Prima dell’analisi delle due gare della notte, siamo testimoni di quella che ormai da anni è l’unica certezza della Eastern Conference: se giochi ad Est ed aspiri al titolo devi battere LeBron. I Cavs si portano infatti alle finali dell’Est per il secondo anno consecutivo, il sesto per il Re. La truppa dell’Ohio sembra più unita e solida di quanto non fosse fino ad un mese fa, e si trova ora nella migliore posizione possibile, riposata per aver giocato il minimo sindacale di gare fino ad ora, aspettando la vincente di Miami-Toronto che si prospetta lunga. Nella notte arrivano brutte notizie proprio dal Canada, i Raptors infatti hanno perso Valanciunas almeno per il resto della serie contro gli Heat, che invece vorrebbero recuperare Hassan al massimo per gara 5. Ad Ovest le storie si fanno sempre più tese tra OKC e San Antonio, mentre Golden State spera di poterla chiudere prima possibile, evitando altri miracoli di Dame, per potersi ricongiungere col suo campione e prepararsi a centrare il bersaglio grosso, senza il quale record e spettacolo verrebbero ricordati in maniera diversa.

Passiamo ora alle gare della notte.

PHILIPS ARENA, ATLANTA. CLEVELAND CAVALIERS 100 – ATLANTA HAWKS 99. 4-0 CAVS

Atlanta parte forte in attacco, riuscendo a far vedere un po’ di flusso nella costruzione del tiro, che non si vedeva dalla serie contro Boston. I Cavs, consapevoli del fatto che se non fosse stata questa, la notte buona sarebbe arrivata alla quinta, iniziano leggermente disattenti. A cavallo tra terzo e quarto periodo però si guadagnano uno strappo consistente, ma non letale, che consentirà infatti agli ospiti di tenerla punto a punto senza fuggire, nient’altro, ed ai padroni di casa di giocarsela fino alla fine. Cleveland continua a tirare tanto, da fuori, e spesso bene. Stanotte il miglior realizzatore è stato Love (27-13) che ha prodotto solo triple, (9-25 dal campo) a parte le 8 bombe, l’unico tiro da 2 a segno lo ha messo con un piede sulla linea dei 3 punti. Le triple sono state la chiave di questa serie, e probabilmente sarà lo stesso per tante atre nel futuro di questo sport, ma in questo caso i numeri fanno quasi sorridere, le semifinali si chiudono infatti con i Cavaliers che raccolgono il 51% fuori dall’ arco ed il 42% da dentro. Chiunque non segua il basket da stanotte può accorgersi che le percentuali sono esattamente inverse rispetto a quelle di chi dominava la lega qualche anno fa. Considerazioni numeriche a parte, il bello arriva nel finale, quando Schroeder (21 punti, miglior marcatore per i falchi) appoggia l’arancia per il 97-96 ad un minuto e mezzo dalla fine. Come sempre LeBron si cala perfettamente nel “clutch”, penetra e viene stoppato da Millsap, secondo l’arbitro con la palla già a contatto col vetro, portando di nuovo avanti i Cavs. Al possesso successivo gli Hawks non riescono a trovare un buon tiro, e ancora James senza ritmo e senza timore, trova due punti in step-back che si traducono nel numero 99 e 100. Atlanta si riporta ad una lunghezza di vantaggio, il re sbaglia la tripla per il colpo di grazia, ma poco importa perché il tentato buzzerbeater di Millsap non trova né il fondo della retina né il tempo giusto per mantenere aperta la serie. 21-10.9 per Lebron ad un passo dalla tripla doppia e 21 con 8 assist per Irving, dall’altra parte 19-9 di Millsap, 16 di Sefolosha e praticamente assenti dal campo Teague e Korver. Secondo sweep consecutivo dunque per Cleveland, che oltre ad accedere alla finale di Conference, guadagna da questa serie una grande fiducia ed una discreta compattezza, fattori che sembravano poter essere un punto debole prima di questi playoff. Con questi Cavaliers, Spurs ed OKC che lottano e Steph acciaccato, parrebbe che la sorte al momento sorrida a Cleveland, ma tanto resta ancora da scoprire.

CHESAPEAKE ENERGY ARENA, OKLAHOMA CITY. SAN ANTONIO SPURS 97 – OKLAHOMA CITY THUNDER 111. 2-2

Chiunque se ne intenda ha già speso fiumi di parole nell’elogiare la difesa degli Spurs, tuttavia sempre per chi se ne intende, quando l’attacco ti batte è semplicemente più bravo l’attaccante. Così si può riassumere il quarto quarto dei Thunder, in particolare di Kevin Durant: è semplicemente più bravo. Gli Spurs non trovando continuità in attacco, e sbagliando anche cose molto semplici, si aggrappano alla difesa. Quando hai una difesa del genere non è mai una cattiva idea, e la scelta avrebbe anche pagato, fino a quando un signore col numero 35 ha capito che toccava a lui. La partita inizia con gli Spurs in vantaggio, i texani riescono a far girare le cose a loro favore fino all’intervallo, a cui si presentano sul 53-45 dopo un parziale favorevole di 9-0. Nel terzo periodo i Thunder sembrano cambiare marcia, dominano sotto i tabelloni, sono più attenti e più caparbi sulle palle vaganti, sostanzialmente convincono di più. Nonostante questo continuano a concedere parziali agli avversari  – Eh, contro quella difesa! – e non riescono a chiuderla. Entrando nell’atto finale il tabellone recita 81-78 Spurs, ma quanto detto prima dell’attacco degli speroni raggiunge il suo culmine proprio nel quarto periodo. Dal Texas arrivano soltanto 16 punti in 12 minuti, Durant da solo ne segna 17 con 6-6 dal campo. Descrivere che cosa sia stato KD in quest’ultimo quarto risulta davvero complicato, il solito perfetto palleggio arresto e tiro, le incursioni, le conclusioni in allontanamento, tutto il repertorio del fenomeno. 34-16 l’ultimo parziale per il +14 finale, con probabilmente l’attaccante più forte del mondo a guidarli con 41 punti (massimo nei playoff eguagliato) ed Westbrook ad assisterlo, nel senso più vero del termine. Se Durant segna tutto, RW dà continuamente linfa ai suoi, prendendo sempre tanti tiri, ma facendo parecchio sano playmaking, che sarebbe il suo mestiere. 14 punti e 15 assist per Wes, 16-11 del diciottesimo gigante Steven Adams e 17 di Dion “ogni tanto torna il sole” Waiters. Tra gli Spurs ventelli per Leonard, Parker ed Aldridge, sostenuti però da soli 34 punti per altri 9 compagni entrati in campo. La serie appare ancora lunga e sanguinosa, spesso accade che al secondo turno ci si diverta anche più che a vedere quelli successivi, ed una serie come questa ne è il perfetto esempio. Per gara 5 si tornerà a San Antonio, dove gli Spurs vorranno ritrovare un Danny Green eroico come nella terza gara, e magari i Thunder aspettano il bis dal capo, chiamato inaffidabile, dato per partente, ma debitore all’Oklahoma ed a tutti noi di altri spettacoli come questo.