Poche gare, cinque, nella notte NBA.

Mentre ad Est qualcosa si sta muovendo, soprattutto a Washington e Boston (e vi rimandiamo a future analisi), indiscutibile che al momento il centro della NBA sia del tutto spostato verso Ovest, sia per il gioco che per il talking che per la ristrutturazione di alcune gerarchie. Non dovrebbe passare sotto silenzio il terzo KO di San Antonio in 4 partite. Due di tre fuoricasa, tre ripassate che mio nonno avrebbe definito “pelo e contropelo”: -39 a Minnie, -31 in casa vs Houston, -34 in Utah stanotte. 3 KO OVER 30 in 3 gare per complessivo -114: un record mai subìto nella Pop-age, e la prima delle sconfitte coincide con il KO di TeamUSA nelle Qualificazioni Mondiali in Argentina. Gli USA hanno mandato la solita compagine di mezzi scappati di casa, ma il responsabile tecnico e selezionatore di T-USA è ora Popovich, e dopo la difficile passata stagione (eliminazione immediata ai PO, morte della moglie, telenovela-Kawhi) unita alla difficile estate (Addio di Parker, fine carriera di Ginobili, Kawhi che se ne va) ora il buon Gregg deve affrontare anche una prima parte di Regular Season davvero problematica, gestendo anche il doppio ruolo. Stanotte la gara non è mai esistita, non c’era un solo Sperone disposto a lottare, e Pop+Messina han dato spazio ai panchinari, trovando almeno la bella prova dell’Austriaco: Poeltl ha avuto 9/11 al tiro con 7 rimbalzi. Per Utah debutto casalingo sul velluto di un’aggiunta che rischia di offrire molto alla stagione dei Jazz: Kyle Korver (15 con 3/4 da 3), che d’altronde conosce bene Salt Lake City per avervi giocato 2007-10. Il Beli?  Male, 5 con 1/4 da 3, forse spaventato per la possibile imminente letterina di Natale di Petrucci. Aria nuova a Chicago: nel Power Ranking pre-stagionale mi ero detto sorpreso che coach Hoiberg stesse resistendo così tanto all’ombra della statua di Jordan, e alla fine l’esonero è arrivato due giorni fa. Pieni poteri (non interim) a Jim Boylen (detto Assistant-4ever): il fatto che Hoiberg non fosse l’uomo di fiducia dei Bulls anche ad inizio satgione è testimoniato da due fatti. Jim Paxson ha dichiarato che il coach non è stato cacciato per colpa del record (5-19), e poi Hoiberg saluta proprio nel momento in cui i Bulls ritrovano il loro uomo migliore: Lauri Markkanen. Il Finlandese stanotte ha tirato male ed è sembrato arrugginito, ma ha scritto 21-10-2 con 2 rec e 1 stoppata. I Tori han perso in trasferta a Indianapolis, ma solo di 6, e il punteggio del secondo half (Pacers 53-44) dice che hanno affrontato bene la gara: hanno tirato quasi 20 volte più degli avversari, ma han perso una marea di palloni (18) risutando sconfitti in particolare nei reparti delle % di tiro (sotto al 40%) e dello stock (steals+blocks): con stoppate e recuperi Indiana ha annullato le perse, Chicago è rimasta lontanissima da questo traguardo. Va anche detto che i Pacers erano privi di Oladipo (lieve risentimento a un ginocchio), ma hanno supplito con 23-8-3 di Collison, ed è mostruosa la costanza di Sabonis Minore (9-11-2 con 3 rec e 1 stoppata). Secondo derby della Florida, seconda W dei Magic, stavolta violando la AA Arena con 20-13-5 di Aaron Gordon. I magic sono settimi ora ad Est, ma la parte orientale è del tutto indecifrabile per quanto riguarda gli ingressi ai PO negli ultimi due posti: per ora Charlotte ed Orlando sono dentro, ma Miami e Washington, nonostante i disastri, sono in corsa. Doveva essere il ritorno negli Heat, dopo quasi 3 settimane, per Goran Dragic, ma lo Sloveno ha provato il riscaldamento mattutino sentendo dei dolori inaspettati: non un gran bel segnale, vedremo. I Sacramento Kings di David Joerger sono la sorpresa più inaspettata della stagione finora: sono noni ad Ovest, dunque fuori dai PO al momento, ma con record vincente (12-11) e stanotte han demolito i Suns, come tutti si aspettavano. Rispettare questi appuntamenti, che sono sempre tricky per una formazione-sorpresa, è sintomo di buona maturità globale. Il top-scorer (20) è stato Buddy Hield, ma ben 7 Kings sono andati in doppia cifra, e un ottavo (Mason the Third) si è fermato a 9: la difesa di PHO non è una cassaforte, ma anche questo è un ottimo segnale per la capitale della California. Infine, la ciliegina. Rappresentata dal doppio pugnale inferto da Luka Doncic (21-9-3) al corpo dei Portland TrailBlazers in rimonta: prima una tripla perentoria in step-back, poi un TD-Pass canestro-canestro per Smith Jr dopo rimbalzo da tiro libero,  per il +11 a chiuder la contesa. Luka da solo ha in stagione più triple in step-back di quante ne hanno in tutto l’organico 21 squadre nella NBA: Dirk Nowitzky passa il tempo da panchinaro in borghese alzando le braccia alle giocate del ragazzo…ma che ragazzo: del Mr. Basketball del prossimo decennio. I Blazers sono precipitati a ben 8 KO nelle ultime 11, i Mavs dopo lo scalpo di ClipperTown hanno preso quello dei Blazers, sono 5 W nelle ultime 6 e sono settimi della Western Conference.