thunder in Gara4, Russell Westbrook negli ultimi 6 mins di gara ha commesso almeno 4 falli meritevoli di espulsione, operando in tre occasioni una vera e propria caccia su Ricky Rubio, non sanzionata.

Senza dubbi la NBA trae linfa dalle proprie Star, ma il livello di protezione di cui alcune di loro godono non solo ha raggiunto il limite del ridicolo, ma si è spinto a ledere l’equità competitiva. Se i due colpi beccati da Rozier avessero avuto come bersaglio la capoccia di Harden, James o Westbrook saremmo qui a parlare di caccia all’uomo, di punizioni severissime da amministrare, ecceccecc…

La NBA rischia di vedere calare rapidamente il proprio prestigio se non pone rimedio alla evidente disuguaglianza con cui vengono arbitrate le partite. Alcuni di voi penseranno le mie parole siano esagerate. E’ un sentimento umano, l’incredulità davanti alle cose incredibili. Dicevo le stesse cose anche quando a Daniel Hackett veniva concesso tutto, e DH giocava a Siena. Si è visto non tanto chi “avesse ragione”, ma: dove stesse il Basket i quegli episodi. Nel modo in cui veniva arbitrata la Montepaschi non c’era basket. Nel modo in cui la NBA sta gestendo (non da quest’anno, ma quest’anno in modo eclatante) gli arbitraggi dei Playoffs: il Basket è davvero distante. E non è un caso se le Stelle più graziosamente omaggiate ora sono dentro, mentre non poche di quelle meno tutelate (o arbitrate con normalità) sono fuori per infortunio.

 

Le gare. I Celtics escono con W da una vera e propria rissa da bar, ora sono 3-2 nella serie e forse hanno trovato in Semi Ojeleye l’uomo capace di limitare lo Pterodattilo Greco (19 mins senza segnare tra fine secondo e metà quarto periodo). Il Beli va avanti nei PO: altra gara rissosa, in cui Marco si fa valere in particolare nel finale e più con gli assists che con le triple. PHI passa il turno 4-1 e attende Celtics o Bucks. San Antonio ci mette tutto, e oltre: sotto di 16, arriva a -2 con 57 secs da giocare, poi GS (obbligata a 8/26 dal campo nel quarto periodo) si riprende ed elimina i Texani. Ultima gara della stagione ancora senza Pop, ultima gara (forse) per Ginobili. Ad Alamo dovranno ricostruire, ma non date retta ai siti che parlano di problemi degli Spurs per quel che riguarda il salary cap: la media dei commentatori nostrani non conosce nemmeno un decimo delle regole del tetto salariale NBA.