Continua il count down del Power Ranking a otto giorni dall’inizio della stagione NBA.

UTAH JAZZ. Migliorati? In assoluto si può affermare che a livello NBA Mike Conley è una pg migliore di Ricky Rubio, MA RR stava giocando il basket migliore della sua carriera, e pareva in progresso anche nel tiro da fuori. E’ anche arrivato Bogdanovic Croato, un tiratore che pare fatto su misura per il gioco di coach Snyder, MA hanno perso Derrick Favors (miglior rim-protector globalmente della NBA la scorsa stagione) senza di fatto rimpiazzarlo con un giocatore almeno simile. Hanno acquisito Ed Davis (tra i migliori 3 rimbalzisti per minuto giocato della Associazione) e Jeff Green, oltre ad avere cambi di valore nel back-court, come Exum e Mudiay, MA hanno in generale un livello di atletismo non eccelso (esclusi Donovan Mitchell e Gobert) e hanno tre uomini che negli ultimi due anni hanno saltato 20+ gare (Conley, Exum, Gobert). Forse il quinto posto è ingeneroso, ma non vedo un netto miglioramento dei Jazz dalla versione 2018/19 a questa. In particolare, a livello PO, sono davvero troppo poco fisici, perché l’ombrello atomico di Gobert è indiscutibile, ma per uomini come Ingles, Bogdanovic, Conley la post-season si è spesso rivelata troppo dura: troppo fitte le gare, troppo elevato il livello dei contatti.

 

BROOKLYN NETS. La stagione 2019/20 parte bene e male per i Nets. Bene per l’arrivo delle due Stelle: Irving e Durant. Male perché Durant sarà disponibile dalla stagione 2020/21 e perché il fallimento di Kyrie a Boston insiste su un difetto (abbastanza evidente nel passaggio biancoverde) di capacità di prendere in mano i compagni e di elevarne il rendimento. Kyrie è un ottimo giocatore, eccelso finalizzatore: non ha molta capacità di condividere, soprattutto nel locker. Al contrario i Nets allenati dall’angloamericano Atkinson sono stati sempre una vera squadra, sia nell’ultimo inaspettatamente buon campionato che nei momenti più duri. Sono emersi campioni quasi predestinati (Caris LeVert) ed altri meno attesi (Dinwiddie), sono migliorati i giovani scelti (Jarrett Allen è il prototipo di come dovrebbe essere un centro moderno, triple a parte; Rodion Kurucs sorprenderà ancora da sopho); Joe Harris, scaricato dai Cavs, è diventato il miglior tiratore da 3 della NBA per percentuale e membro di T-USA e nel tempo episodicamente hanno offerto eccellenza figure poi tornate marginali, come Sean Kilpatrick (nome irish per un nero di Yonkers) e Garrett Temple (ex Casale Monferrato, ancora a BKN ed anzi importante per difesa e cervello). Insomma, è un ambiente destinato arrivare in alto in ogni caso: aver voluto accelerare le cose con Kyrie e Durant potrebbe, almeno fino al ritorno di KD, complicare un po’ le cose. Hanno di positivo la presenza di due giocatori per ruolo; di negativo che in un paio di casi non è dato sapere come reagiranno i cambi. DeAndre Jordan starà quieto facendo da back-up ad Allen? Prince a Kurucs? E Dinwiddie come gestirà l’evidente preminenza di Irving? Stagione più difficile a livello psicologico e diplomatico della storia dei Nets da quando sono a Brooklyn: è anche per questo che finiscono quinti e